25 agosto 2023

A fine agosto 325 minori non accompagnati in città. Quasi tutti egiziani dalla città di Fayoum. Carlo Bassignani: “Così funziona l'accoglienza, non è solo una brandina in più”

Un paio telefonano nel cortile di via Bonomelli 81; un gruppo gioca a biliardino all'interno; un altro studia l'italiano con un'insegnante nel salone attiguo. Sono i minori stranieri non accompagnati del Centro diurno Giona, gestito dalla cooperativa Nazareth. In questi giorni si sta parlando molto di loro e del fatto che il modello virtuoso costruito a Cremona in materia di ospitalità sarebbe finito. “In crisi no, ma messo continuamente alla prova sì”, dice Carlo Bassignani, 37 anni, responsabile dell'area accoglienza della coop Nazareth. Pochi più di lui, quindi, hanno il polso della situazione e sono dentro alle cose.
Dopo il diploma di perito elettronico al Torriani, Carlo, studi all'Università Cattolica, ha scoperto la passione per il lavoro educativo e il volontariato, passione ereditata dalla madre Ennia, colonna della San Vincenzo.

“Dal 2006 al 2019, due o tre settimane d'estate, sono stato in Albania a fare animazione con i bambini. Da 15 anni sono alla cooperativa Nazareth, sempre nel campo dei minori non accompagnati, prima come volontario, poi da dipendente”. Con lui un'altra dozzina di operatori.

Il suo cellulare è acceso 24 ore su 24. Lo era anche martedì. “Hanno chiamato i carabinieri per informarmi che si erano presentati in caserma due ragazzini egiziani, due fratelli”. Probabilmente partiti da Milano in treno. “Ho avvisato il nostro operatore di turno - siamo in 5 che ci alterniamo dalle 8 alle 8 del mattino dopo - e lui si è mosso per trovare loro una sistemazione. Non da noi, perché in questo momento non abbiamo un letto disponibile, ma presso un'altra struttura”.

In città nell'intero 2022 sono stati 219 i ragazzini arrivati: oggi, quasi a fine agosto 2023, siamo a quota 325. Così il Comune deve fare i salti mortali e dirottarli altrove, a Udine o Pavia, Pescara e Salerno.

Coop Nazareth, capofila di una cordata formata da altri tre partner (Sentiero, Servizi per l'accoglienza, Mestieri Lombardia), gestisce 113 posti, di cui 58 direttamente in capo alla Nazareth stessa. “Quaranta sono per i minori, 18 per i neo-maggiorenni, ospitati in 14 alloggi. Come detto, i posti sono tutti occupati. Facciamo fatica a tenerne liberi 2 o 3 in previsione del weekend quando, come l'autunno scorso, di minori ne giungevano una quindicina a volta. Se i nostri posti sono saturi, sento il Comune, che poi contatta le comunità in giro per l'Italia. Lo sento quotidianamente”.
Tra questi giovanissimi ci sono i kosovari della rotta Balcanica, ma la maggioranza è composta dagli egiziani che attraversano il Mediterraneo. “Provengono quasi esclusivamente dalla città di Fayoum. All'inizio gli adulti, ora i minori. Potrebbe esserci un traffico di migranti. Vengono a Cremona perché, grazie al passaparola, hanno capito che è una città accogliente, che nessuno è mai stato lasciato per strada. Salgono sul treno all'ultimo binario della stazione Centrale di Milano. Il treno è diretto a Mantova e fa fermate intermedie, Cremona è una di esse. Quasi tutti scendono qui e arrivano durante il giorno, raramente di notte. Attraversano la strada e suonano il citofono alla caserma dei carabinieri ma si recano anche in Questura, e questo significa che qualcuno li accompagna”.

In questi anni Carlo ha visto cambiare i protagonisti di questa emigrazione di massa dall'Egitto.

