Violini bianchi a CremonaMusica, il traffico di semilavorati prosegue indisturbato senza che nessuno intervenga. E' polemica tra i liutai. Zambelli "Anche le migliori tradizioni appassiscono"
Che non tutto filasse liscio era chiaro. Non sono passate inosservate le rastrelliere con appesi violini in bianco all’ultimo salone commerciale di CremonaMusica. Semilavorati provenienti dalle solite fabbriche di strumenti musicali: Kazanlak, in Bulgaria e Reghin in Romania. Un traffico nato tanti anni fa in seguito al gemellaggio con la città bulgara, e proseguito incontrastato, se non proprio alla luce del sole, fino ad oggi. Certo, in una manifestazione commerciale, dove a prevalere è l’aspetto merceologico, e non esclusivamente quello dell’artigianato artistico, c’è spazio per tutto. La domanda, però, è un’altra. E’ mai possibile che in una città che si fregia del prestigioso riconoscimento Unesco del suo saper fare liutaio, venga tollerata ed accettata una produzione parallela che di artistico non ha nulla, che goda della stessa visibilità e delle stesse condizioni dell’arte più nobile, solo perché rappresenta una voce commerciale degna anch’essa della stessa, prestigiosa vetrina? E’ un equivoco in cui da anni si dibatte la liuteria classica cremonese, senza venirne a capo. Ad esempio, sul profilo Facebook di un imprenditore romeno, nato a Reghin, in Romania, nota anche come la “città dei violini”, vengono pubblicizzati interi stock di violini e violoncelli in bianco a prezzi che vanno dai 1000 ai 5000 euro. La proposta è riservata a liutai, negozi di articoli musicali e rivenditori. In dieci anni, da quando è iniziata l’attività, sono stati consegnati legni di risonanza, componenti e strumenti musicali in oltre 50 paesi. Sono legni di acero e abete che provengono dalle foreste dei Carpazi di cui, secondo la leggenda riportata sul suo profilo dal nostro imprenditore, si sarebbe servito lo stesso Stradivari. L’azienda in questione ha partecipato alle recenti edizioni di CremonaMusica. Tutto alla luce del sole, con relativo tariffario, e la raccomandazione ad inoltrare l’ordinativo in fretta, per avere la priorità. Un’attività perfettamente legale e rigorosamente dichiarata, ma che presenta l’incognita dell’utilizzo finale. Un tema scottante, una polemica che viaggia su Facebokk, soprattutto nell’anno del cinquantesimo anniversario della scomparsa di Simone Fernando Sacconi, come ricorda uno dei grandi liutai cremonesi, Wanna Zambelli, facendo seguito all’ennesima denuncia del presidente dell’Anlai Gualtiero Nicolini: “Grande manifestazione di risonanza mondiale, non c’è dubbio. Tuttavia l’immagine catturata al Salone e postata su Facebook dal professor Gualtiero Nicolini non corrisponde certo al sogno di Simone Fernando Sacconi e a ciò che lui immaginava per il futuro della liuteria a Cremona. Nella città di Stradivari oggi lavorano ottimi liutai costruttori e non semplici assemblatori di pezzi prefabbricati. Non posso che esprimere il mio dispiacere nel vedere il nome di Cremona associato a una produzione seriale (quale quella che la foto suggerisce) che di sicuro non esalta la professionalità e la creatività del liutaio”.
“La presenza di violini in bianco in Fiera (dove ci si scandalizza e si contrasta giustamente chi, pur avendo laboratorio a Cremona poiché vi risiede per poco tempo ogni anno, non si dovrebbe permette di firmare i suoi strumenti con inserito il nome della città,) sembra non destare alcun problema nemmeno alle istituzioni. Due pesi e due misure! - afferma Gualtiero Nicolini - Ma è giusto visto che ogni bottega o quasi pare sia visitata ogni mese da commercianti provenienti dall'estero che propongono legname a buon mercato e nel caso anche semilavorati (e c'è chi sostiene che settimanalmente ci si potrebbe servire in tal senso al supermercato viaggiante fermo nei pressi della autostrada a Brescia) Sarà vero oppure no? Chi ha impostato la sua azione nella valorizzazione della produzione locale e nel nome di Cremona liutaria a mio modesto avviso però non dovrebbe far finta di nulla o voltare gli occhi dall'altra parte o inserite tutta la testa nella sabbia e lo stesso dovrebbe pretendere l'Unesco per non vanificare i suoi inutili proclami”.
Il problema, però, è alla fonte. Chi è ancora in grado di garantire la qualità degli strumenti fabbricati a Cremona, ed evitare che una produzione totalmente seriale si infiltri e prolifichi all’ombra della tradizione classica cremonese del rigorosamente “fatto a mano”, sfruttandone l’immagine? Il Distretto della Liuteria? Il Consorzio liutai e archettai Antonio Stradivari? Il Museo del Violino, le associazioni di categoria, il Comune di Cremona? “A questo punto dico ma perché stiamo ancora a fare i violini a mano? - si sfoga il maestro Primo Pistoni rispondendo a Gualtiero Nicolini- Per passione? Perché crediamo che questo è l'artigianato e non un'altra cosa o altre cose...Non ricordo alzate di scudi, anzi...e poi, a Cremona non siamo neanche in grado di pulire una targa illeggibile sul muro della galleria xxv aprile, che ricorda che lì un tempo c'è stata l'altra casa di Stradivari, quella dove per altro avrebbe costruito il maggior numero di strumenti...chi aspettiamo qualche altro investitore sensibile magari dall'estero, per pulirla ? Non condivido le tue affermazioni in merito al lavoro che è stato fatto per il riconoscimento Unesco, è una cosa importante e che a molti da fastidio. È solo l'inizio di un percorso”.
