2 marzo 2022

5 marzo 1922, un secolo fa nasceva Pierpaolo Pasolini. Le tracce del suo passato cremonese: il Manin, il Po, lo sport, i giochi, i compagni di classe

Era nato un secolo fa il 5 marzo 1922 a Bologna e nella notte tra il primo e il 2 novembre 1975, veniva ucciso in maniera brutale a Ostia, percosso e travolto dalla sua stessa auto, Pier Paolo Pasolini, poeta, scrittore, regista, drammaturgo: uno dei maggiori artisti ed intellettuali italiani del ventesimo secolo. Pasolini dal 1933 al 1935 visse qui, a Cremona, nella casa d’angolo tra via Platina e via 11 febbraio, al numero civico 3 e frequentò il liceo ginnasio “Daniele Manin”. Una targa apposta dalla amministrazione Corada, non senza battaglie ideologiche in consiglio comunale e in commissione toponomastica, lo ricorda. "Da questa casa dove terminò la sua infanzia dal 1933 al 1935 Pier Paolo Pasolini dispiegò la sua avventura artistica".

Pier Paolo Pasolini era nato a Bologna. Per tutta l’infanzia e l’adolescenza Pier Paolo e la sua famiglia seguiranno il padre, tenente di fanteria, nei suoi diversi spostamenti. Tante città, tante case ma è  Casarsa, in Friuli, paese natale della madre e dove risiedevano i nonni materni, il luogo che resterà più radicato nei ricordi del poeta.

A metà dell'anno scolastico 1932-1933 il padre fu trasferito a Cremona fino al 1935 quando ci sarà un nuovo trasferimento, a Scandiano vicino a Reggio Emilia.

"Cremona era la prima città che vedevo" avrà occasione di scrivere Pasolini "e mi sembrò una metropoli". Al liceo Manin solo bei voti e un nove in italiano. I compagni di classe dell’epoca lo ricordando piccolo, magrissimo, zelante. Suo compagno di banco fu l’ingegner Orsetto De Carolis che lo ricordava così: “ Facevamo a gara per poterlo superare. Ricordo la mia rabbia perché mi ritenevo bravo in italiano e alla fine spuntai solo un otto, lui mi batté con un nove pieno». «Ero il suo compagno di banco ma non mi dava grande confidenza», ricorda ancora «Probabilmente per la sua timidezza, parlava poco. E non gli dovevo neppure essere molto simpatico. Forse perché quando facevamo la lotta, perdeva sempre. Così mi rifacevo di quel voto in meno in italiano scritto».

Purtroppo dei temi di Pasolini, al Liceo Manin, per una serie di contrattempi e di inconvenienti, di quei temi non è rimasta traccia. Nei temi il giovane Pasolini, ricordano i compagni del Ginnasio, univa alle suggestioni padane immagini scolastiche, spesso ispirate dai poemi omerici. Molte frasi, poi utilizzate nel libro Romàns, probabilmente erano state sperimentate già nei temi in classe. Il Torrazzo, ad esempio, era definito «cartaceo e struggente», mentre di Cremona si dice che l’aveva accolto «con le sue superfici di pietra».

Nel 2006 il professor Gianfranco Taglietti realizzò un'intervista per "La Cronaca"  all’ing. Orsetto De Carolis un pensiero di quel tempo e di quell’età. 

«Ho un ricordo ancora vivo di Pier Paolo Pasolini Erano i primi anni Trenta, la scuola era il ginnasio inferiore ‘Daniele Manin’. Il professore, Alfredo Mori, toscano d’origine e di lingua, dall’alto della cattedra ci insegnava soprattutto il latino. L’aula era ad anfiteatro, a tre quartieri, con vecchi banchi di legno, con il calamaio in un foro apposito e la ribaltina. Nel quartiere dimezzo, nel primo banco, proprio sotto la cattedra, Pasolini, a sinistra, io a destra seguivamo attenti le lezioni. Eravamo nel primo banco, perché Pasolini era il più piccolo della classe (era avanti un anno); io perché ero piuttosto vivace

«Pasolini era, di temperamento e umore, melanconico -direi addirittura triste-; silenzioso, di condotta irreprensibile faceva contrasto con me, eppure andavamo continua competizione per il voto. Al termine di ogni trimestre, veniva ‘Bigio’ (il preside Luigi Cisorio) a leggere i voti delle pagelle e tutti i compagni, in silenziosa ed ansiosa attenzione, attendevano i nostri voti per un confronto". 

