4 dicembre 2024

"Giornata del suolo", la Lombardia è la prima regione per consumo di terreno fertile. La nostra provincia ne consuma oltre il 10%. In pericolo le produzioni agricole e l'intero sistema idrogeologico

Nella 'Giornata del Suolo' che ricorre domani 5 dicembre, si alza l'allarme sul rischio per la produzione di cibo e la salvaguardia del territorio, causati da cementificazione (tra le maggiori cause  ci sono le trasformazioni riconducibili a logistica e a grande distribuzione) e fotovoltaico selvaggio. La Lombardia è la prima regione per consumo di terra fertile: con oltre 290 mila ettari di terreni coperti artificialmente, pari al 12,2% del territorio, la nostra è la prima regione in Italia per il consumo di suolo.

È quanto afferma la Coldiretti regionale sulla base degli ultimi dati Ispra, che per il 2023 assegnano ancora una volta alla Lombardia il triste primato del consumo di suolo, sia in termini percentuali (12,19%) che assoluti, con oltre 290mila ettari  del suo territorio coperto artificialmente (il 13,5% delle aree artificiali italiane è in questa regione).

Nella provincia di Cremona il dato riporta un consumo di suolo fertile pari al 10,57%; meglio di noi fanno solo Brescia (10,5%), Pavia (9,57%) e Sondrio (2,67%)

“Proteggere la terra fertile è fondamentale per produrre cibo e salvaguardare la tenuta dell’ambiente e del territorio – commenta Gianfranco Comincioli, presidente di Coldiretti Lombardia – Il nostro Paese deve difendere il patrimonio agricolo e la disponibilità di suolo contro cementificazione e fotovoltaico selvaggio. Una sfida che riguarda le istituzioni a tutti i livelli, che richiede interventi di respiro nazionale, regionale ma anche locale, a cominciare dal recupero e dalla rigenerazione delle aree già urbanizzate e dismesse”.

 La cementificazione – spiega la Coldiretti regionale – mina la produzione di cibo con la sparizione di terra fertile che impatta sulla capacità di approvvigionamento alimentare, in un contesto che vede l’Italia dover già recuperare il deficit del 64% per il frumento tenero, del 44% per il frumento duro e del 54% per il mais,fondamentale per l’alimentazione degli animali e per le grandi produzioni di formaggi e salumi Dop. Un trend negativo che riguarda anche la soia nazionale che soddisfa meno di 1/3 (32%) del fabbisogno interno.

"Il continuo consumo di suolo mette a rischio anche la tenuta del territorio da un punto di vista ambientale e idrogeologico – continua la Coldiretti regionale –, con le coperture artificiali che amplificano gli effetti dei cambiamenti climatici perché non permettono ai terreni di assorbire adeguatamente l’acqua. Tutto questo mentre sono sempre più frequenti gli episodi di precipitazioni violente che provocano danni anche in Lombardia – commenta la Coldiretti regionale – dove quest’anno sono state oltre 100 le allerte meteo emesse dalla Protezione Civile per rischio idro-geologico, idraulico, temporali e vento forte. In Lombardia – precisa la Coldiretti – il rischio idrogeologico riguarda più di 4 comuni su 5".

 A livello provinciale – conclude Coldiretti Lombardia su dati Ispra – il consumo di suolo vede la provincia di Monza Brianza con il 40,78% di territorio cementificato, la provincia di Milano con il 31,88%, la provincia di Varese con il 21, 03%. Seguono le province di Lodi con il 12,36% di suolo consumato; quella di Como con il 12, 28%; quella di Lecco con il 12, 06%; la provincia di Bergamo con l’11,97%; la provincia di Mantova con il 10,64%; quella di Cremona con il 10,52%; quella di Brescia con il 10,50% di territorio consumato; quella di Pavia con il 9,57% e infine Sondrio con il 2,67%.


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti


Manuel

4 dicembre 2024 21:49

Era ora!
Finalmente sappiamo che anche Coldiretti si unisce ad una battaglia che le associazioni ambientaliste, com’anche alcuni lungimiranti, coraggiosi docenti, propugnano da almeno cinquant’anni. Ora fare fronte comune almeno su questo ciclopico tema, nonostante storici diffidenze e contrasti.
A Coldiretti chiedo di fare un ulteriore sforzo, passo in avanti: nell’auspicabile eventualità che si riesca ad invertire la rotta, a far naufragare pericolosi progetti, prendere in considerazione la possibilità di virare verso un’agricoltura biologica, meno impattante e più sostenibile.