Stefania Bonaldi spiega il suo avvicinamento alle Regionali e lancia Majorino: “In un’epoca di trasformismo e opportunismo politico imperante, un grande valore e, sicuramente, aria nuova”
"Siamo arrivati alla vigilia dell'appuntamento elettorale con un ritardo drammatico e colpevole. Non avremmo discusso un minuto della candidatura, di Letizia Moratti, se avessimo già avuto un nostro candidato presidente, anzi, se fosse accaduto, non è nemmeno detto che quella candidatura si sarebbe palesata.
Le elezioni anticipate di settembre ed il loro esito, drammatico per il PD, sono stati un'ulteriore zavorra per il percorso regionale, anzi ci hanno consegnato ad una fase di disorientamento e immobilismo ancora più acuta, peraltro riversando sui territori dinamiche nazionali inedite per il livello locale, dove con Azione e IV amministriamo in tanti Comuni e dove anche con il M5S, pure all’opposizione del governo Fontana – Moratti, si era avviato un tavolo regionale di confronto.
Per uscire da questa empasse, che sembrava irrisolvibile, in molti abbiamo iniziato a chiedere, e per quanto possibile anche a offrire segnali di vita, esigendo discontinuità rispetto alle dinamiche nazionali e il rifiuto di candidature paracadutate dall’alto, come purtroppo è accaduto troppo spesso alle recenti elezioni politiche.
Di qui l’invito, che io stessa ho fatto, di ripartire in modo diverso, resettare, dare una svolta. Chiedendo di tornare a stare in mezzo alla gente, parlarci costantemente, non due mesi prima del voto ma sempre, impregnarci dei drammi individuali e farli nostri, perché come ho detto spesso la politica progressista non si fa in DAD ma in presenza, tornando a chiamare le persone per nome, nel centro di Milano così come in cima alle valli bresciane, bergamasche o lecchesi.
E poi tornando a chiedere le primarie, un metodo che va esattamente nella direzione dello 'stare', del coinvolgere, dell’ascoltare, dell’aprirsi, del lasciarsi contaminare, senza la presunzione di conoscere e predeterminare la realtà.
Personalmente ho però sempre aggiunto che, perché quello delle primarie fosse un percorso vero, fecondo, innovativo, radicale , non poteva essere un “fatto interno” al PD, per determinare collocazioni o rendite di posizione o ritagli di propri orticelli di potere o zone di comfort e che doveva essere un percorso inclusivo di tutte le anime progressiste lombarde, da proporre anche alle altre forze politiche e civiche, queste ultime un grandissimo e sottovalutato patrimonio, del centrosinistra.
Il 6 Novembre l’Assemblea Regionale del Partito Democratico aveva dato un mandato preciso al segretario: procedere con le interlocuzioni con le forze 'alleate', proponendo anche le primarie come strumento per allargare e rafforzare la coalizione (ben sapendo che si possono proporre, ma non imporre) oppure convergere, se si fosse riusciti, su un profilo unitario. Il tutto entro il 20 Novembre, in caso contrario, si sarebbe proceduto alle primarie, anche del solo PD.
Personalmente ritenevo corretto, al di là delle propensioni personali e pure nella consapevolezza dell’enorme ritardo in cui versavamo, che si attendesse la scadenza del 20 novembre e con la candidatura unitaria di Pierfrancesco Majorino, su cui tutta la coalizione converge, per me è pienamente rispettata 'la consegna'.
Non sono fra coloro che reclamano “primarie o morte” e soprattutto penso che, arrivati sin qui, delle primarie fatte in tre settimane sarebbero quasi solo una passerella: molto diverso sarebbe stato darsi un paio di mesi di tempo (avendoli!) e consumarsi le suole in tutta la Lombardia, parlare con le persone, rendersi riconoscibili, vicini, come persone e come contenuti.
Inoltre, oggi, pensare di stare ancora 3 o 4 settimane a 'parlare di noi', mentre Letizia Moratti ci lavora ai fianchi, mi parrebbe controproducente e, ancora una volta, lontano dalla realtà e dalla vita delle persone.
Ultimo ma non ultimo: il candidato su cui c’è stata convergenza, Pierfrancesco, non può certamente dirsi un 'paracadutato', è uno di noi, è stato un ottimo amministratore locale fino al 2019 e a questa esperienza ha poi aggiunto un triennio di mandato da europarlamentare, che ne corrobora lo standing. Inoltre è, e ci voleva, un candidato chiaramente posizionato nel campo progressista, sebbene assolutamente pregno della concretezza lombarda, che offrirà un messaggio chiaro sui temi che incrociano la vita vera delle persone, a cominciare dalla sanità pubblica, grande tribolazione di questa Regione, dove certo abbiamo eccellenze in sanità, ma dove l'accesso alle cure è fortemente condizionato dalle condizioni economiche, perché se hai soldi, gli esami e le visite le prenoti dopodomani, se 'vai con la mutua', aspetti sei mesi, quando le liste non sono bloccate.
Pierfrancesco Majorino avra' proposte alternative per tanti di questi temi di vita vera, il trasporto pubblico e soprattutto su ferro, che rende un inferno la vita di lavoratori e studenti pendolari, le case popolari e la gestione del 'carrozzone' Aler, l'ambiente e la qualità dell'aria nella 'camera a gas d'Europa'. Parole chiare e un’identità precisa, alternativa al DestraCentro e al CentroDestra.
In un’epoca di trasformismo e opportunismo politico imperante, un grande valore e, sicuramente, aria nuova".
Così postò via social l’ex sindaca di Crema Stefania Bonaldi
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti