Palla in curva: dalla Serie C a San Donà alla serie A, con Luca e Stefo e la "Milano Grigiorossa"
Si torna dallo Stadium di Torino con una sconfitta tanto amara quanto netta in termini non tanto di risultato, dei valori tecnici messi in campo dalle due squadre.
Diverso il verdetto della partita sugli spalti di uno stadio bello, ma freddino e per lunghi tratti taciturno.
Star della serata le nuove maglie da gioco ufficiali della prossima stagione: bruttine con quelle righe dai contorni e dai colori indefiniti e stropicciati. Ma del resto è finito il tempo dove le maglie ed i colori avevano un alone di sacralità: ora la necessità di incassare, genera divise dai colori e dai disegni improponibili.
A dare un po' di colore ad uno stadio in bianco e nero, ci ha pensato il rumoroso spicchio dei 1000 tifosi grigiorossi, che hanno sbandierato ed incitato la squadra dal primo all’ultimo minuto, applaudendo anche l’avversario Pogba, uscito dal campo per infortunio. Chapeau.
Pazienza se la Cremo va in serie A e in un settore, che non sia la Curva Sud, ti ritrovi il vicino di casa con la maglia o la sciarpa degli avversari blasonati di turno: tifare Cremonese non è un obbligo, ma una scelta di cuore da non tradire.
Per questo motivo mi ha incuriosito chi e cosa ci fosse dietro la bandiera crociata di rosso su sfondo grigio con la scritta Milano in bella evidenza in Curva Sud e in trasferta. Quasi una beffa per quella metropoli, che in questo giro di Champions League, ha portato il derby in semifinale.
Curiosità che mi son tolto contattando Luca (Chiappa) e Stefano (Mansi) due tifosi grigiorossi di due generazioni diverse con in comune la passione della Cremonese, una storia che parte da molto lontano e che nel tempo ha raccolto intorno a sé altri ‘oriundi grigiorossi’ condividendo ricordi ed emozioni - alcune belle, alcune meno - e come scrive ‘Stefo’ “Oggi vedere la Curva Favalli piena, i bambini che sventolano le bandiere grigiorosse o quanti eravamo in trasferta a Torino, ripaga di tutto”.
D: partiamo dall’inizio, come nasce Milano Grigiorossa?
-“Difficile comprendere la genesi di Milano Grigiorossa, visti gli anni trascorsi e i molti cremonesi di origine e di nascita che vivono a Milano. Milano Grigiorossa innanzitutto non è un blog, non è una pagina Facebook, Milano Grigiorossa è persone. Una in origine, Stefo, quando si presentò negli anni ’80 allo stadio di Via Persico col suo vessillo artigianale che tuonava “MILANO PRESENTE”.
"Quella bandiera di battaglie in campo ne ha viste veramente tantissime, ed è difficile dire quante persone si siano sentite rappresentate negli anni da quella dichiarazione d’amore su tela. Ma a volte l’amore è talmente esagerato da risultare insostenibile…. o forse fu più l’acqua piovana accumulata durante la partita della Cremo con il Racing che la spezzò in due parti.
Era tempo di innalzare una nuova bandiera, più grande e più bella, che Stefano volle stavolta essere il gonfalone di Milano ma virato sui colori più belli del mondo. Tempo dopo, siamo nel 2021, Luca che aveva notato la pezza allo Zini riesce a risalire a Stefano e gli propone di aprire una pagina Facebook per fare aggregazione tra tifosi cremonesi ritrovatosi a vivere sotto la madonnina, come il Beast che da 20 anni fa il pendolare Milano-Cremona, Rossano, Nicolò, Stefano, Marco, Stefano 2. Da lì trasferte, condivisione, nuove facce, nuove idee: Milano Grigiorossa ora è un gruppo di persone di Quistro, Limbiate, Milano, Trezzano, Peschiera con in più il mitico Ale di Monza Crew con cui siamo andati a Udine”.
