Il cremasco Manuel Gimari ha riacceso il mito del Ristorante L'Arsenale, posto magico, dove pure il Topinambur ha un senso Rock
Andrea Maietti, scrittore, poeta e giornalista italiano, milanese di nascita, con origini in quel di Cavenago d'Adda, delle atmosfere malincomagiche, tipiche del fiume Adda (tratto lodigiano) è il cantore da anni. E se Maietti ama descrivere, coi suoi scritti, il Ducato Laudense, indubbiamente, il Ristorante L'Arsenale, rinato a nuova vita, grazie al suo nuovo corso firmato dall'Oste (Dandy d'Italia) Manuel Gimari da Montodine, coi suoi piatti ne è il narratore, l'ambasciatore gastronomico e di territorio, di tali zone care, tra gli altri, all'immenso Gianni Brera (amico e collega di Maietti), colui il quale, le osterie le definiva "chiese". E la "chiesa laica e gustosa", riaperta da Manuel, al Gianni nazionalpopolare, sarebbe garbata un sacco. In un incantato lunedì di dicembre, all'Arsenale, beh ho avuto la fortuna di imbattermi, a tavola, in tre portate superlative, squarcianti, sbalorditive: Ravioli ripieni di fagiano in umido con mostarda di zucca e finocchi, Carciofo alla brace e topinambur in crema, gelato e fritto con riduzione di Cynar, Gelato al gorgonzola. Ebbene, tutto abbinato a un Lugana (cantina Patrizia Cadore), sorprendente, confesso che ho goduto e ho capito, finalmente apprezzandolo, il senso (nella fattispecie Rock) del topinambur. Chapeau a Manuel: meraviglioso, straordinario, ospitale Oste e ai suoi collaboratori, bravi a rimettere la chiesa, ehm, L'Arsenale, al centro del Ducato Laudense che avrebbe regalato ancora tante gioie a Brera.
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