"Ho preso il Covid". Enrico Pirondini, pur vaccinato, è stato ricoverato. Nel bunker di Reggio ha tenuto un diario
Enrico Pirondini, 72 anni, giornalista per dieci anni direttore del quotidiano "La Provincia", è stato colpito dal Covid nonostante i due vaccini. Alcuni giorni di ricovero a Reggio Emilia e questa mattina, finalmente, il ritorno a casa. Pirondini ha tenuto il diario del suo ricovero, pubblicato sul giornale online "Blitz quotidiano". Ecco il suo racconto che vuole condividere con i lettori di Cremonasera.
PRIMO GIORNO, 31 ottobre
Covid, l’ho preso. Blando ma l’ho preso. Nonostante i due vaccini fatti per tempo. Succede, mi dicono. Il tampone è stato chiaro.
Arriva a casa il 118, tre palombari mi scortano al Pronto Soccorso più vicino (Reggio Emilia), entro in barella e sono accolto con un ruvido rimprovero: tenga su la mascherina. Mi era scivolata.
Arriva un medico, mi interroga perchè deve assegnarmi un codice di ingresso. Poi ne arriva un altro. E' perentorio:"Prima dobbiamo farle gli esami del covid".
E mi parcheggia in un angolo, circondato da un nugolo di barelle. Un assedio. Nessuna informazione. Passano le ore. La pazienza vacilla. Oltretutto un vecchio ictus mi ha tolto la parola. Non posso nemmeno protestare.
Una giovane infermiera indiana, impietosita dal mio disagio (eufemismo) mi conforta assicurandomi il lieto fine. E dopo sette ore mi portano a fare una Tac. Si è fatta sera. Ma nel frattempo si è liberato un letto nel vicino padiglione degli Infettivi.
Arrivo nel reparto Covid che è buio pesto. Mi offrono un the riparatore mentre sanificano il letto 14 che mi è stato destinato. Altri esami, l’ennesimo prelievo, le vene che si ribellano. Hanno già dato, mi implorano una misericordiosa tregua. Le accontento.
Mi corico in pace e subito mi addormento. A mezzanotte entra uno scafandro azzurro con cappuccio. Sono talmente stanco che non riesco neppure a spaventarmi. È l’infermiera della notte. Si ripresenterà all’alba per controllare i parametri.
Questa storia va avanti da giorni. Il Covid fa paura. La circolazione del virus aumenta. Dicono che gli ospedali sono pronti a reggere un’altra ondata. Sarà. Ma il mio padiglione è già ai limiti. L’ultimo letto l’ho occupato io. Il ponte di Ognissanti è blindato dagli scafandri azzurri. Eroici. Dico sul serio. Se mollano loro siamo fritti.
3 NOVEMBRE
Covid, Enrico Pirondini annota nel suo diario. Scrivo ancora dal bunker Covid di Reggio Emilia. Padiglione infettivi. Blindato e isolato da giorni. Letto 14.
In stanza entrano solo infermieri con scafandro. Sembrano palombari. Poche parole, gesti sicuri, tante accortezze. Il virus fa paura.
E' in arrivo un' altra ondata. C'è un ottimismo solo di facciata, per non allarme i pazienti, pesantemente provati dal Covid, dalle cure martellanti, dalla solitudine.
Sono momenti difficili, l’anima “non vibra più“ come diceva la poetessa Alda Merini. La solitudine è una pace inaccettabile. Perché “imposta“, perché nutre pensieri cupi, perché è il campo da gioco di satana. I palombari lo sanno e ti sommergono di antidepressivi.
Le cure cominciano all’alba con la misurazione della temperatura e della glicemia. E si va avanti fin quasi a mezzanotte. Con prelievi, antibiotici, misteriosi infusi (misteriosi almeno per me), tac a sorpresa, tamponi molecolari.
Iniezione di eparina nella pancia di sera
Prima di cena (al tramonto) non manca mai l’iniezione di Eparina nella pancia; è un farmaco “ efficace è sicuro “, garantisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità. È un formidabile anticoagulante, mi mette al riparo da eventuali trombosi. La circolazione del sangue è salva. Medici e paramedici seguono rigorosi protocolli.
Sono regolarmente vaccinato e, con mia moglie, ho beccato il Covid. Come è stato possibile? Chi l’ha trasmesso se eravamo in quarantena volontaria? Mistero. Forse tutto è partito da una nipotina in visita che era negativa al tampone e nessuno immaginava invece che il virus era già in viaggio.
Limitata copertura del vaccino anti covid: serve la terza dose
D’accordo. E le nostre vaccinazioni? Mi sono fatto un’idea, peraltro condivisa nel mio padiglione: i vaccini hanno una “ copertura “ di fatto inferiore alle attese. Di qui la necessità della terza dose.
Sarà. A complicare il quadro va ricordato che nessuno dei sintomi simil-influenzali (febbre, tosse, mal di testa, respiro corto, dolori muscolari, stanchezza, perdita dell’ olfatto e del gusto) si era manifestato prima del fatal tampone positivo.
Quindi l’arrivo del 118, il ricovero urgente, sette ore in barella al Pronto soccorso (intasato),l’isolamento nel reparto bunker, le cure tempestive, la stanzetta blindata. Comunico solo con il tablet. Gli amici vogliono sapere.
A tutti raccomando l’igiene personale e di stare molto attenti. E limitare – ad esempio – il contatto con le superfici potenzialmente infette negli spazi pubblici: corrimano, maniglie, sostegni, pulsanti.
E pure le merci nei supermercati: sono potenziali veicoli di contagio. E se qualcuno ha ancora dei dubbi venga qui nel padiglione (strapieno) degli infettivi, sentirà storie illuminanti.
Mascherine di ossigeno e antibiotici a grappoli
E scoprirà come si vive aggrappati a mascherine di ossigeno, flebo, aghi nelle vene, grappoli di antibiotici detti “antivita“. Perché è vero che fanno strage di batteri ma si fanno pagare salato, impoveriscono la nostra flora batterica indiscriminatamente.
Non distinguono i batteri buoni da quelli cattivi. Paradossalmente rinforzano alcuni batteri pericolosi che, come ogni forma di vita, si adattano per sopravvivere alle minacce. Si imparano molte cose a stare qui.
Prima fra tutte: state alla larga da questi padiglioni. Se potete. E contate sul vaccino. Sennò dovrete contare parecchi giorni di solitudine e sofferenza. Sono dolori che rovesciano la vita.
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commenti
Giuseppina Fieschi
4 novembre 2021 14:34
Con stima Le auguro una buona guarigione. Il diario rispecchia i Suoi "fondi" pubblicati sul giornale La Provincia. Chiari e precisi.