22 settembre 2025

“Te che te seet chel stüdiaat, fa’ la scritüra”: la parabola di Simone Parizzi, prima arciere e poi amanuense al Palio delle Contrade di Isola Dovarese

Si potrebbe pensare che, dell’ultimo Palio delle Contrade di Isola Dovarese, il cinquantottesimo per l’esattezza, sia rimasta solo la memoria impalpabile di ciò che è stato. La manifestazione si è infatti conclusa domenica scorsa, con l’incanto pirotecnico dei fuochi d’artificio. Invece qualcosa di essa è tuttora in circolazione e continua a suscitare interesse e curiosità in quanti se la sono portata a casa. Certamente è vivo il ricordo dello sfarzo dei cortei di dame e cavalieri o della scena dell’omaggio degli abitanti del borgo alla famiglia Gonzaga. È inoltre indiscutibile il fascino popolare esercitato dai mercati e dalle taverne dai nomi evocativi (del Viandante, de li Sette Peccati, dell’Aquila d’Oro, de la Tinca). Chiudendo gli occhi, è possibile addirittura riattivare i sensi fino a percepire il gusto del cibo, l’aroma pungente del vino speziato. Ed è di sicuro indelebile la magia degli sbandieratori, dei trampolieri, dei musici e dei giochi dal sapore antico: quello del magher, delle noci o la simpatica corsa dei galli. Come scordare poi gli spettacoli di fuoco e del “Momentum essendi”, con il corredo di creature spaventose, sospese tra sogno ed incubo? Siamo d’accordo, non si discute. Ci sono però anche dei piccoli souvenirs, per così dire, concreti, tangibili, che, a distanza di qualche giorno, ancora girano di mano in mano e parlano dell’evento: i foglietti manoscritti di Simone Parizzi. Parizzi ha compiuto trent’anni da poco, abita Cicognolo, ad una distanza irrisoria da Isola, è un insegnante di Lettere precario ed ha sempre amato la rievocazione storica isolana, che ha iniziato a bazzicare nel 2013. Tuttavia, la svolta è arrivata più tardi, nel 2019, quando si è iscritto ad un corso di tiro con l’arco, con cui è entrato a pieno titolo nel gruppo dei figuranti, che impersonano gli arcieri. Sennonché, la squadra si è sciolta nel 2022, appena dopo il Covid.  Ed allora, che fare? Ovvio: “The show must go on” ed anche “Nulla si crea o si distrugge; si trasforma”. Si tratta di concetti perfettamente chiari all’istruttore Ezio Superti, che, senza scomporsi, perdersi d’animo o, peggio, cedere al panico, pronunciò queste testuali parole all’indirizzo di Simone Parizzi, il suo giovane allievo: “Te che te seet chel stüdiaat, invèntete vérguta (Tu che hai studiato, trova un’alternativa)”. “E cosa?!...” Domandò spaesato Simone. La risposta non si fece attendere: “Te te séet mia prufesuur? Bon, fa’ la scritüra! (Non sei professore? Scrivi!)”. Geniale. E fu così che Simone imparò in quattro e quattr’otto una grafia gotica ed appese al chiodo arma, frecce e faretra, per impugnare una lunga penna d’oca, dotarsi di calamaio, inchiostro, carta paglia e vestire i panni dell’amanuense. Durante le tre giornate di festa, Parizzi verga di suo pugno versi catulliani, sonetti petrarcheschi, citazioni della Commedia dantesca, liriche quattro-cinquecentesche ed ora, preparandole con largo anticipo ed imbustandole, con tanto di sigillo in ceralacca, persino la traduzione in latino di frasi estrapolate dai successi di cantanti come Antonello Venditti, Eros Ramazzotti, Gigi D’Alessio ed Enrico Ruggeri, il cantautore su cui ha incentrato la propria tesi di laurea. Il fatto è che Parizzi per adesso insegna alle medie, ma il suo sogno è diventare docente di liceo. Dunque, gli è utile tenersi in esercizio, con brevi versioni nella lingua di Orazio e di Virgilio, pure durante il Palio di Isola Dovarese.

 

Barbara Bozzi


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