1888, ecco l'energia alternativa per il nuovo Seminario Vescovile di monsignor Bonomelli: "bianca è la luce, che in gran copia discende sulla vasta area”
Di fronte alle difficoltà nella realizzazione di un impianto elettrico a servizio dell'intera collettività, l'impiego dell'energia idraulica per singole iniziative appariva una soluzione più semplice.
Emblematico è il caso del nuovo seminario vescovile, fortemente voluto dal vescovo Bonomelli per sostituire quello preesistente nei pressi della chiesa cittadina delle Sante Margherita e Pelagia. Un manoscritto, conservato presso la Biblioteca del Seminario Diocesano, offre preziose informazioni sulla sua costruzione (avvenuta negli anni ottanta del XIX secolo) e sulla dotazione di un impianto elettrico.
Per il nuovo complesso si scelse di utilizzare il vasto caseggiato, detto volgarmente Fabbricone, situato poco più di un chilometro fuori città, lungo la strada provinciale per Milano. Lo scheletro di un grandioso edificio già esisteva ed era utilizzato da anni da una società anonima come opificio per la lavorazione del seme-bachi. Proprio questo fabbricato, con il suo cortile di circa 400 metri e la sua forma quadrata, non solo servì da base ma anche da guida per la costruzione del nuovo istituto, fornendone quasi interamente l’ossatura.
Mentre l'insediamento industriale precedente sfruttava l’energia idraulica di una roggia adiacente (la roggia Rodano Martorello), il nuovo seminario necessitava di energia elettrica per illuminare l'intero complesso. Per soddisfare questa esigenza fu realizzato un "opificio elettrico", dotato di una dinamo da 18 cavalli elettrici, azionata da una turbina da 24 cavalli vapore. Quest’ultima sfruttava il salto d'acqua di cui si è detto.
I lavori, iniziati nel 1887, procedettero alacremente per tutto l'anno sotto la direzione di esperti tecnici. Così, a metà gennaio 1888, il cortile maggiore del seminario venne illuminato per la prima volta con una lampada ad arco: “bianca è la luce, che in gran copia discende sulla vasta area”. Questa lampada fu tra le prime viste in funzione nell’intera provincia. In seguito, tutto il complesso venne illuminato con grande efficacia.
Nonostante la portata innovativa dell'impianto, persisteva un inconveniente: l’interruzione periodica del flusso d'acqua nel canale impediva il movimento della ruota idraulica, compromettendo temporaneamente l’illuminazione del seminario. In questi casi, era necessario ricorrere a soluzioni alternative per garantire la continuità della luce.
Un dettaglio interessante, riportato nel manoscritto, riguarda le preoccupazioni sollevate da alcuni sulla presunta nocività della nuova luce per gli occhi degli studenti. Tuttavia, il documento stesso confuta questa idea, ricordando che l’illuminazione elettrica era ormai introdotta nelle principali biblioteche, e quindi il timore appariva infondato.
In definitiva, se l'adozione dell'energia elettrica nel seminario aveva prevalentemente motivazioni pratiche, contribuì anche a promuovere "un nobile connubio tra religione e scienza, facendo brillare quella santa Armonia prodotta dalla Celeste Provvidenza che ogni cosa dispone con… dolcezza".
Il nuovo seminario non fu l’unico a dotarsi tempestivamente della nuova energia. Nel settore industriale, una statistica del 1888 evidenzia come il Mulino Rapuzzi adottasse già l’illuminazione elettrica con lampade tipo Edison, permettendo di proseguire il lavoro anche nelle ore notturne.
Negli anni successivi, altre industrie seguirono questa tendenza, sfruttando la forza motrice idraulica già impiegata nelle loro lavorazioni per installare impianti di produzione di energia elettrica.
Che fosse autoprodotta o acquistata dalle società distributrici, la nuova energia si diffondeva rapidamente, rendendo indispensabile la presenza di tecnici qualificati per la costruzione, gestione e manutenzione degli impianti elettrici. Per rispondere a questa crescente esigenza, nel settembre 1901 l’Istituto Ala Ponzone inaugurò un corso di elettrotecnica, con l’obiettivo dichiarato di “fornire cognizioni teorico-pratiche indispensabili a formare un bravo operaio elettrico”.
Un interessante parallelismo con il presente può essere osservato nel recente Corso executive per manager delle Comunità Energetiche Rinnovabili, tenutosi qualche mese fa presso il Campus Santa Monica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Cremona. (2-fine)
Nelle foto il cortile interno del Seminario, la sala della Biblioteca Bonomelli e la Centrale Elettrica dell'Istituto Ala Ponzone
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commenti
Alessandro
28 maggio 2025 12:45
Mauro, sempre bravissimo