Vedere i propri cari senza poterli abbracciare, la vita nelle Rsa tra tablet e smartphone. Così si sono riorganizzate le strutture
Sono ore decisive che stanno concretizzando l’ipotesi di una possibile riapertura delle visite ai parenti e visitatori presso le RSA. Determinante sarà l’incontro, convocato da Massimiliano Fedriga, tra le Regioni e le Province autonome. Tra i punti all’ordine del giorno ci saranno proprio aggiornamenti sull’accesso di parenti e visitatori a strutture di ospitalità e lungo degenza, residenze sanitarie assistite (RSA), hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani autosufficienti e non.
Misure che fanno intravedere una boccata di ossigeno per tutti coloro che sono stati costretti a stare lontano dai propri cari per tutelare la loro incolumità. Uno spaccato di questa pandemia che non solo ha modificato gli equilibri del valore di un sorriso o di un abbraccio, ma che ha profondamente trasformato il ruolo delle RSA. Ne abbiamo parlato, presso la casa di riposo San Giuseppe ad Isola Dovarese, con il senatore Walter Montini, Presidente dell’Associazione delle Fondazioni delle 30 residenze socio sanitarie in provincia di Cremona e di alcune strutture di volontariato.
“Abbiamo vissuto 14 mesi difficili, intensi. In provincia di Cremona, abbiamo chiuso subito. Ci siamo messi prontamente in sicurezza. È stato un anno nuovo – spiega Montini – le RSA erano case di riposo dove l’anziano andava a riposarsi, non erano sanitarie. Il covid ha cambiato le necessità e ha messo di fronte ad una problematica gravissima. In poche ore abbiamo dovuto trasformarci in strutture sanitarie vere e proprie, senza averne le attrezzature. Abbiamo dovuto reinventarci. Usare il tempo passato è d’obbligo. Non avevamo nemmeno le mascherine – sottolinea – le mascherine, prima della pandemia, erano solo ad uso chirurgico. Le case di riposo hanno fatto fronte alla pandemia in termini encomiabili. Sono poi intervenute le disposizioni nazionali e regionali. Abbiamo coordinato il lavoro organizzativo, sociale, assistenziale, sanitario rispettando tutte le norme che ogni giorno venivano emanate”.
Oltre alla preoccupazione per tutelare i propri ospiti ed il personale operativo all’interno delle RSA c’è un altro aspetto da non trascurare e che fa riflettere: lo spettro del blocco delle lista di attesa e dell’inserimento di nuovi ospiti imposto dalla Regioni. Un problema non solo economico ma anche sociale.
C’è chi ha dovuto confrontarsi con la difficile realtà di dover gestire un anziano non più autosufficiente o un disabile grave a casa.
“Solo negli ultimi periodi abbiamo potuto reintrodurre nuovi ospiti con garanzie sanitarie differenti da prima – chiarisce Montini – per ogni reparto dobbiamo lasciare liberi due posti per eventuali urgenze. Come dimostrano le statistiche, il 20% di posti nelle case di riposo resta vuoto. Dispiace dover affrontare il tema economico, purtroppo, però, il non poter occupare tutti i posti disponibili, come avveniva in passato, ha creato un notevole buco economico che, ad oggi, per alcune strutture costituisce una voragine finanziaria – specifica – fortunatamente qui ad Isola abbiamo avuto pochi decessi. Su 50 posti letto, oggi, ne abbiamo occupati 46, dopo l’ok della Regione siamo riusciti ad ospitare nuove persone che necessitavano di assistenza ma, non dobbiamo dimenticare che alcuni posti devono essere lasciati liberi come da disposizioni”.
Isola Dovarese, piccolo borgo antico cremonese, all’interno della struttura San Giuseppe vive una realtà che può beneficiare di grandi spazi verdi e di un chiostro interno, peculiarità alleate per consentire di assaporare, nel limite del possibile, qualche attimo di respiro agli ospiti della struttura. Ogni piccolo segnale che fa intravedere uno scorcio di quella che era la vita prima del covid rappresenta un appiglio a cui aggrapparsi. Se da un lato c’è la guerra da combattere contro il virus dall’altro c’è la battaglia da affrontare con il sentimento della solitudine, l’esigenza di fronteggiare l’impossibilità dei familiari di poter far visita ai propri cari e l’impossibilità di comunicare con loro.
“Oggi 4 maggio sono ancora vietate le viste, comprendo molto bene la situazione difficile, ma per garantire sicurezza sanitaria e limitare il pericolo di infezione dobbiamo avere ancora pazienza. Qualche apertura, secondo me, ci sarà – sottolinea – ne parleremo nella conferenza di domani. Ma deve essere chiaro che una struttura non prova alcun piacere nel chiudere i rapporti tra familiari ed i propri cari. Ci troviamo davanti ad esigenze di sicurezza sanitarie superiori. Ho fatto una battaglia per i tamponi. Oggi vengono eseguiti sistematicamente sia al personale che agli ospiti. Oggi è possibile incontrare i propri familiare attraverso i vetri, per chi ha la fortuna di avere un giardino, è possibile organizzare incontri all’esterno, con mascherine e distanze di sicurezza, non c’è l’abbraccio, non c’è la fisicità ma è possibile incontrarsi. Il bel tempo aiuta e favorisce, almeno, lo scambio di sguardi, la presenza – continua – nella stagione invernale ci siamo organizzati all’interno di un’ampia sala che garantisce le distanze di sicurezza. Questo, purtroppo, non è attuabile a tutti quegli edifici che non hanno a disposizione queste tipologie di spazi. Voglio evidenziare, però, che nelle situazioni di criticità, è sempre stata data la possibilità di stare vicino al proprio caro. Abbiamo organizzato una procedura: il direttore sanitario di ogni struttura ha il compito di autorizzare i familiari per questo tipo di assistenza, chi è morto solo, purtroppo, è stato a causa della distanza, in termini di kilometraggio, dei propri cari”.
Walter Montini può essere definito il precursore nazionale dell’utilizzo da parte degli ospiti di tablet e smartphone all’interno delle RSA per permettere video chiamate. Grazie all’aiuto di associazioni di volontariato è riuscito ad organizzare un nuovo modo per fare incontrare le famiglie, un modo per accorciare le distanze. “Sono sempre stato contrario alla stanza degli abbracci – precisa – richiede un’organizzazione grandissima, una procedura complicata che costringe a distogliere personale dalla struttura, esige la necessità di fare moltissimi tamponi, attendere la tempistica degli esiti, tutto è molto complicato anche economicamente. Abbiamo fatto passi avanti ma dobbiamo attendere le risposte della Regione. Facciamo tutti i salti mortali che possiamo fare ma dobbiamo avere, ancora, pazienza. Oggi la situazione è più sotto controllo. La regione Liguria, l’Emilia Romagna hanno già fatto alcune aperture, noi dobbiamo attendere indicazioni, aspettiamo la conferenza di domani”.
La pandemia ha sottolineato il valore degli abbracci, la forza dell’intensità degli sguardi, il desiderio di ascoltare il suono della voce dal vivo dei nostri cari, il desiderio, forse, di non dare tutto scontato, nemmeno le presenze.
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