«Di Pasolini ricordo anche una caratteristica particolare. Direi un... privilegio: poteva uscire dall’aula in qualsiasi momento durante le lezioni senza chiedere il permesso. Si alzava di colpo e la cosa accadeva almeno quattro volte in una mattina. Non l’ho più rivisto».  

Ancora Gianfranco Taglietti ricordava su "Cronaca" gli altri compagni di classe di Pasolini

Giorgio Levi (figlio del direttore della Provincia, poi musicista) lo ricordava come un ragazzino esile, molto intelligente, bravissimo in italiano. Una volta, da un supplente, lui (Giorgio) ebbe un voto superiore a quello di Pier Paolo e ne provò tale emozione che non dimenticò più quel voto. 

Altri compagni di scuola erano i fratelli Cavalli (Aristide e Gherardo, che saranno poi docenti di matematica), Mario Petrini (direttore di farmacia), Antonio Gandolfi (avvocato), Marino Feraboli (medico a Genova), Fernando Galli (alto dirigente dell’ENEL), Emilio Rizzi (ingegnere a Novara), Antonio Zangrandi (generale d’aviazione). 

Giancarlo Pandini, critico letterario, scrive che, per Pasolini, fu “un periodo importante, questo cremonese, perché alimentò un nuovo sentimento, legato alla figura materna, fatto di leggerezza, di dedizione, miste a una serietà che era addirittura intransigente”, come dice lo stesso Pasolini, ricordando l’impatto con la città, le ‘sue superfici di pietra, l’antico affaccendarsi del centro, le zone erbose della periferia fluviale’. 

Così Pasolini descriveva la sua uscita dalla scuola per arrivare alla sua casa, ‘dura e lucida come di metallo’. Ma altrettanto degna di essere ricordata è l’uscita dalla casa per raggiungere il Ginnasio e dirigersi verso il viale Po: “Si usciva di casa, all’angolo di via XI Febbraio e, lasciate a destra le strade così crudamente cremonesi, che percorrevamo ogni giorno per andare al Ginnasio, ci si spingeva lungo i biancastri, sonori selciati, in direzione del teatro Ponchielli, dove la città si faceva più vuota e quasi sconosciuta. Così giungevamo alla impolverata piazza, di- messa come quelle delle fiere paesane, dove cominciava il viale Po”. (Pasolini, Romans, cit., p.115)  

In una lettera al critico Gianfranco Contini, Pasolini scriveva: “Egregio Sig. Contini, Lei è a Cremona! Ma non sa che questo fatto non solo mi ‘colpisce in pieno petto’, ma me lo devasta? E per di più i tetti, proprio quelli che io per tre anni (dai dieci ai tredici) vidi dalla terrazza della casa in via XI Febbraio, dove fui il vecchione dell’ultima impubertà. (...) ImmaginarLa nell’unico luogo del mio tempo non ancora sconsacrato, mi dà un’emozione quasi amorosa. Corso Campi, i Giardini pubblici, la ‘Baldesio’, il ‘Ponchielli’....: ecco un’altra malattia, a cui la sua presenza dà quella specie di felicità con cui quei posti mi ricompaiono nel sogno”.  (Pasolini, Lettere, 1940-1954, p.326). 

Ancora Gianfranco Taglietti ricordava i compagni di gioco di Pasolini.

"Suoi compagni di gioco erano i fratelli Cavalli, chiamati Ari e Ghera, la cui casa (in via XI Febbraio, 3) era quasi di fronte al n.2, dove abitavano - come sappiamo - i Pasolini. Ai Cavalli si univa spesso l’amico Giuseppe Pontiroli. Il campo di gioco, il terreno degli scontri, era il cortile di casa Cavalli, oppure un tratto della riva del Po. I loro giochi - per lo più di... ispirazione salgariana - non differivano da quelli soliti ai ragazzi della stessa età; combattevano tra di loro aspramente, anche se con molto rispetto per le norme della cavalleria. I compagni di gioco (purtroppo ormai non più tra noi) avevano ancora presente nella memoria un fortino da loro costruito e stabilmente utilizzato per le frequenti.... battaglie. 

