28 aprile ‘45, 80 anni fa: tedeschi in ritirata attraversano l’Oglio. I prigionieri cremonesi vengono usati come scudi umani
Accadde 80 anni fa: scudi umani a Cremona e nel suo territorio nell’aprile 1945. In quei giorni caldi della ritirata dei verso la Germania, in più di un’occasione, i tedeschi posero davanti a sé dei civili con la funzione di “scudi umani”, per far desistere gli alleati e i partigiani da eventuali attacchi. Fu specialmente verso la fine di aprile del 1945 che truppe dell’ esercito tedesco in ritirata utilizzarono detto sistema di difesa. Bernardo Guarisco, testimone di uno di questi fatti successo a Monasterolo di Robecco nel 1945, è deceduto pochi anni fa. Egli ricordava molto bene quanto accadde un giorno compreso tra il 26 ed il 28 aprile di quell’anno.
Una colonna di tedeschi, proveniente dalla strada secondaria di Olmeneta - Gallarano, si presentò al fiume Oglio di Monasterolo frazione di Robecco. La cartina in loro possesso indicava ancora l’esistenza di un passaggio sul fiume consistente in un traghetto oppure erano stati informati che, in detta località, era in costruzione un ponte mobile.
Il traghetto tra la sponda cremonese di Monasterolo e quella bresciana di Monticelli d’Oglio, frazione di Verolavecchia, era invece stato distrutto dall’aereo Pippo ancora nel 1944 ma la sua esistenza era indicata sulle mappe dell’Istituto Geografico Militare Italiano ancora all’ inizio degli anni Settanta del ‘ 900.
Quando la colonna di tedeschi in fuga si presentò dinanzi al fiume di Monasterolo aveva davanti a sé numerosi cremonesi e, forse qualche piacentino, rastrellati cammin facendo e fungenti da scudi umani. I partigiani, appostati dietro appositi ripari oltre il fiume, non spararono per non colpire vittime innocenti. Tra di essi, testimone oculare di quanto accaduto, vi era il nominato Bernardo Guarisco che in seguito intraprese la carriera militare come carabiniere.
Negli stessi giorni, una nutrita colonna di soldati teutonici passò il ponte sull’Oglio a Bordolano giungendo a Quinzano d’Oglio. In quest’ultima località, prese venti prigionieri che vennero posti davanti alla colonna: altri scudi umani pronti ad essere sacrificati in caso di bisogno.
La costruzione del ponte mobile era stata avviata, nel marzo- aprile 1945, ad opera della Todt. Si trovava in corrispondenza della vecchia “Strada del Porto” che da Monasterolo conduceva al fiume pr prio di fronte all’omonima via bresciana. Cremonesi di Monasterolo- Robecco e di altre località unitamente a manodopera bresciana di Monticelli- Verolavecchia e di altre zone, erano stati obbligati al lavoro di costruzione sotto la diretta sorveglianza di tecnici tedeschi.
Vennero fatti tagliare tutti gli alberi della zona ritenuti idonei alla costruzione. Tra questi, querce ed olmi. Il ponte in legno era stato programmato su tre livelli di approdo secondo l’altezza delle acque.
Dopo detti lavori si procedette a piantare nel fiume, con l’ausilio di un martinetto, i tronchi che sareb- bero serviti da struttura portante del ponte stesso.
Terminato lo scheletro - impalcatura di quest’ultimo, si dovevano approntare dei piani mobili, facilmente apponibili ed asportabili, formanti la carreggiata dello stesso.
Il tutto poteva così essere reso operante ad ogni passaggio di truppe tedesche, facilmente asportato ed essere nascosto alla vista degli aerei alleati.
Ma Pippo, l’aereo inglese che sorvegliava una vasta zona del nord Italia, individuò il cantiere ed in più di un’occasione disperse, con sventagliate di mitraglia, gli addetti ai lavori. Una volta, un uomo, era rimasto aggrappato ad uno dei pali del ponte in costruzione. Pippo ripassò ma volle risparmiare quel facile bersaglio.
L’opera e la zona circostante erano sorvegliate in continuazione, giorno e notte per paura di sabotaggi, da una guardia tedesca. Una sera, mentre questa stava compiendo un giro di perlustrazione con una pila, segnalò inavvertitamente la presenza del ponte o di soldati.
Pippo, individuato il chiarore, sganciò il suo carico di tritolo facendo tremare tutto Monasterolo, Robecco, Olmeneta, Bordolano, Casalbuttano, Monticelli, Pontevico, Quinzano e zone nel raggio di alcuni chilometri. In seguito l’idea del ponte venne abbandonata parte per detto motivo e parte perché la ritirata era ormai imminente. A guerra finita, i pali, già appartenenti alla progettata struttura, vennero recuperati dai legnaioli del fiume ed usati come legna da ardere.
Nella foto il traghetto tra Monasterolo di Robecco e Monticelli d’Oglio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti