13 febbraio 2025

“Dalla sofferenza può nascere qualcosa di positivo”: la testimonianza di una volontaria dell’A.C.C.D. ai ragazzi dell’Einaudi

Cecilia Lena ha tre figli e lavora presso la scuola dell’infanzia “Giardino” di Costa Sant’Abramo. Il suo tempo libero è speciale, perché Cecilia è volontaria dell’A.C.C.D., l’associazione cremonese per la cura del dolore. All’istituto “L. Einaudi”, la donna si è raccontata agli studenti delle classi seconda e quarta B dell’indirizzo di Grafica e Comunicazione, il corso frequentato dall’ultimogenito Gabriele.

I due incontri sul rispetto per la vita sono stati introdotti dalle canzoni “Credo negli esseri umani” di Marco Mengoni e “Sogna, ragazzo, sogna” di Roberto Vecchioni e andranno ad arricchire il bagaglio del cosiddetto orientamento formativo degli alunni coinvolti. Da quasi un decennio, ogni settimana, Cecilia Lena dona presenza e vicinanza ai pazienti terminali dell’Hospice, il padiglione nove dell’ospedale di Cremona.

La signora ha iniziato per una naturale predisposizione all’attenzione nei confronti del prossimo, per un discorso personale, legato alla fede e sulla base della convinzione che “la sofferenza, se collocata nel posto corretto, può portare qualcosa di positivo”. Non ci si improvvisa in un ruolo così delicato: la preparazione dura la metà di un anno, viene rinnovata mensilmente e prevede un supporto psicologico costante.

Quando entro in una delle quindici stanze della struttura – prosegue Cecilia - non so chi avrò davanti. È importante annullare il giudizio: le persone non ne hanno bisogno. Chiedono semplicemente ascolto, una parola gentile, una carezza. Ognuno di noi è unico come ciò che è in grado di offrire. Si riceve sempre”. La maestra cinquantaquattrenne non ha nascosto le difficoltà: “Si conoscono storie forti ed accade di vivere situazioni spiacevoli. Si può essere aggrediti verbalmente e capita di sbagliare l’approccio, ma questo non deve scoraggiare. È fondamentale riuscire a prendere le distanze, per non essere travolti dalle emozioni. Ecco, io mi spavento se trovo una porta chiusa”.

Quello di Cecilia è soltanto uno dei modi per servire la comunità: “Voi siete adolescenti ed è giusto che restiate lontani dalla morte – ha concluso l’insegnante -, tuttavia, la sfera del volontariato è molto ampia: scegliete l’attività per cui vi sentite maggiormente portati; siate di aiuto in famiglia”.

Barbara Bozzi


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