Attorno agli anni ‘50 Pier Paolo fece una rapida visita a Cremona, per salutare gli amici e portò in omaggio alla madre dei due Cavalli le sue prime pubblicazioni. Segno, questo, che i ricordi cremonesi erano rimasti ancor sempre vivi nella mente di Pier Paolo, in cui risuonava - come una delle ‘voci’ di quel tempo - il richiamo in dialetto che il padre del dott. Pugnoli lanciava alla moglie (“Ursula... !, gridava dal cortile, perché scendesse ad aiutarlo nel negozio di drogheria). 

Dopo il trasferimento da Cremona, non si allentarono i legami tra gli amici. Gherardo, in occasione del suo viaggio di nozze a Roma, gli telefonò e si diedero appuntamento in un bar di piazza di Spagna. Il prof. Giuseppe Pontiroli mantenne, per maggior tempo e con maggiore assiduità, i rapporti con Pier Paolo e con la sua famiglia

Pasolini sportivo: a Cremona, schermidore 

Il nome di Pier Paolo Pasolini, durante gli anni della sua permanenza a Cremona, compare tra quelli degli allievi dell’Accademia d’Armi. I suoi ‘compagni di pedana’ di quegli anni erano: Fulvio Righi, Onorato Melloni, Vittorio Moruzzi, Luigi Parietti. 

I corsi di scherma frequentati a Cremona (maestro era allora il comm. Riccardo Sanipoli) lasceranno un’impronta duratura nelle formazione di Pier Paolo, nel senso - almeno - di quella che sarà la sua propensione per l’agonismo (vissuto con entusiasmo) e per la pratica dell’attività atletico-sportiva. Sta di fatto che egli divenne uno ‘sportivo’: fu sciatore e anche calciatore d’attacco... esuberante (così l’ho trovato definito). Non casuale è che egli, nella prima delle lettere agli amici, nel n.49 di ‘Nuovi argomenti’, dichiari: “Lo sport è vera- mente la mia più pura, continua, spontanea consolazione”. 

Dalla metà di luglio alla metà di settembre di ogni anno egli andava a villeggiare a Casarsa (il paese dei Colussi, la famiglia della madre) e qui giocava al pallone nella squadra locale. 

In un’altra lettera (7.XI.1945), dopo aver detto del fratello e dei suoi compagni trucidati da altri partigiani di diversa fede politica, conclude con un “W lo sport e l’eredismo” (la rivista da lui fondata aveva il titolo di ‘Eredi’). 

Anche in seguito la passione per il foot-ball riaffiorò in lui: si ricorda infatti Pasolini con la maglia del Genea e un’altra volta, della Sampdoria. Orgo- glioso, era solito mostrare la medaglia da lui vinta in un torneo di calcio. 

L’alunno Pier Paolo Pasolini, al ginnasio ‘Daniele Manin’, conseguì risultati lusinghieri. Venne promosso dalla I.a alla II.a e dalla II.a alla III.a con votazioni superiori alla media dell’otto; in III.a ebbe dieci in condotta e tutti otto, con ‘lodevole’ in religione.

Il preside era il prof. Luigi Cisorio; furono suoi insegnanti: per le materie letterarie, il prof. Alfredo Mori, autore di romanzi di buona fama; per la matematica, il prof.Ugo Bozzetti; per l’inglese, le prof. Livia Servi Rho e Lidia Crescini; don Bertolazzi per la religione. Per tutti e tre gli anni il suo nome comparve sull’albo d’onore.

Nelle foto la classe Terza A al Manin. Pasolini è al centro con la giacca a doppio petto, i capelli ricci e la scriminatura. La foto è stata scattata all'imbocco della Galleria. Poi Pasolini con l'amico Giuseppe Pontiroli vestiti da cow boy per una festa di carnevale

Mario Silla


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commenti


harry

2 marzo 2022 08:14

Una domanda all'autore: nella fotografia ci sono anche i fratelli Cavalli citati nell'articolo, uno dei quali, Aristide, è stato mio indimenticato insegnante di matematica alla media Vida più di 50 anni fa ? Se presenti li individuerei nei due ragazzi a sinistra in pantaloni corti.