21 dicembre 2025

Casa Sperlari ridotta a latrina e immondezzaio. Le foto del degrado di uno degli edifici storici di via Palestro, sede di associazioni. Un pezzo della storia cremonese tra urina e rifiuti

Muri affrescati usati per appoggiare le bici, angoli e anfratti ridotti a orinatoio (e non solo), spazzatura gettata ovunque, sporcizia, degrado, incuria: le foto parlano da sole e sono uno schiaffo in pieno viso per chi riconosce in questo disastro uno degli edifici storici più importanti di Cremona: Casa Sperlari di via Palestro. 

"Questo non è un pisciatoio. Se dovete pisciare, pisciate a casa vostra. Schifosi": si legge su un foglio scritto a mano ed apposto  sopra la fontanella in pietra, che ospita una Madonna col Bambino, racchiusi entro un arco a sesto acuto, due cornucopie a rilievo e un cartiglio dipinto con l'iscrizione ancora leggibile MATER PURISSIMA. Ma di questa fontanella evidentemente si è deciso di farne atro, pure ridotta a pattumiera, con dentro una felpa rosa, una bottiglia vuota, alcuni oggetti e un forte e intenso fetore di urina che la circonda. Ma non solo lì, perchè poco più avanti, in un angolo dove sono stati abbandonati passeggini, vecchi giochi, biciclettine e sacchi di spazzatura, ecco, lì in pieno cortile, hanno fatto solo la pipì. In quello che veniva descritto come un "cortile spazioso e arioso" ma che oggi è a tutti gli effetti una latrina a cielo aperto.

A questo è stato ridotto oggi questo gioiello di arte ed architettura, voluta giusto un secolo fa, negli anni '20 del secolo scorso, quando il commendator Carlo Sperlari, titolare dell'omonima azienda dolciaria, vanto cremonese, acquistò due case vicine e decise di farne un'unica residenza. Fu così che nacque una vera e propria abitazione alla moda, esempio di buongusto ed elevata a modello per la ricca borghesia imprenditoriale di provincia. Del resto, nomi importanti si avvicendarono nella sua realizzazione, dall'architetto Vito Rastelli, personaggio chiave dell'architettura cremonese del '900, e di due dei migliori artigiani ornatisti dell'epoca, il pittore Carlo Gremizzi e il ferrobattutista Pietro Roffi. Il suo stile richiama il nuovo Rinascimento, "l'antico per le case nuove" tanto in voga nel ventennio, in quanto considerato schiettamente italico, autoctono e da valorizzare come via di coniugazione tra tradizione e modernità. La seconda guerra mondiale spazzò via tale revival artistico oscillante fra la nostalgia del passato glorioso e la speranza di una rinascita moderna.

Chissà cosa direbbero questi illustri artisti vedendo la loro opera ridotta poco più che a discarica. E pensare che da anni Casa Sperlari è sede di varie associazion tra cui UNUCI e lo storico sodalizio culturale Adafa (Amici dell'Arte Famiglia Artistica), che nelle stanze dell'appartamento di Carlo Sperlari, ancora provviste di parte delle decorazioni e degli arredi del tempo. organizza concerti, mostre, conferenze, eventi culturali.

"Oltrepassando l'atrio scorgiamo, negli spazi tra le mensole d'imposta dei travetti del soffitto a cassettoni, alcuni tondi dipinti con stemmi alternati a ritratti, che imitano una tendenza, diffusa a Cremona tra Quattro e Cinquecento, a decorare gli spazi cassettonati con emblemi familiari e volti di personaggi storici e leggendari. In un angolo, i resti di un pozzo. Un altro porticato, stavolta doppio, aumenta la spazialità del cortile. Scopriremo, percorrendolo, altre decorazioni. Sulla destra, un altro tratto di portico ospita la scala d'accesso ai piani superiori" è riportato nel testo "Ti racconto Cremona".

L'immobile dal 1936 è proprietà del Comune di Cremona ed al suo interno vivono alcune famiglie che evidentemente non hanno la minima cura degli spazi messi a loro disposizione, sia negli ambienti comuni, come l'atrio ed il porticato con i pregevoli affreschi diventati appoggio per le bici e dunque compromessi, i cortili, gli scaloni. Ma anche all'interno degli appartamenti la situazione non è migliore, con cumuli di rifiuti lasciati sui balconi, nelle stanze e davvero non ci si capacita di come si possa ridurre in questo stato un luogo in cui si vive.

Un piccolo, quasi invisibile cartiglio ammonisce: FUGEAT HOSTES. Dal lato opposto un secondo cartiglio da collegare a questo: HOSPES VENIAT, a costituire un curioso motto, reso in modo piuttosto maccheronico: "fugga il nemico, venga l'ospite". Un motto che in qualche modo resta ancora attuale, soprattutto alla vista di questo scempio a cui assistono non solo i residenti, ma tutti coloro che entrano per motivi storici e artistici ad assistere a conferenze e dibattiti. Ancora una volta, un pessimo biglietto da visita.

Nella storia di questo palazzo, come per il Cittanova, vi fu anche il rischio d'essere abbattuto con l'idea, da parte del Comune, di ricavarne spazi nuovi per le scuole vicine. Ma gli eventi precipitarono durante gli anni del secondo conflitto bellico e il Municipio ebbe altre priorità. 

Pure oggi evidentemente le priorità sono altre rispetto alla tutela ed alla cura di questo angolo di storia cremonese che invece meriterebbe una cura e un rispetto ben diversi dai comportamenti incivili di chi ci vive e di chi lo ha ridotto ad ennesimo immondezzaio e luogo di incuria, degrado e abbandono.

 

Michela Garatti


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