"Carmen je t'aime". Applausi a scena aperta. La regia ha scavato nei sentieri oscuri dell’amore tossico di Carmen. Interpreti di spessore. Direzione capace di disegnare anche i passaggi più lirici
Difficile non amare questa Carmen: Opéra-comique in quattro atti. Musica di Georges Bizet su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy, che ha aperto la stagione Lirica del Teatro Ponchielli di Cremona. A partire dal fatto che tutto ciò che si è apparso sul palcoscenico del teatro è stato oggettivamente bello. Intelligente l’ambientazione che, pur non rinunciando a elementi contemporanei non è mai uscita dal perimetro ‘classico’ e tradizionale, in cui la storia di Carmen è apparsa nei teatri più prestigiosi. Molto positiva la resa musicale. Di spessore la direzione di Sergio Alapont e di altrettanto ottimo livello l’intero cast vocale.
Ma ciò che ha più attratto è stata la capacità registica e interpretativa di entrare nella storia complessiva. La contrapposizione evidente e palese tra un modello di amore, ora si direbbe ‘tossico’ come quello tra Carmen e Don Josè e quello ‘puro’, fin quasi cristallino tra lo stesso Don Josè e Micaela. Stefano Vizioli, in cabina di regia, ha scavato a fondo in questo dualismo. Evidenziandolo ossessivamente anche in tutta la gestione del personaggio principale. Ha portato lo spettatore a percorre gli oscuri sentieri dei sentimenti che portano alla follia. E di conseguenza alla morte: quella finale. Drammatica. Terribile dell’operaia di sigarette. Uccisa per un no: dopo tante acrobazie sentimentali tra uomini a cui prometteva invano amore e fedeltà. Affetto e benevolenza. Vita radiosa e paradisi sentimentali. E dall’altra invece la semplicità. La cristallina voglia di "normalità" di Micaela. Ispirata da purezza, scevra da ogni inganno. Da ogni parola falsamente detta o, peggio ancora, dolosamente taciuta; in un gioco di specchi inestricabile.
E in tutto questo la Carmen di Emanuela Pascu: è stata ineccepibile. Vocalmente: usando uno splendido registro ‘basso’ ha dipinto la sensualità del personaggio. La sua sfrontatezza. Il suo essere un’amante senza scrupoli. Incurante dei sentimenti. Prona solamente alla sola parola libertà: e nient’altro. Teatralmente altrettanto ineccepibile nel dare corpo a un personaggio ricco di sensualità e di strisciante malizia, sempre molto artefatta. La Pascu ha dimostrato una musicalità di spessore. Una capacità, nei pezzi ‘a tre’ di spiccare nel tessuto vocale, senza mai emarginare vocalmente, le altre interpreti.
Il Don José, di Joseph Dahdah è stato altresì positivo. Bella voce. Pulita. Curata nel registro più acuto. Senza eccessi ma ben impostata e penetrante. Curato e ordinato nella presenza scenica ha dimostrato valore e capacità di seguire le linee date dalla regia. Avrebbe potuto esagerare nelle scene drammatiche come in quelle più sensuali, ma si è sempre fermato sul limite ultimo della rappresentazione teatrale.
Bellissima la Micaëla, di Rocio Faus. Musicalmente splendida. Artista carica di sentimenti ‘gentili’ che sa tramutare in un’esecuzione cristallina. Dove la malinconia e la delusione escono in registri gestiti con facilità e sagacia.
Il resto del cast vocale è stato tutto all’altezza della serata a partire all’Escamillo, Pablo Ruiz; Mercédès, Aoxue Zhu ; Frasquita, Soraya Méncid; Moralès, Matteo Torcaso; Zuniga, Nicola Ciancio; Dancairo, William Allione e Remendado, Gianluca Moro.
L’ Orchestra I Pomeriggi Musicali ha dato prova di saper tenere la barra dritta nelle parti più conosciute dell’opera quelle più coloristiche di spirito iberico, come, altrettanto in quei frammenti di partitura che lasciano spazio al lirismo strumentale di ottima fattura.
Bene, ma non è una novità, il Coro OperaLombardia diretto da Diego Maccagnola, così come il Coro voci bianche I piccoli musici di Casazza del maestro Mario Mora.
Semplice ma efficace la coreografia di Pierluigi Vanelli, come le scene di Emanuele Sinisi e i costumi di Annamaria Heinrich e le luci di Vincenzo Raponi .
Applausi a scena aperta del pubblico cremonese per questa coproduzione: Teatri OperaLombardia, Teatro Comunale “Pavarotti-Freni” di Modena, Teatro Municipale di Piacenza, Teatro “Alighieri” di Ravenna.
Prima della rappresentazione è stata data lettura di un comunicato di solidarietà al popolo palestinese e a tutti coloro che hanno manifestato nelle piazze italiane.
Si replica domenica 5 ottobre, ore 16.
Fotoservizio di Francesco Sessa Ventura
Musicologo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti