14 novembre 2022

1957 quando la fotografa Erika Groth-Schmachtenberger arrivò a Cremona ed entrò nella storia della fotografia

“Ciao Giuàn tot a pòst?” “Se Piero, suntum chi a fa do bagole”.

Le cronache raccontano che a Berlino, nell'aprile del 1945, un piccolo aereo tipo Fieseler, conosciuto come “Cicogna” decollò dalla martoriata Wilhelmstraße poco lontano dalla Cancelleria del Reich. L'aereo doveva compiere un miracolo per poter prendere il volo evitando i colpi dell'artiglieria russa e i caccia sovietici che ormai dominavano i cieli sopra la capitale tedesca, oltre al pilota nel piccolo abitacolo del veicolo c'era un ospite speciale, la regista Leni Riefenstahl, colei che aveva sviluppato per un decennio la cinematografia durante il Terzo Reich. Fuggiva verso casa la regista del famoso film sulle Olimpiadi di Berlino del 1936, casa dove aveva lasciato il materiale fotografico e cinematografico dei lavori che avrebbe dovuto finire, compreso l'ancora incompiuto film Terre Basse. Poche settimane dopo, con la definitiva caduta del Terzo Reich, Leni verrà arrestata e accusata di complicità con il nazismo, ma un paio di anni dopo verrà sollevata da ogni accusa.

Cremona, primavera 1957, Giuàn e Piero sono seduti in piazza del Duomo, forse le sedie se le sono portate da casa, i cremonesi osservano tranquillamente la piazza discutendo con l'amico arrivato in bicicletta e con quelli che la sedia l'hanno lasciata a casa. Quel momento rappresentava una scena tipica della quotidianità cremonese, talmente tipica da diventare ormai un classico; ci si incontra magari portandosi anche le sedie da casa, si discute e si ragiona su tante cose, i sacchi sono appoggiatati per terra, cosa contengano non è dato saperlo. L'immagine si sposta dall'altra parte, la signora sembra sorpresa dal portone d'ingresso del Duomo, in fondo Giuàn e i suoi soci sono sempre immersi nella conversazione, forse solo l'arrivo dell'orario per la cena gli farà terminare la loro conversazione.

La Cremona del 1957 non è molto lontana da quella odierna dal punto di vista architettonico, ma 65 anni sembrano un gap enorme da superare sotto il profilo dei rapporti umani, Giuàn e gli amici rappresentano il loro modo di essere cittadini con le spalle rivolte all'obbiettivo, così come l'indifferente anziano seduto sui gradini davanti all'ingresso non si preoccupa del fotografo dato che sembra quasi intento a chiacchierare con i piccioni. La tedesca Erika Groth-Schmachtenberger non la conosce nessuno, non la conoscevano nel 1957 e non la conoscono neppure adesso, eppure Erika ha scoperto e fatto conoscere Cremona usando la sua macchina fotografica che l'ha resa una delle più famose fotografe del '900. Sembra strano, ma Erika è considerata nel gotha della fotografia fin dall'inizio della sua carriera negli anni '30 ma a Cremona c'è arrivata quasi per sbaglio. Quel giorno del 1957 era a Milano, sale sul treno direzione Bologna ma a Cremona non arriva la coincidenza e tocca aspettare, magari anche tutta la giornata.

Erika decide di visitare la città e rimane folgorata, dalle persone e dalla architettura, prende la macchina fotografica e comincia a far girare rullini, cosa rara per lei che, di solito, si concentrava con poche foto e studiate bene. Le immagini raccontano un'altra Cremona, si vede che alcune non richiamano la perfezione come studio della luce o del soggetto, ma sono piene di energia, di vita, di storia. Il Duomo è difficile da abbracciare tutto ma i particolari lo sanno rendere unico, le lenti non sono altro che lo strumento più raffinato per il colpo d'occhio dell'enorme talento di Erika, alcune foto sembrano non esattamente ortodosse, la luce e l'inquadratura non sono sono perfette ma riescono comunque a catturare la bellezza di una città e la bellissima semplicità dei suoi abitanti impegnati nella quotidianità. Le storie della Passione di Cristo dentro la Cattedrale meritano degli scatti così come il portico della Bertazzola, magari il treno era già in stazione pronto per portare la fotografa verso la sua destinazione ma, a quel punto, Erika rimane in piazza del Duomo perché vede una città diversa da quella che avrebbe potuto mai immaginare. Il servizio fotografico non sembra avere un concetto di fondo, non viene sviluppato secondo una logica ma cattura le persone e piccoli spazi della città di Cremona lasciando ad altri professionisti alcuni profili ben più imponenti della città.

Le scelte di Erika raccontano storie di umanità e persone più che di architettura. Erika Groth-Schmachtenberger collaborerà per decenni con Leni, il loro lungometraggio, Terre Basse, cominciato nel 1934 e fermato per la guerra, vedrà la luce delle sale cinematografiche esattamente 20 anni dopo, quando le due fotografe riusciranno a portare a termine un lavoro meticoloso e lunghissimo. Erika racconterà una Cremona diversa dal solito ma non è vero che è sconosciuta ai cremonesi, una sua foto fece la storia della fotografia ispirando il sigillo di una famosa birra italiana, quella dell'uomo con i baffi.

Marco Bragazzi


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commenti


harry

14 novembre 2022 10:12

Nella prima fotografia si vede il banchetto per la vendita di becchime per i piccioni e di spalle, seduto su una seggiolina di vimini del bar duomo, è immortalato, credo di non sbagliare, "Pinedo" personaggio della Cremona anni 60/70. Probabilmente è l'unica sua foto esistente. Singolari le frequenti capatine di Pinedo da Remo per il bianco di rito.