15 agosto 2022

1920, lo sciopero dei ferrovieri a Cremona contro le armi per la guerra in Albania. Il ruolo del capostazione Bergonzoni

Guardando i video facilmente reperibili in rete si rimane affascinati da questa forma di gioco che raggiunge livelli artistici. Il domino a cascata è quella attività dove, con pazienza e meticolosa attenzione, decine di migliaia di tessere di vari colori sono collocate in maniera precisa per poi cadere una dopo l'altra dando origine a immagini che sono quasi opere d'arte. Il motivo di questa caduta è la spinta che viene data alla prima tessera la quale, in maniera quasi inconsapevole, provoca la caduta dell'intero progetto, progetto che origina un affascinante gioco di colori e dinamismo che premia l'enorme lavoro svolto per collocarle. Nel giugno 1920 la prima tessera del domino sociale italiano fu la città di Cremona o meglio, la stazione ferroviaria di Cremona con il suo capostazione Lino Bergonzoni. Purtroppo quel domino sociale non aveva le caratteristiche di un perfetto gioco multicolore ma portava con sé il dramma di un paese in ginocchio. Siamo nel giugno 1920, l'Italia si sta leccando le ferite dopo la guerra che ha dissanguato un paio di generazioni di italiani, a livello sociale la povertà e la fame impattano in maniera feroce su buona parte dei cittadini, le violenze di qualsiasi tipo coinvolgono vari strati sociali e tante categorie di lavoratori.

La prima tessera di quel domino è un treno carico di armi e attrezzature militari che ha, come destinazione finale, il sostentamento della guerra italiana in Albania. Già, nell'estate 1920 le battaglie per l'Italia non erano mica finite il 4 novembre 1918, la rivolta indipendentista scoppiata a Valona, ai tempi l'Albania era sotto l'influenza diretta del Governo italiano, fece intervenire l'esercito italiano in una e vera e propria guerra volta al mantenimento dello status di protettorato italiano. I civili e i militari albanesi, che da pochi anni avevano ottenuto l'indipendenza dall'impero Ottomano, si rivoltarono contro le autorità italiane dando origine ad una estate di vittoriose battaglie che allontaneranno l'Italia dalla sfera di autorità verso il paese affacciato sull'Adriatico.

Ma torniamo a Cremona dove un treno, con il suo carico bellico, viene bloccato in stazione dai sindacati che non accettavano l'invio di uomini o mezzi verso un altro fronte militare. Pochi mesi prima il sindacato dei ferrovieri aveva deciso di non avvallare il passaggio di treni militari diretti in Polonia, dove era attiva la guerra contro la Russia post rivoluzione d'ottobre del 1917, e l'Albania. La situazione è tesissima e delicata, gli addetti ferroviari si rifiutano di far proseguire il treno, Bergonzoni è il capo stazione e, visto il suo ruolo, decide di far proseguire il mezzo ferrato verso la destinazione prevista, Ancona, secondo programma ministeriale. Scoppia il caos, i dipendenti cremonesi bloccano la stazione, si riuniscono e decidono di far partire uno sciopero di due settimane che coinvolgerà praticamente buona parte della struttura ferroviaria nazionale.

Da Cremona parte la richiesta verso la Direzione Nazionale per la rimozione di Bergonzoni e la destinazione del capo stazione verso altra sede, la richiesta viene respinta in quanto a Cremona Bergonzoni aveva fatto il suo dovere, gli scontri tra le forze sociali cominciano ad essere durissimi. Allo sciopero del sindacato ferrovieri si unisce quello dei bersaglieri i quali, ad Ancona, si rifiuteranno di salire sulle navi destinate alla guerra in Albania portando anche i commilitoni di Milano, ma soprattutto quelli di stanza a Cremona, a rivoltarsi contro gli ordini del Governo di prepararsi alla campagna albanese.

Farinacci, ai tempi ferroviere a Cremona, comincia la sua ascesa all'interno del sindacato sfruttando il caos sociale che si viene a formare, la debolezza dell'esercito in Albania è la prova di una debolezza istituzionale che non era ancora in grado di superare i traumi della Prima guerra mondiale.

La questione Bergonzoni viene riportata in mezza Europa; i quotidiani francesi, svizzeri ed inglesi parlano di questa vicenda come di un fatto nuovo nato da uno scontro ideologico e sociale, scontro che sarà l'inizio di un periodo estremamente delicato nella storia italiana. Nel settembre 1920, quando il ritiro dall'Albania si è concluso da circa un mese, Mussolini è a Cremona al Politeama Verdi dove, nel suo discorso, citerà la questione albanese ma successivamente, nei suoi diari, appare anche Lino Bergonzoni, capo stazione di Cremona, prima tessera involontaria di un domino che darà origine ad un periodo storico di sangue e cieca violenza.

Marco Bragazzi


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