4 novembre 2021

Così nasce un'opera. Al Teatro Ponchielli, dietro le quinte de "Il Trovatore". Ecco come da un palco vuoto si arriva alla grande lirica

Quando andiamo a teatro amiamo godere di un bello spettacolo, vedere e sentire opere musicali ben eseguite, applaudire gli artisti che ci hanno portato in un mondo fantastico, oppure che ci hanno regalato emozioni intense, che ci hanno fatto riflettere su alcuni aspetti della nostra vita, o semplicemente che ci hanno stupito con effetti spettacolari.

Ma come nasce tutto questo? 

Anche questa volta vi portiamo con noi in un viaggio magico, nel meraviglioso ed inesplorato mondo del Teatro, quello vero, nel quale da un palco vuoto nasce un’Opera lirica. 

Ci siamo addentrati fra scene e costumi, tra camerini e pianoforti, fino ai laboratori ed alle stanze nascoste del Ponchielli. Nulla sarà più un segreto per i nostri lettori, ma non guarderete più neppure una candela in scena con gli stessi occhi. 

Iniziamo! 

La città scorre nel suo grigio autunnale, ed in Corso Vittorio Emanuele si sentono i primi laboriosi e ritmici colpi di martello. Nella via laterale del teatro, una grande apertura che da sul palcoscenico è spalancata pronta ad ospitare il primo carico con le scene disegnate da Emanuele Sinisi provenienti da Sassari.

Si, avete sentito bene, questo Trovatore è la ripresa di un’opera già andata in scena nel 2019 nel teatro sardo e che ha riscosso successo. Spesso le opere che vediamo in teatro sono allestimenti ripresi, questo oltre ad ammortizzare lievemente i costi permette anche alla direzione artistica di scegliere uno spettacolo che già ha dato modo di essere giudicato positivo. 

Pronti ad accogliere ed a montare queste scene vi sono gli attrezzisti, gli elettricisti, i macchinisti. 

Il cast vocale è stato scelto mesi prima, si sa che i contratti artistici necessitano di largo preavviso per permettere agli artisti di calendarizzare i propri impegni, ancor più ora che in alcuni Stati è prevista quarantena in entrata ed anche al rientro in patria.

È così quindi che squilla il telefono di Matteo Felcier: “buongiorno, è il Teatro Ponchielli, se la sente di fare una produzione di Trovatore?” Così, dopo attenta selezione, ecco individuati insieme a Manrico gli altri ruoli: Il Conte di Luna, Leon Kim; Leonora, Marigona Qerkezi; Azucena, Alessandra Volpe; Ferrando, Alexey Birkus; Ines, Sabrina Sanza; Ruiz, Roberto Covatta.

Proprio contemporaneamente al clangore degli attrezzi sul palco ligneo del teatro, nel ridotto il Sovrintendente Andrea Cigni ed il Responsabile della Segreteria Artistica Lorenzo Del Pecchia danno il benvenuto al cast vocale ed ha inizio la prima prova musicale. Già presente il direttore Jacopo Brusa, inizia immediatamente a lavorare di fino. Negli ultimi anni le prove per montare un’opera si sono ridotte e quindi un approccio pratico e pragmatico è indispensabile per avere un buon risultato. Necessaria quindi molta preparazione e capacità di portare alla propria idea musicale gli artisti, come statue d’argilla da plasmare a propria immagine e somiglianza. 

Una cosa sicuramente non può essere cambiata ed è sempre immutata: la trama.

Il trovatore nasce dalla penna di Antonio Garcia Gutierrez, e dalla sua opera “El trovador” Salvatore Cammarano trasse il libretto di quest’opera lirica in quattro atti. Giuseppe Verdi operó personalmente alcune modifiche al libretto, funzionali alla metrica musicale, e ne chiese altre ad un collaboratore di Cammarano, Leone Emanuele Bardare.

I fatti descritti in quest’Opera sono ambientati tra l’Aragona e la Biscaglia all’inizio del quindicesimo secolo.

Come molte opere, anche questa è parecchio articolata. I protagonisti della misteriosa vicenda sono Leonora, dama di compagnia della principessa d’Aragona e Manrico, un trovatore, innamorato di lei e ricambiato. Ora iniziano i problemi, anche il Conte di Luna è innamorato della bella Leonora, senza però essere corrisposto. L’opera inizia con Ferrando, capo delle guardie del castello, che racconta ai commilitoni ed ai servi la triste vicenda del fratello minore del Conte. Egli fu rapito da una gitana, figlia di una donna giustiziata dal precedente Conte, padre dell’attuale dententore del titolo, con l’accusa di stregoneria. 

La zingara aveva infatti per vendetta rapito e gettato uno dei due figli del Conte nella stessa pira nella quale stava bruciando sua madre. L’intreccio ruota quindi attorno al conflitto tra i due contendenti, Manrico ed il Conte di Luna, scoprendo poi in Manrico il figlio proprio della zingara. I colpi di scena non mancano mai nelle opere Verdiane, alla fine del Trovatore il Conte verrà a scoprire un’atroce verità. La gitana nel compiere l’infanticidio ha avuto un breve mancamento, non appena ripresasi dopo aver bruciato il bambino si è resa conto di aver in realtà ucciso il proprio figlio. Ha quindi cresciuto il figlio del Conte come fosse suo. Solo a fine dramma, dopo che Leonora si sarà suicidata e che Manrico sarà condannato a morte, il Conte di Luna scoprirà da un’agonizzante Azucena che quello era proprio suo fratello. “Sei vendicata, o Madre” griderà la zingara infine.

Tinte forti, atmosfere scure ed intense, Il Trovatore non mancherà certamente di stupirci come accade ogni volta che va in scena questo capolavoro musicale. 

Cosa avrà ideato il regista per questa trama così incredibilmente drammatica? E quali costumi vedremo? In quale modo sarà ambientata la vicenda in questa produzione? In che modo il direttore sta pensando di portare in scena questa partitura?

Per queste ed altre domande rimanete collegati a CremonaSera, presto vi porteremo nuovamente con noi dietro al sipario ancora chiuso de Il Trovatore! (1-continua)

fotografie di Gianpaolo Guarneri/StudioB12

Loris Braga


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