Molto prima del film Call me by your name, il Cremasco era famoso per la trasgressione al Bosco Laghetto. E ancora prima, a Pianengo...
Sapete per cosa era famoso, il Granducato del Tortello, o Cremasco che dir si voglia, tra la fine dei magici anni Novanta e gli inizi degli anni 2000, molto prima quindi, della fama mondiale, arrivata grazie al film "Call me by your name" di Luca Guadagnino? Il giornalista, scrittore e Blogger Edoardo Montolli, nel 2005, lo ha scritto nel suo libro, dedicato alle perversioni di tendenza, "Tribù di notte". Di cosa stiamo parlando? Leggiamolo insieme, nel seguente richiamo al volume, trasgressivo e bello da leggere, di Montolli: ...'Manca poco alla fine del millennio e a Ricengo, piccolo paesino disperso nelle campagne cremasche, nel locale Bosco Laghetto di Roberto Forti (eccentrico dj dell'emittente lombarda Discoradio 107.250), ogni ultimo venerdì del mese si mette in piedi il più singolare dei concorsi: tre musiche diverse da ballare rigorosamente sul cubo, il pubblico come giuria. "Capita che l'esibizionismo prenda la mano - spiega sorridendo il di - e che qualche ragazza azzardi un topless. Ma se è vero che ci sono quelle che si spingono più in là, è pur vero anche che molte arrivano accompagnate dalla mamma, pronta a fermare le avances dei più scatenati. E ancora quelle che dal cubo non scendono mai, nel senso che si sentono veramente un metro sopra terra. O ancora chi, subito dopo la performance, fugge via, perché di fatto è una timida e senza il cubo non si sente protetta". Come dire che il fantomatico solido geometrico sia rivelatore di una doppia personalità, sottile filo di congiunzione tra l'austerità e la trasgressione. Per la vincitrice del Bosco, il premio è un piccolo contratto per il weekend, un salto nel mondo del professionismo. Dove le dilettanti si devono accontentare di 100.000 lire, ma dove le più brave riescono a portarsi a casa anche il doppio. "Io ero una parrucchiera, oggi fare la cubista è il mio unico lavoro - dice Annamaria S., cremonese di 23 anni -. Praticamente vivo solo di notte, dalle 22 alle 5 di mattina. Di giorno dormo spesso fino al tardo pomeriggio. Ma mi diverto così. E fino a quando mi divertirò continuerò a farlo. Perché per me il cubo è simbolo di libertà, di una forza che di giorno non riesci mai ad esprimere". Al tramonto Annamaria si cotona i capelli, indossa uno sgargiante bikini e si trasforma in Lady Anne, muovendosi per ore e ore sul quadrato davanti alla consolle. Ma non tutte scelgono di lasciarsi alle spalle un'occupazione diurna. Nello stesso periodo Paola R., 21 anni, alias Marylin Baby, la mattina va di buon'ora all'Università statale a studiare Economia e commercio. Anche se tutte le sere lavora nei locali notturni dell'hinterland milanese. "Mi riposo solo il lunedì, perché solo pochissimi discobar danno serate".
Nota a margine, prima delle cubiste più o meno rampanti e del "Bosco", sempre Roberto Provenzano (questo il vero nome del Forti), a Pianengo, col "Lambrusco", in provincia di Cremona, a modo suo, alimentandone successo e fama, reinventò il modo di concepire e vivere, il Disco Bar. Quelli, per la movida notturna cremasca, decisamente erano tempi mitici!
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