13 aprile 2024

"Sanson, galine e capòn" quelle filastrocche raccolte all'osteria del Cavallo Bianco di Ognissanti da Ferruccio Boari (seconda parte)

Eccoci alla seconda puntata delle ‘Storie de ognisant’, (leggi qui la prima) l’appuntamento settimanale di storie di vita dei tempi passati, raccontate rigorosamente in dialetto dal nostro ospite Ferruccio Boari, nato e cresciuto ad Ognissanti, paese da cui poi se n’è andato dopo gli studi ma dove torna puntualmente perché qui sono rimaste ben salde le sue radici.

In questo video (v. sotto), Ferruccio ci leggerà alcune ninne nanne e filastrocche tipiche, che le mamme e le nonne, stanche dopo una giornata di lavoro, usavano per intrattenere i numerosi bambini che giravano per casa e non ne volevano sapere di restare tranquilli.

«Le ho prese dalla viva voce delle donne anziane del paese, circa vent’anni fa, quando d’estate si trovavano ancora davanti a casa a ‘fà ‘filòs’. Le ho registrate direttamente da loro e le ho trascritte». Una preziosissima testimonianza perché oggi quelle donne, già anziane all’epoca, non ci sono più. E se non fosse stato per il prezioso lavoro di recupero di Ferruccio, con loro si sarebbe persa la memoria di queste ninne nanne.

Nei testi, le parole semplici della vita quotidiana, riportate in frasi e rime messe in fila quasi senza un senso logico, ma che nell’insieme creavano una nenia piacevole da ascoltare e facile da memorizzare: ‘Sansòn, galine e capòn’, ‘Pupà, pupà, pupìin’, ‘èl cavalìin de Munsa’ e una delle più conosciute ‘li campàni de Pizìighetoòn’.

Ferruccio poi ci racconterà una storia che sentiva sempre da suo papà e nata, chissà, forse da un fatto reale trasformato poi in racconto: è quella di un padre che per la sagra del paese compra un regalo per ciascuna delle tre vanitose  figlie: un anello, un paio di scarpe ed un paio di orecchini. Le tre giovani civettuole quindi escogiteranno un modo originale per mostrare a tutti i preziosi regali ricevuti.

Ci sarà poi infine una storiella un poco ‘audace’, che veniva raccontata però solo all’osteria del Cavallo Bianco di Ognissanti, e che si basava su un malizioso equivoco: un calzolaio scrive il biglietto per farsi pagare l’aggiustatura delle scarpe della figlia maggiore, ma -non sapendosi evidentemente esprimere bene in italiano- ne esce una frase dal doppio senso piuttosto imbarazzante…

Riportarle per iscritto le renderebbe meno piacevoli da leggere, pertanto vi invitiamo ad ascoltarle direttamente dalla voce di Ferruccio nel video di seguito. 

“Le foto di Ognissanti sono state scattate dal dito indice di Lilluccio Bartoli”

Michela Garatti


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