21 dicembre 2025

Il suono cremonese alla prova del palcoscenico: al Ponchielli il concerto conclusivo di “Connect, Learn and Research”

Nel Ridotto del Teatro Ponchielli si è svolto il concerto conclusivo della seconda edizione di Connect, Learn and Research, ciclo formativo promosso dal Comune di Cremona nell’ambito delle azioni 2025 del Piano di salvaguardia del saper fare liutario tradizionale cremonese, patrimonio immateriale UNESCO. Un appuntamento che ha rappresentato non solo il momento finale di un intenso percorso di workshop dedicati ai ritocchi di vernice e alla messa a punto acustica degli strumenti, ma soprattutto la verifica più autentica del lavoro svolto: la prova del suono dal vivo.

Protagonisti della serata sono stati I Solisti di Pavia, chiamati a dare voce a quattro degli strumenti messi a punto durante il laboratorio, in un programma che ha attraversato tre capisaldi del repertorio cameristico tra Sette e Ottocento, offrendo un’ampia gamma di colori timbrici e soluzioni interpretative.

Il concerto si è aperto con il Sestetto dall’opera Capriccio di Richard Strauss, pagina intrisa di estetica e lirismo tardo-romantici, che introduce un’opera costruita attorno a una delle questioni più care ai grandi operisti di ogni epoca: viene prima il testo o la musica? L’ensemble ha restituito il brano con un suono compatto e plastico, capace di sostenere la raffinatezza delle trame sonore e il sobrio dialogo fra i sei interpreti, senza mai perdere chiarezza e coesione.

Si è passati poi a un grande classico del repertorio barocco, il Concerto per due violini, archi e basso continuo BWV 1043 di Johann Sebastian Bach, reso celebre da interpretazioni storiche come quelle del duo Oistrakh–Menuhin. Lontani da soluzioni interpretative démodé, I Solisti di Pavia hanno scelto una via di mezzo equilibrata, che non ha sacrificato né la quantità né la qualità del suono, evitando al contempo qualsiasi pesantezza. Le articolazioni sono risultate efficaci, il fraseggio fresco e naturale. Particolarmente riuscito il movimento centrale, Largo ma non tanto, autentica summa del contrappunto bachiano nella sua forma più lirica e comunicativa, perfetto contraltare ai due movimenti estremi, dominati da un elemento ritmico affrontato con energico controllo.

A chiudere il programma, l’Ottetto op. 20 di Felix Mendelssohn, capolavoro cameristico che continua a sorprendere per la straordinaria ricchezza di contrasti della partitura. Pur scritto da un compositore appena sedicenne, il brano rivela già tutti i tratti distintivi dello stile mendelssohniano: melodie fluide, sapienti imitazioni, armonie sospese tra Classicismo e primo Romanticismo.

Il primo movimento, che da solo occupa circa metà dell’intera composizione, è stato affrontato con audacia e slancio, con particolare attenzione alla resa delle dinamiche; notevole il grande unisono che conduce alla ripresa, eseguito con sicurezza e precisione. Di segno opposto l’Andante, languido e malinconico, a tratti drammatico, restituito con composta nobiltà. Lo Scherzo, con le sue atmosfere fatate, ha richiamato esplicitamente il mondo del Sogno di una notte di mezza estate, mentre il tema roboante del fugato finale ha sorpreso per l’efficacia del contrasto, preceduto da un pianissimo di rara finezza. Gli effetti stereofonici e il fitto gioco di imitazioni hanno generato un clima febbrile e infuocato, culminato in una sincera ovazione da parte del numeroso pubblico presente.

Il concerto ha confermato il valore dell’impostazione di Connect, Learn and Research: portare il lavoro liutario fuori dal laboratorio e metterlo in dialogo diretto con musicisti e ascoltatori, sul palcoscenico. Un esempio concreto di come la tradizione liutaria cremonese possa rinnovarsi attraverso il confronto tra artigianato, ricerca scientifica e interpretazione musicale, mantenendo intatta la propria identità e, al tempo stesso, aprendosi a una dimensione pienamente contemporanea. 

Filippo Generali


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