Suicidio in carcere di un educatore, il comunicato di CGIL: "E' emergenza, serve la massima urgenza. Il personale è allo stremo, è ora di dire basta. Ministero assente. "
All'indomani della notizia di un altro gesto estremo avvenuto in carcere, il suicidio di un educatore, e dopo la denuncia dei dati che indicano un pesante sovraffollamento (leggi qui) della struttura, come riportato dalla delegazione congiunta di Forza Italia e del Partito Radicale dopo la visita venerdì scorso alla Casa Circondariale di Cà del Ferro, stavolta è CGIL, in particolare la Funzione Pubblica della sigla sindacale, che alza la voce e lo fa con un comunicato che esprime rammarico e denuncia le condizioni di lavoro esasperanti all'interno del carcere.
"Apprendiamo con profonda tristezza dell'estremo gesto volontario compiuto nella giornata di ieri all'interno della Casa Circondariale di Cremona da un Funzionario Giuridico Pedagogico (educatore). Nel rispetto della persona e senza entrare nel merito delle motivazioni che possono averlo spinto a un gesto così estremo, ci uniamo al dolore dei familiari, degli amici, delle colleghe e dei colleghi, a cui esprimiamo il nostro cordoglio più sentito.
Ancora una volta, però, non possiamo esimerci dal denunciare le gravi condizioni di lavoro che da anni affliggono il personale penitenziario, sia del comparto Funzioni Centrali sia del Corpo di Polizia Penitenziaria: sovraffollamento strutturale, popolazione detenuta sempre più complessa, carichi lavorativi estenuanti e croniche carenze di organico. A questo si aggiunge una catena di comando che necessita urgentemente di una guida stabile: un Direttore effettivo e presente, coadiuvato da un Comandante di Reparto esperto, sono condizioni indispensabili per garantire equilibrio, sicurezza e continuità organizzativa.
Il personale in servizio – di entrambi i comparti – non può e non deve essere considerato sacrificabile. Occorre finalmente investire risorse coerenti con la particolarità del lavoro svolto, mettendo in campo interventi mirati che rendano più sereno e gestibile un servizio pubblico essenziale, complesso e delicato, troppo spesso dimenticato.
È duro dirlo, ma tutto ciò avviene nell'indifferenza delle Istituzioni e del Ministero della Giustizia che, al di là di rassicurazioni e proclami, continuano a intervenire con ritardi e difficoltà su problemi che ormai sono sistemici. A ciò si aggiunge il drammatico e inaccettabile numero di suicidi tra le persone detenute: un ulteriore segnale di un sistema al collasso, che non può più essere ignorato.
La situazione delle carceri italiane – e di quella di Cremona in particolare – deve essere affrontata con la massima urgenza da chi ha il potere e il dovere di decidere. In gioco non c'è soltanto la salute, ma la vita delle persone che vivono e lavorano nelle strutture penitenziarie.
È ora di dire basta.
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