13 agosto 2021

RSA: ospiti o "sequestrati"?

Il problema dell’isolamento degli ospiti delle RSA (residenze sanitarie per anziani)  dalla propria rete parentale si trascina ormai da inizio  pandemia, quando i focolai di Covid 19 si propagavano con particolare velocità di struttura in struttura e le azioni preventive non potevano essere altro che l’isolamento dei soggetti più fragili. 

Le cose sono poi cambiate in meglio, per l’effetto combinato della decelerazione della pandemia e della scoperta dei vaccini, somministrati prima di tutto proprio agli ospiti delle RSA, considerati i soggetti più a rischio, se non altro per questioni anagrafiche. 

Nonostante gli oggettivi miglioramenti conseguiti in termini di prevenzione, la situazione di isolamento personale degli ospiti delle RSA non è molto cambiata rispetto a quella iniziale. Nella maggior parte delle RSA, compresa la fondazione “Casa di riposo Ospedale dei Poveri” di Pandino (CR), permane  un rigido controllo sulle “visite parenti”, certamente finalizzato alla protezione degli ospiti , altrettanto certamente limitativo delle loro libertà individuali e di quelle dei loro parenti.

Un “rigido controllo” effettuato peraltro in deroga alle disposizioni normative più recenti, che dettano indirizzi ben precisi in termini di graduale ma effettivo ritorno alla “normalità”, ovvero al ripristino della libertà di visita giornaliera consentita ai parenti, purché  in possesso del cosiddetto “green pass” o di tampone negativo effettuato il giorno prima  della visita.

Proprio al  ripristino della normalità perduta si ispirano sia l’ordinanza del ministro della salute, Roberto Speranza, emanata l’8 maggio scorso, sia la circolare interpretativa predisposta dall’ufficio legislativo dello stesso ministero e trasmessa alle strutture socio sanitarie nei primi giorni di agosto.

Nella suddetta circolare ministeriale si ribadisce che “ai sensi dell’art. 1 bis del D.L. 1 aprile 2021 , n.44, l’accesso è stato ripristinato su tutto il territorio nazionale per i familiari ed i visitatori muniti delle certificazioni verdi…”  . Relativamente alle modalità organizzative, l’ufficio legale del ministero richiama l’attenzione “sull’ opportunità di assicurare ad un familiare dell’ospite  della struttura, purché munito di certificazione verde Covid 19,  l’accesso alle residenze sanitarie per gli anziani tutti i giorni della settimana, anche festivi, garantendo al contempo che la visita si svolga in un tempo congruo al bisogno di assistenza , di durata possibilmente fino a 45 minuti”.

Insomma , le disposizioni del legislatore, manifestate attraverso decreti legge, ordinanze e circolari, sembrano piuttosto chiare e tendenti a ripristinare quel diritto alla normalità di rapporti interpersonali tra ospiti delle RSA ed i propri familiari, che sono essenziali al benessere psico-fisico dei primi  ed alla manifestazione d’affetto dei secondi.

Come è a tutti noto, le aspettative di vita degli ospiti delle RSA, sono nella maggior parte dei casi limitate dalla situazione anagrafica e dal conseguente precario stato di salute. La sindrome di abbandono da parte degli affetti più cari può essere interpretata dagli ospiti in modo molto negativo e causare scompensi più gravi del Covid 19, che pure hanno sperimentato in molti sulla loro pelle, alcuni (non pochi) con esito infausto. Da parte loro , i familiari ostacolati nella visita ai propri cari vivono l’esperienza come una frustrazione, una “colpa” per mancata assistenza che potrebbe generare rimorsi di coscienza protratti molto a lungo nel tempo.

A fronte di tutto ciò stupisce la resistenza (?) delle RSA (non tutte, quella di Pandino sicuramente sì) alla adozione  di iniziative coerenti non solo con i desiderata degli ospiti, che non aspettano altro che di incontrare tutti i giorni i propri cari, ma anche con le disposizioni normative orientate al ripristino della normalità perduta a causa del Covid. 

La precauzione è comprensibile; l’eccesso di precauzione  sconfina nella violazione dei diritti fondamentali dei cittadini.

Consentire, come si fa ora,  una visita parentale una sola volta a settimana, previo appuntamento, per la durata di 30 minuti, è certamente un passo avanti rispetto alla pregressa situazione di isolamento totale imposto dall’emergenza, ma, allo stato dei fatti,  non è una risposta funzionale ai diritti degli ospiti delle RSA ed alle esigenze dei loro familiari. E non è neanche una misura operativa consentita o consigliata dalla legge.  Nessuno ovviamente auspica che l’emergenza sanitaria in corso da un anno e mezzo si traduca in una stagione di ricorsi giudiziari di durata imprevedibile, ma la possibilità che ciò accade è piuttosto concreta. A meno che “la politica”, compresa quella  territoriale,  non decida di fare fino in fondo la propria parte!

La circolare ministeriale demanda agli assessorati regionali il compito di vigilare sulla corretta applicazione delle direttive nazionali. Speriamo che gli assessori regionali lo facciano in fretta, perché   il tempo a disposizione degli ospiti delle RSA è, purtroppo, nella maggior parte dei casi,  assai limitato.

Giovanni Calderara


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