20 febbraio 2020, 5 anni fa iniziava l'incubo Covid. 200mila morti in Italia. Cremona il capoluogo più martoriato. Le vittime: volti noti e gente comune
Ricorre in questi giorni un terribile anniversario: cinque anni fa c'è stato il primo focolaio di infezioni di COVID-19 rilevato il 20 febbraio 2020 a partire da 16 casi confermati a Codogno (LO), in Lombardia, aumentati a 60 il giorno successivo e con i primi decessi segnalati il 22 febbraio a Casalpusterlengo (LO) e a Vo'(PD).
I numeri del ministero della Salute raccontano di una tragedia che nessuno avrebbe potuto immaginare: in totale si contano, in 5 anni, 27.191.249 casi, di cui 513.845 tra gli operatori sanitari; 45 anni è l'età media dei pazienti. Alla fine, sono 197.563 i morti e 25.402.836 i guariti.
La nostra provincia è stata tra le più colpite dal Covid. A cinque anni di distanza dal primo caso, il bilancio è terribile. I morti sono stati tantissimi, più di 1.500.
Cremona, è stata il capoluogo più martoriato in Italia: +60,7% di morti nel periodo gennaio-ottobre 2020 rispetto alla media dei cinque anni precedenti. Si sono spente vite nelle Rsa, nelle case, negli ospedali, nelle terapie intensive con uomini e donne attaccati a macchine che li accompagnavano alla morte e aiutati da medici che a volte non riuscivano a sopravvivere neppure loro. Tragedie che noi cronisti abbiamo raccontato sui nostri giornali. E poi il dramma della impossibilità di vedere, accarezzare, parlare con i nostri cari. Senza poter mettere un fiore sulle bare, accompagnarli nell'ultimo viaggio, pregare tutti insieme per loro. C'è stato un tempo in cui si faceva persino fatica a contare i morti. Una tragedia nella tragedia.
Per noi cronisti è stato un lavoro difficilissimo di cui forse nessuno si ricorda. In pista con due mascherine, guanti, calzari per raccontare quello che accadeva con qualcuno che è finito anche in rianimazione pur di informare. In tanti che abbiamo incontrato nella nostra vita e nella nostra professione ci hanno lasciato con l'epidemia di Covid . Ne ricordiamo alcuni: don Alberto Franzini (parroco della Cattedrale di Cremona), Michelangelo Gazzoni (la voce della vecchia Cremona e della Cremonese), l'architetto Massimo Terzi (architetto), Luciano Abruzzi (medico neurologo), don Vincenzo Rini (giornalista, direttore storico di Vita Cattolica), Carlo Bertolini (scrittore, agronomo ed enologo), Augusto Galli (già presidente di Autostrade Centropadane), Leonardo Marchi (direttore sanitario e generale della Casa di Cura San Camillo), Giuliano Regis (commercialista e fotografo), Angelo Locatelli (giornalista e ricercatore storico), Luigi Ablondi (direttore generale dell’Ospedale Maggiore di Crema poi dell’Asst del nostro territorio), Gian Carlo Ceruti (sindacalista e presidente della Federazione Italiana Ciclismo), don Mario Cavalleri (fondatore della Casetta di via Patecchio), Agostino Russo (avvocato con studio in via Beltrami), Andrea Micheli (imprenditore e presidente del Pizzighettone e del Pergo), Gianbattista Bertolasi (medico condotto a Castelleone), Ottavio Pettenati (farmacista), Nicola Centofanti (avvocato), Valeria Circo (di Castelverde, direttore di banca), Franco Ferrari (presidente della Vergani Spa).
E' questo solo un piccolo elenco delle persone che abbiamo incontrato nella nostra professione e che il Covid si è portato via. Ma le vittime, tutte le vittime, meritano il risarcimento della memoria, nessuna vita è banale e neppure il calore e i rapporti con i propri cari.
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commenti
Marco
19 febbraio 2025 11:37
Un'epidemia sottovalutata, come se l'idea che potesse arrivare anche in Italia fosse impensabile.
Con un paese senza scorte di dispositivi di protezione e senza posti letto.
Il 31/12/2019 la Cina ammetteva i primi casi fino ad arrivare il 20/01/19 a comunicarne la trasmissibilità da uomo a uomo.
Il 23/01/19 metteva in look down 60.000.000 di persone ma in Italia le frontiere restavano aperte fino ad arrivare al disastro annunciato dell'inizio della prima ondata il 21/02/19.
Si sono create teorie incredibili circa complotti internazionali o altro ed e' anche arrivata l'ondata lunga del revisionismo su quanto e' stato fatto per arginare l'epidemia con processi mediatici a chi affrontava un nemico con tutto quello che aveva e sperimentava nuove soluzioni fino ad arrivare ad un possibile vaccino.
Una cosa e' incontrovertibile: l'eroismo dei sanitari tutti, il numero dei morti ,l'ondata di altruismo e il senso di impotenza che ci ha aperto gli occhi sulle fragilità di un sistema che doveva proteggerci