D: dunque, passiamo alle presentazioni:
LUCA: “Ho 38 anni, sono nato a Cremona, vissuto a Quistro poi a Milano dopo la laurea. Posso dire sia stata tutta colpa del cugino di mio padre che, in piena epoca post-Wembley, mi porto con suo figlio per la prima volta allo Zini. Andavo ancora alle elementari e se non sbaglio fu Cremonese-Reggiana, marzo 1994”.
STEFO: “Ho 52 anni vivo a Milano ma tengo la Cremo dal 1982, la squadra di mio nonno che vide gli ungheresi allo Zini negli anni Venti”.
D: come è nata la vostra passione per i colori grigiorossi?
LUCA: “Come detto è durante l’infanzia che si formano i valori ma anche le passioni principali. Ammirare con gli occhi di un bambino gli 11 grigiorossi in campo mi ha spinto prima verso l’album Panini poi per spirito di emulazione a voler giocare a calcio, precisamente nella Leoncelli di Vescovato. E lo sport mi ha insegnato l’impegno, il senso del gruppo, il non mollare nonostante il freddo, il fango, la fatica, tutte cose che mi sono servite, mi servono ancora. Spero che tutti quei ragazzi grazie anche alla Cremo diventino degli ottimi adulti affezionati alla propria bellissima città”.
STEFO: “La Cremo è una di famiglia, la squadra di mio nonno che da Scandolara Ravara andava in Littorina sino allo Zini a vedere la Cremo a fine degli anni Venti e negli anni Trenta. Di mia madre che mi portava a vedere la Cremo del Mondo, mia e ora di mia figlia che va al liceo Berchet con la felpa della Cremo. Ed ha esultato al gol di Okereke in un settore pieno di milanisti attoniti, dov'era andata con una sua amica”.
D: come state vivendo questa stagione?
LUCA: “Come un sogno ad occhi aperti, un ritorno all’infanzia, un anno irripetibile. Ho sentito ultras, di quelli che non hanno mai mollato, nemmeno quando la Cremo la seguivano in cinquanta, dire che una curva così compatta e rumorosa non si sentiva da una vita. Per questo dobbiamo ringraziare gli ultras e anche tutti coloro che sono tornati o venuti per la prima volta allo stadio con un entusiasmo che ci rende una delle migliori tifoserie di questa serie A, soprattutto in relazione alle dimensioni della nostra provincia. Per non disperderlo a mio avviso oltre ai risultati sportivi, e quindi alla creazione di un settore giovanile di livello, serve una maggiore apertura della dirigenza nei confronti della città, della tifoseria. La US Cremonese a livello di comunicazione esterna credo abbia molto da migliorare”.
STEFO: “Un sogno che non pensavo sarebbe mai più tornato. Solo chi ha vissuto l’incubo di Lecco, vedere i nostri colori sprofondare in quarta serie, può capire cosa proviamo oggi entrando allo Zini. Le critiche, i lamenti, ci fanno solo ridere, a volte venire il prurito alle mani. Mi ricordo che anch’io ero cosi una volta, ma oggi vedere la Curva Favalli piena, i bambini che sventolano le bandiere grigiorosse o quanti eravamo in trasferta a Torino, ripaga di tutto. Il compito è portato a termine: zittire gli ex tifosi che quando andavamo a vedere la Cremo in C2 ci dicevano : ‘Oh, vèt amò a vardà la Cremo?’ Siamo ancora qui, e loro?”.
D: quale valore può ancora avere il termine ‘fede calcistica’ oggi?
LUCA: “Io sono cresciuto con Quelli che il Calcio, con la pay tv per pochi, un solo posticipo un solo anticipo e i giocatori bandiera. Noi avevamo Gualco, la Sampdoria Mancini, la Lazio Signori …non erano nati nella città che rappresentavano ma la amavano e davano tutto in campo e fuori per rispetto ai tifosi. Oggi il calcio soprattutto nelle massime serie è quasi solo denaro, calciatori, dirigenti, allenatori sono il più delle volte delle banderuole. Il calcio mi piace principalmente per il tifo. Allora penso che la salvezza del calcio siano club come il Barcellona o il St Pauli, identità e azionariato popolare”.
