27 maggio 2025

Manuel Draghetti: serve un voto (o un non voto) consapevole

Mi è capitato recentemente di vedere una curiosa locandina circolare sui social per un'iniziativa a Crema a favore dei referendum del prossimo 8 e 9 giugno. In questa locandina appaiono, accostati, i simboli di PD, AVS, M5S e Rifondazione Comunista per il SÌ ai cinque quesiti referendari.

Da ex referente del Movimento Cinque Stelle Cremasco fino a fine 2024, tengo a precisare che nessuno dei pochi simpatizzanti di quel che è rimasto del M5S Cremasco ha mai condiviso questa scelta, avallata da persone non Cremasche, forse per far trasparire l'errata idea che a Crema esista un gruppo del Movimento 5 Stelle che dia il proprio consenso ad iniziative territoriali. Tuttavia, nella nostra città, dopo l'annientamento dei pilastri che distinguevano il Movimento Cinque Stelle dal resto delle forze politiche, non è rimasto NULLA e quel simbolo sulla locandina non è altro che un po' di inchiostro stampato sulla carta o, se si preferisce, qualche pixel colorato su un file digitale.

Colgo l'occasione per esprimere un mio personale parere sui referendum del prossimo 8-9 giugno. Premetto che in un referendum abrogativo, stante la presenza di un quorum (che personalmente abolirei), anche il non voto consapevole è un voto. La sedicente sinistra che si straccia le vesti per gli appelli a non votare da parte di qualche politico fa abbastanza specie, viste le numerose occasioni del passato in cui politici di qualsiasi schieramento invitavano a non votare referendum abrogativi, che tutti sanno essere ben diversi da elezioni comunali, regionali, nazionali o europee, nelle quali la richiesta di partecipazione al voto dovrebbe essere invece imperativo morale di tutte le forze politiche. Ciò che è importante nei referendum è fare una scelta consapevole e ponderata, senza abbandonarsi al non voto a prescindere e fine a se stesso. 

Io voterò i 4 quesiti su 5 inerenti alle tematiche del lavoro e voterò SI per ampliare diritti importanti per i lavoratori italiani. Tuttavia, crea in me una certa confusione la posizione di diversi parlamentari ed ex parlamentari del PD, anche del nostro territorio, che hanno votato in scienza e coscienza il Jobs Act nelle aule parlamentari e che ora fanno campagna elettorale per i SI ai referendum, per distruggere importanti parti del provvedimento da loro stessi votato, solo per una logica di partito. Un atteggiamento tipico, questo, di un partito assetato di potere, ipocrita e la cui rotta cambia a seconda delle convenienze del momento.

Non voterò invece il quesito sulla cittadinanza: che riforma è quella che semplicemente dimezza i tempi per richiedere la cittadinanza? Se si volesse fare un ragionamento più complessivo sulla cittadinanza per cambiarne i requisiti e adattarli ai tempi attuali sarei assolutamente favorevole, ma semplicemente dimezzare i tempi di attesa è uno specchietto per le allodole per rendere la cittadinanza italiana un concetto ancora meno solido di quanto lo sia già. Non credo che la politica debba assecondare un'epoca in cui bisogna ottenere per forza tutto e subito. Così facendo la società sta perdendo sempre più ogni tipo di riferimento e tutto appare sempre più liquido. La cittadinanza è una cosa seria e importante, da non sottovalutare, e poterne fare richiesta dopo 10 anni di residenza in Italia mi sembra, temporalmente, ponderato e logico.

Rivolgo quindi a tutti i cittadini un appello ad informarsi per un voto o un non-voto consapevole. La nostra democrazia malata ha bisogno di tanta consapevolezza per poter sopravvivere e rilanciarsi!

ex Consigliere comunale di Crema

Manuel Draghetti


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