Dal farmacista-ricercatore di Castelvetro un libro sui tarocchi etruschi
Prendete un farmacista di Castelvetro Piacentino, che ha studiato a Parma con nomi del calibro di Adolfo Ferrari, le cui scoperte permisero di ideare il “Moplen” e di Vittorio Esparmer, che già nel 1938 aveva isolato dai tessuti di una rana, quella che sarebbe stata poi identificata come serotonina. Questo farmacista, che non è solo uno dei maggiori esperti italiani di champagne e vini spumanti, addirittura si è scoperto etrusco, nel cognome dei nonni materni e nel soprannome che un amico di gioventù gli aveva appiccicato: “Ciante”, nome gentilizio etrusco, che si pronuncia “chiante” e avrebbe dato origine, dalle proprietà terriere di questo nobiluomo, vissuto qualche secolo prima di Cristo, al nome Chianti, che identifica un territorio e il suo (manco a dirlo) “vino eccellentissimo”. Dunque Carlo Bossi, questo il nome del farmacista della Bassa, ha studiato, per una passione ereditaria, i tarocchi, cercandone le origini, che dapprima ha trovato nel corteggio di strani personaggi legati al dio greco Dioniso (il nostrano Bacco), quindi ha indagato dalle figure incise sui cosiddetti “specchi etruschi”, spesso legati ad una divinità dell’antico popolo del centro Italia: Fufluns, corrispondente proprio a Dioniso, ma detto anche “Salvatore delle anime” e “Signore del mondo sotterraneo”: un dio legato ai culti misterici deli etruschi e alla loro religiosità, gettando una nuova luce sulle divinità e sugli eroi che per un millennio hanno accompagnato la storia di queste straordinarie genti. Da questi studi, Carlo Bossi ha ricavato il volume “I tarocchi etruschi di Fufluns” (Ed. Fantigrafica, 188 pagine, 23 €), che per la prima volta racconta il legame fra i tarocchi, Dioniso e Fufluns. «I tarocchi – scrive Bossi – hanno radici nel culto e nel mito di Dioniso e di Fufluns, perché contengono simboli, personaggi e divinità legati al loro straordinario, fantastico mondo».
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