STEFO: “Quando da ragazzino andavo in giro per Milano con la sciarpa della Cremo, sull’entusiasmo della promozione del 1984, molti mi fermavano riconoscendo i nostri colori. Mi ricordo ancora la ola che si è alzata nei distinti del Meazza al gol di Nicoletti all’esordio del settembre 1984, c’erano ancora i cremonesi emigrati a Milano negli anni Sessanta, orgogliosi di vedere i colori grigiorossi nella scala del calcio. Oggi è diverso. Tocca a noi trasmettere l’amore per la Cremo ai nostri figli, un compito molto difficile ma indispensabile”.
D: alla fine è arrivata la tanto attesa serie A…
LUCA: “E’ stata un’annata complicatissima, bella solo grazie alla Curva e alla vecchia guardia con Ciofani in testa che non ha mai mollato e non molla nonostante un girone di andata a dir poco disastroso. Serviva più rispetto per la nostra storia ma anche per il gruppo che ci ha fatto arrivare secondi in B. Resta che noi ci abbiamo messo tanto del nostro ma i torti arbitrali che neanche vengono ripresi dagli highlights sono lì a testimoniare quanto il calcio attuale sia governato esclusivamente da interessi economici”.
STEFO: “Beh attesa non direi. La fede è la stessa sia per una A che per la promozione dalla C2 alla C1. Non è che la serata di Como sia stata più emozionante della promozione in B a Busto nel 2005, o degli spareggi col Lumezzane o il Sudtirol. Anzi. Io e molti altri viviamo la nostra passione per quei momenti. Nel pacchetto comunque ci sono anche la sconfitta a Varese o col Cittadella in casa. Invece questa retrocessione non mi fa soffrire, la curva è stata eccezionale. A Milano abbiamo rischiato di vincere, siamo arrivati in semifinale di coppa. Tutti riconoscono la Cremo e mi fanno i complimenti a Milano, sul lavoro, tra gli amici. Questo vale più delle vittorie in campo”.
D: siamo al gioco della ‘torre grigiorossa’, chi salviamo e chi buttiamo?
LUCA: “Giacchetta e gli emblemi della sua gestione come Felix, costato milioni di euro, e Alvini ma dovremmo parlare anche di Escalante, di Henry…si riparta dagli italiani che ci hanno portato qui, dai Valeri, dai Sernicola, dai Castagnetti e dal capitano oltre che da Tsadjout che ha del potenziale e Ballardini che sta facendo un miracolo viste le premesse. Senza stravolgere tutto per creare un’armata Brancaleone”.
STEFO: “Io gli unici che butterei dalla torre sono i giocatori che han chiesto di andarsene a dicembre, come Ascacibar, Hendry e altri. Per me abbandonare la maglia grigiorossa nel momento del bisogno è un peccato imperdonabile. Quanto a Giacchetta, viste le parole al miele del cavaliere Arvedi, concedo la scusante dell’inesperienza. Non è facile passare dalla serie B alla A, chi di noi non ha mai sbagliato? A Milano c'è un proverbio: Chi 'el fa el sbaglia, l'è chi el fa mai nient ch'è 'l sbaglia mai Non tutto è da buttare: Tsajdout è un ottimo acquisto. Afena e Aiwu sono giovanissimi e se resteranno a Cremona avranno le possibilità di crescere e far vedere cosa valgono. La Cremonese ne ha viste passare di tutti i colori, non sono queste le cose importanti. Piuttosto vorrei dire un grazie grande come una casa a chi in curva e fuori non ha mai abbandonato i nostri colori dopo il tracollo di fine anni 90. Un pugno di cremonesi che non hanno mai ammainato la bandiera grigiorossa, mai lasciato sola la squadra, anche se c’era da giocare a Moncalieri coi ragazzini di Montorfano. E’ grazie a loro che ci siamo ancora, a chi si beccava le trasferte a San Giovanni Valdarno o a San Donà a sostenere giocatori anche inguardabili. Chi si è fatto in 4 per appendere la targa in p.zza S. Angelo. Non dimentichiamolo mai. Sono un esempio. Non andrà sempre bene come ora, è lì che si vedrà la tempra di un tifoso. ‘Finchè vivrò’ non è solo un coro”.
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