Caso Signoroni, 6 mesi per la notifica di un atto? Le carte processuali della condanna. 5 Stelle: “Attendiamo una sua decisione”
La vicenda della condanna per falso in atto pubblico del presidente della Provincia, Paolo Mirko Signoroni, sta scuotendo la politica locale. La notizia, data in anteprima da Cremona Sera l’11 giugno (qui l'articolo), è stata oggi ripresa da altri media locali, in particolare a fronte delle dichiarazioni diffuse ieri dallo stesso Signoroni. Dichiarazioni in cui il Presidente ribadisce la sua buona fede e fa sapere che approfondirà il caso con il suo avvocato. A stupire è il fatto che Signoroni dichiari di aver ricevuto la notifica del decreto di condanna alla multa di 1.500 euro solo “nei giorni scorsi”.
Va anche detto che da subito, ossia dall’11 giugno, quando è stato contattato da Cremona Sera, il Presidente ha affermato di non essere al corrente della condanna. “E' assurdo – questa la sua sconcertata reazione al telefono –. Su questa cosa non ho mai ricevuto nulla. Sento subito il legale”.
Ieri, dopo che sul caso sono intervenute varie forze politiche (Fratelli d’Italia, Forza Italia e la Lega) di fatto chiedendo le dimissioni di Signoroni, il presidente ha deciso di rompere il silenzio rilasciando una dichiarazione ufficiale diramata dall’ente provinciale. “Nei giorni scorsi – si legge nella nota – ho ricevuto la notifica di un decreto penale del Tribunale di Cremona, che mi irroga una sanzione pecuniaria di euro 1.500 per aver dichiarato erroneamente l'inesistenza di una causa di ineleggibilità, decreto che risale al mese dicembre del 2020, protocollato il 9 dicembre dello stesso anno, del quale atto non ero a conoscenza; peraltro prima della stessa notifica mi era stata data informazione da alcuni giornalisti”.
Ecco allora, per fare ulteriore chiarezza su una vicenda delicata (sotto il profilo umano anche le forze politiche di opposizione hanno espresso solidarietà a Signoroni) le carte relative alla vicenda giudiziaria che pubblichiamo nelle foto a corredo di questo articolo.
LA VICENDA – Ripercorriamo le tappe della vicenda giudiziaria innescata dal “pasticcio” politico che ha portato all’elezione di Signoroni e, parallelamente, al risvolto giudiziario emerso in questi giorni. Tutto nasce dall'elezione di Signoroni alla guida dell’Amministrazione provinciale, nel 2019. A chiedere la condanna per il reato di cui all’art. 483 del Codice Penale (“falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico”), è stato il Pubblico Ministero Milda Milli, Sostituto Procuratore della Repubblica di Cremona, con richiesta protocollata il 7 settembre 2020 indirizzata al Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Cremona.
Dalla richiesta del pm si apprende che Signoroni risultava “iscritto nel registro delle notizie di reato in data 30.07.2020”. Signoroni, si evince dalle carte processuali, era allora imputato del reato di falsità ideologica “per avere attestato, nella dichiarazione autenticata di accettazione della candidatura a Presidente della Provincia di Cremona, fatti non conformi al vero e, segnatamente, dichiarava di non trovarsi in alcuna situazione di ineleggibilità ai sensi dell’art. 60 del Dlgs. 267/2000 (il Testo Unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali; ndr), pur ricoprendo in quel periodo la carica di membro del CDA e Vice Presidente A.T.O. di Cremona, con poteri di rappresentanza”.
Alla richiesta del pubblico ministero ha fatto seguito il decreto penale di condanna a firma del giudice Pierpaolo Beluzzi, depositato in cancelleria del Tribunale il 9 dicembre 2020. “Esaminata la richiesta del Pubblico Ministero – si legge nel decreto firmato da Beluzzi – con la quale si chiede l’emissione di decreto penale di condanna nei confronti dell’imputato sopra generalizzato per il relativo reato”, il Gip “condanna l’imputato alla pena richiesta – euro 1.500,00 di multa”.
Resta ora da appurare se Signoroni possa ancora fare opposizione al decreto di condanna, dal momento che per farlo sono concessi 15 giorni dalla notificazione dell’atto. Se, come afferma il Presidente, l’atto è stato notificato solo nei giorni scorsi (nonostante il deposito in Tribunale risalente a sei mesi fa), Signoroni potrebbe effettivamente fare opposizione.
MOVIMENTO 5 STELLE – Di oggi, infine, la presa di posizione del Movimento 5 Stelle Cremasco.
“Quella legata al Presidente della Provincia Mirko Signoroni – si legge in una nota stampa – è una polemica che non ci appassiona perché investe un ente che ormai è stato svuotato e delegittimato dal significato vero della Politica con la P maiuscola. Rimaniamo comunque in attesa di sapere quale decisione prenderà il Presidente Signoroni e di leggere anche noi il testo integrale della sentenza. Rimarchiamo però come legalità ed etica siano valori per noi inossidabili. Siamo in un momento di grande difficoltà per imprese, giovani, anziani e persone con disabilità. Ci sono problemi immensi da affrontare e onestamente concentrarsi quotidianamente su queste baruffe lo lasciamo fare a quei politici che non hanno altro da fare o pensare”.
“La Provincia – proseguono i 5 Stelle – è diventata di fatto strumento tecnico che fa da paravento alle decisioni scomode e alle responsabilità che non vuole prendersi la Politica. Un "capolavoro" firmato PD, con la legge Delrio, e che il Centrodestra non ha mai disdegnato in una logica di ripartizione e di governo del territorio appiattito al volere di certe lobbies e non del bene collettivo”.
Conclude il Movimento: “Quella legata a Signoroni è una polemica e una questione che interessa solo ai politici di professione, che spesso si muovono come se fossero un partito unico, trovando poi voce e voglia di evidenziare le differenze, inesistenti nella sostanza, solo nelle schermaglie sulla stampa, di nessun interesse per i cittadini. Cittadini che, ricordiamo, sono stati ormai esautorati da anni da ogni strumento di controllo delle scelte politiche provinciali e che quotidianamente si trovano da soli nell'affrontare nelle conferenze di servizio autorizzative le assurdità di una pianificazione territoriale schizofrenica o inesistente”.
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