Chiosa Wanna Zambelli: “Stento a comprendere come possa essere uno "strumento fatto a macchina ma con tutti i sentimenti". Comunque ognuno è libero di acquistare il violino che più gli piace o gli serve al suo livello, ci mancherebbe. Altrimenti non avrebbero mercato i tantissimi violini di fabbrica in circolazione.
Cremona, che ha una tradizione gloriosa da difendere (senza nulla togliere al prestigio di altre Scuole), a mio avviso non ha bisogno di ricorrere ai prefabbricati per costruire violini. Oggi ha ottimi artigiani che costruiscono strumenti di alta gamma, ma anche di fascia intermedia e di prezzo più basso. Se il loro lavoro non servisse, i musicisti (interpreti affermati o studenti agli esordi che non si possono permettere uno Stradivari) potrebbero acquistare direttamente violini di fabbrica, costruiti in serie con l'ausilio di pantografi e frese elettroniche.
Fare un violino non è come assemblare un'auto sulla catena di montaggio. Passerò per un dinosauro della liuteria, ma io ancora oggi (dopo 44 anni di lavoro e di insegnamento alla Scuola Internazionale di Liuteria di Cremona e tanti strumenti costruiti in passato per concertisti, fra i quali il violoncellista Rocco Filippini) credo nel valore centrale del lavoro artigiano nel contesto della nostra moderna società industriale, credo nel valore della creatività, credo nel valore della pazienza e della cura nel lavoro, credo nella passione e nel desiderio di far bene le cose”.
Altri liutai sono ancora più trancianti nei commenti: “Forse il problema non è tanto il fatto che Cremona si vendano strumenti "contraffatti" ma che nessuno se ne accorga... !!” dice Felix Habel, liutaio di Pescara. Gli fa eco Armelle Richaud: “Strumenti contraffatti venduti come se fossero fatti secondo le regole dell'arte...questo rovina Cremona. La mancanza di onestà! Essere sempre più golosi, troppo”. “Perché li ammettono a buste mostre?” si chiede Arturo Virgoletti.
Ha probabilmente ragione ancora Wanna Zambelli, quando conclude: “Le torri d’avorio danno prestigio, ma se non le annaffi, anche le migliori tradizioni appassiscono”.
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commenti
Gualtiero Nicolini
4 ottobre 2023 17:00
Grazie Fabrizio ancora una volta unica voce libera ma purtroppo se il Distretto della Liuteria creato apposta e il presidente del Museo del violino come al solito da anni NON FANNO NULLA in merito al controllo della produzione e si limitano a proclami inutili ed anche l'Unesco su cui avevo molto sperato per la tutela della qualità del prodotto nel nome di Cremona e della liuteria classica all'ennesima denuncia anlai risponde senza alcun senso " Abbiamo avvertito il ministero della cultura" ( non sono loro che dovrebbero tutelare il patrimonio immateriale ? e infine se può anche accadere che nessuno abbia niente da dire se le istituzioni inaugurano ufficialmente casa farlocche con tanto di nastri e grandi risate AL MASSIMO VEDRAI CHE COME SEMPRE ACCADRA' QUALCHE GRIDA CON VESTI STRACCIATE PER FAR TORNARE DOPO POCO TUTTO NELLA NORMALITA' COME ORMAI ACCADUTO PIU' VOLTE IN PASSATO.
Avevo come ho detto tanto sperato nell'Unesco vista la incapacità locale ma come vedi......anche in questo caso sembra davvero che abbia sbagliato
Primo Luigi Pistoni
5 ottobre 2023 10:04
Gualtiero carissimo, vai a parlare con Cremona Fiere, se ci tieni così tanto...e non continuare ad attaccare chi di quello che accade a Ca' de Somenzi sono anche vittime...
Gualtiero Nicolini
5 ottobre 2023 19:14
Scusa e chi sarebbero le vittime ? Io mi sono limitato a fotografare ciò che in un salone vanto di Cremona liutaria sarebbe opportuno evitare di mettere in bella mostra e non mi fermerò mai continuando ad attaccare chi non fa il suo dovere da sempre : distretto, sindaco, UNESCO, consentendo la diffusione dei violini in bianco e evitando i controlli di qualità.
Mi sembrava che una volta eri anche tu su questa linea.
Primo Luigi Pistoni
6 ottobre 2023 06:33
Si, è lo sono ancora...
Vai a leggerti le norme in materia di artigianato e made in italy...poi, se vuoi, ne potremo riparlare. Cordialmente, Primo.
Pierluigi Dino Giovanardi
4 ottobre 2023 17:13
E che dire di quei liutai che acquistano questi violini, li rifiniscono, di verniciano, e li rivendono a €8000 dopo aver incollato un'etichetta con il loro nome e la scritta "fatto in Cremona "
Roberto Vallesi
5 ottobre 2023 04:16
Ho letto questa polemica giustissima perché " confonde " il mercato! Purtroppo è sempre stato così e anche in passato i primi clienti di queste fabbriche erano anche proprio moli liutai cremonesi. Sarebbe bello che saltasse fuori una lista dei clienti da parte di questi produttori ....ne vedremmo di nomi " insospettabili " presenti !!
Paolo
5 ottobre 2023 13:39
Storia vacchia! A Cremona non si è mai riusciti a creare un marchio di qualità e il morivo è semplice; per far ciò gli artigiani avrebbero dovuto depositare la documentazione riguardante ogni strumento proposto ad un ente esaminatori che avrebbe anche avuto l'obbligo di fare controlli periodici nelle botteghe.
Non troverete mai nessun liutaio disposto a far entrare chi che sia in bottega. Vizi privati e pubbliche virtù!!