Agostino Viviani, il nonno di Elly Schlein
Il 28 febbraio scorso è uscito su «Cremona Sera» un articolo di Antonio Grassi su Agostino Viviani, nonno di Elly Schlein, la deputata salita alla ribalta della cronaca per l’elezione a segretaria del Pd. Egli ha ricordato l’avvocato senese, candidato nel maggio 1987 per i radicali al Senato nella circoscrizione di Crema e il suo sodalizio politico con la città. Un legame che comincia nel 1979 con la difesa di alcuni giornalisti per un’inchiesta su una presunta evasione fiscale e prosegue con la candidatura a Crema, dopo il rifiuto di Craxi a presentarlo nelle liste del Psi.
L’attività politica di Viviani ha inizio non nel Partito d’Azione, come si legge nel sito del Senato, ma nel Partito democratico del lavoro, che nel settembre 1945 lo designa suo membro nella Consulta Nazionale. Dopo la difesa dei partigiani della banda Sante Danesin (1950) e dei sovversivi dell’Amiata (1952), egli si trasferisce a Milano, dove svolge l’attività forense fino alla morte avvenuta il 20 febbraio 2009.
Come avvocato Viviani si impegna in numerosi processi politici come quelli per i fatti di Reggio Emilia durante il governo Tambroni e per gli scontri di via Larga, che portano il 19 novembre 1969 alla morte di un agente di polizia. Altri processi famosi ai quali partecipa come difensore sono quelli connessi alla vicenda Rosso-Tobagi, ai militanti di Autonomia Operaia e al Moro quater.
Grazie ad una peculiare serietà professionale e alla mole imponente di articoli che scrive per diversi quotidiani e periodici giuridici, Viviani è eletto senatore per due legislature (1972-1979) nel collegio di Abbiategrasso, legando il suo nome ai disegni di legge che portano a riforma come l’interruzione volontaria della gravidanza, la disciplina delle locazioni degli immobili urbani, il diritto di famiglia, l’ordinamento penitenziario e la disciplina delle sostanze stupefacenti.
Viviani propone anche come unico firmatario un disegno di legge sulla responsabilità civile dei magistrati. Per questo motivo – ricorda la nipote Elly nel libro La nostra parte. Per la giustizia sociale e ambientale, insieme (2022) – entra «in pessimi rapporti con Bettino Craxi», che decide di non ricandidarlo nelle elezioni del 1979. Eppure il suo nome, presente nella lista dei candidati della Federazione milanese, suscita la reazione dei socialisti di Abbiategrasso, che protestano contro la decisione della direzione socialista e invadono la Federazione di Milano. Il leader radicale, Marco Pannella, gli propone la candidatura nelle liste radicali, ma Viviani rifiuta per rispetto dei compagni socialisti del suo ex collegio.
Solo nel 1987 Viviani accetta la candidatura nella circoscrizione di Crema, ma non è eletto, concludendo la sua carriera nel Consiglio superiore della magistratura, del quale fa parte fino al 1998 come membro laico, arringando in modo appassionato tutta la vita per una «giustizia giusta». Nel suo archivio restano le sue collaborazioni a molti giornali nazionali, tra i quali «La Provincia di Cremona» con il il famoso articolo «Quando scatta per il pubblico ministero l’azione penale», edito nello stesso anno della sua candidatura
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