30 maggio 2022

Acqua pubblica, ecco perché non si può ancora abbassare la guardia

Oggi lunedì 30 maggio il Senato vota il disegno di legge sulla Concorrenza e il Mercato. Lo fa anche in seguito alle pressioni del governo Draghi e dell’Unione Europea, che spingono perché il provvedimento venga approvato in tempi velocissimi, così da permettere la successiva approvazione dei decreti attuativi entro l’anno in corso, passaggio necessario per l’accesso ai fondi del Next Generation Eu. 

Le nuove norme in approvazione contenevano, a chiare lettere, l'ennesimo tentativo di ostacolare le amministrazioni locali che scelgono per i servizi locali una strada diversa da quella del mercato. La doverosa lotta contro il ddl Concorrenza ha coinvolto in questi mesi centinaia di realtà associative e di movimento, sindacali e politiche. Ha prodotto mobilitazioni sociali nei territori ed è riuscita a far schierare quattro Consigli Regionali, i Consigli Comunali delle più grandi città e di diverse decine di Comuni medi e piccoli. Ancora una volta una mobilitazione diffusa e incisiva è riuscita ad ottenere un importantissimo risultato: il governo Draghi è stato costretto a fare marcia indietro e a depennare dal testo definitivo del decreto i passaggi inseriti per favorire la privatizzazione dei servizi pubblici locali. Un risultato che non modifica la nostra critica alla filosofia mercatista e liberista a cui s'ispira il ddl Concorrenza, che, in linea con le scelte di fondo di questo governo, negli altri settori rilancia con forza liberalizzazioni e privatizzazioni.

Certo il governo Draghi è l'ultimo della fila: nonostante il risultato netto e inequivocabile dei referendum del 2011 in Italia le multiutility sono state sempre lasciate libere di fare e disfare, di acquisire, comprare, fondere, senza alcun limite, consce di agire in una condizione di sostanziale impunità. Nessun governo in ben undici anni ha tentato neppure di limitare il Far West di queste operazioni finanziarie; anzi, la triste realtà è che questi colossi si fanno regolarmente beffe persino delle norme sulla concorrenza. Raccontano agli utenti la favoletta della concorrenza che migliora automaticamente il servizio ma - una beffa paradossale - in ogni acquisizione di nuove società e nuovi mercati cercano proprio di evitare di competere, di saltare le gare, di svolgere trattative segrete per mesi. Quello che abbiamo vissuto a Cremona è successo e sta succedendo in tante altre province italiane. Le sentenze, i pareri, i richiami e persino le multe a nulla valgono, sia perché siamo di fronte a soggetti che possono tranquillamente scaricare ogni multa sulle bollette degli utenti, sia perché i cittadini vengono messi di fronte a un fatto compiuto (l'acquisizione di una azienda locale) rispetto al quale è facile poi poter dire "eh, lo so, ma ormai come si fa a tornare indietro?". Mentre, ricordiamoci, tornare indietro sarebbe un obbligo (politico, morale, se non legale). 

I comitati acqua di tutta Italia (e i tanti altri analoghi comitati in tutto il mondo) non cesseranno di vigilare e attivarsi ogni qualvolta i diritti dei cittadini verranno messi a rischio. Ma il punto vergognoso è che, dopo undici anni, si sia costretti a lottare quotidianamente contro i tentativi di ribaltare lo storico risultato del 2011. I tanti "migliori" che si succedono sulle poltrone di comando italiane dovrebbero preoccuparsi di aprire finalmente un dialogo con i portavoce dei cittadini per realizzare concretamente quello che gli italiani hanno deciso nel 2011 e invece fanno esattamente e regolarmente l'opposto.

Queste pesanti contraddizioni vanno tenute ben presenti ogni qualvolta ci si approssima (come in queste settimane) a un voto e in generale ogni qualvolta ognuno di noi dà un giudizio su una forza politica.

Oggi, mentre il Senato vota il ddl Concorrenza, il popolo dell'acqua scende ancora una volta nelle piazze della capitale per dire che è radicalmente altra la strada da seguire, e passa per la tutela e la riappropriazione sociale dell’acqua, dei beni comuni e dei servizi pubblici come fondamenta del progetto di un’altra società. Domani i punti nodali della discussione del 2011, le responsabilità pesanti del liberismo nel peggiorare la vita di chi non è ricco e potente, vanno riprese e rimesse al centro del discorso pubblico per elaborare, tutti insieme, una valida alternativa.

Per il Comitato Acqua Pubblica del Territorio Cremonese

Giampiero Carotti


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