All'inizio le famiglie mandavano il figlio più grande che doveva riscattare il debito per il viaggio. Adesso vengono tutti, anche i più piccoli. Sanno già perfettamente, grazie ai cellulari e Internet, ogni cosa, che sino a 18 anni non dovranno lavorare e che avranno il permesso di soggiorno. Pochi di loro si fermeranno a Cremona perché si sposteranno prevalentemente a Milano. Tempo fa usciva da noi gente più autonoma che trovava un lavoro e metteva su famiglia, ora si tratta per lo più di persone che, anche se non conoscono l'italiano, verranno assunte, non si sa a quali condizioni, da un connazionale. Quelli di oggi sono più adolescenti e meno adulti rispetto ai loro coetanei di ieri”.

L'impegno di queste cooperative è fatto di successi ma anche di insuccessi. “Ex minori che sono passati da noi, diventati imbianchini o muratori, vengono a farci visita con i loro figli. E questo, secondo me, è molto bello. Allo stesso tempo c'è chi è finito in carcere o è tornato nel paese d'origine. C'è chi non si merita la nostra fiducia o non sa gestire bene la sua libertà. Un operatore deve mettere in conto il fallimento. Se continuerò a fare questo mestiere? Penso di sì. Anche se non viene richiesto a nessuno di firmare il contratto con il sangue, di certo un briciolo di passione dev'esserci”.
Per fare un bilancio Bassignani parte dal vertice della piramide. “In questi 10 anni i flussi sono cambiati mentre il modello di accoglienza non è stato aggiornato. Molte energie e risorse sono state impiegate sull'emergenza, che poi emergenza non è ma la normalità. Come Paese non siamo riusciti a costruire un sistema di accoglienza adeguato, qualunque fosse il governo in carica. Ci si concentra sulla prima accoglienza ma manca una progettualità solida sulla seconda, quella che guarda al futuro”.

Dallo Stato ai Comuni, dal centro alla periferia, da Roma a Cremona. “Quello lanciato dal sindaco Galimberti è un allarme fondato. Ma il modello virtuoso di Cremona, basato sulla filiera dell'accoglienza, c'è ancora, funziona, anche se è di continuo messo alla prova. Non possiamo pensare solo a sistemare una brandina in più. Se invece siamo bravi a diversificare le cose, il modello virtuoso rimane, resiste. Perché l'ospitalità è fatta di molto altro”. E' fatta anche di quel biliardino dove Mohamed gioca con i suoi amici o di quell'insegnante che sta dando lezioni di italiano nel salone vicino.

Nelle foto Bassignani, il primo da sinistra, con ragazzi egiziani al calciobalilla. Disegni, foto di viaggi e targa della cooperativa Nazareth, lezione d'italiano alla cooperativa Nazareth

Gilberto Bazoli


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commenti


Tullio alberoni

25 agosto 2023 17:06

Vorrei conoscere che guerra o carestia / calamità è in corso in Egitto per accogliere e mantenere tutti questi minori

Pasquino

25 agosto 2023 17:55

Basterebbe il blocco navale o una conferenza internazionale a Il Cairo possibile che Giorgia non ci abbia pensato ?

Manuel

26 agosto 2023 09:10

Quelli del blocco navale sono al governo adesso ed è solo una delle tante balle strombazzate che franerà loro (ed a noi!) addosso.
I governi di centrodestra e centrosinistra si sono arrovellati per anni nel tentativo di trovare la formula magica (alla mago Otelma) per portare la manodopera “necessaria” all’imprenditoria nazionale e contemporaneamente far credere di riuscire a fermare tutto il resto della massa indesiderata. Il tutto s’e’ tradotto in sovvenzioni miliardarie, regalie ai paesi del sud Mediterraneo... e passaggi di motovedette alla guardia costiera libica.
Quest’anno bingo, con oltre centomila persone già sbarcate!
Piuttosto, tutti questi minori non hanno famiglie?... e contattarle per rispedirli a casa?
Sono conscio sia un lavoro certosino e di basso effetto numerico, ma va fatto, nel frattempo bisogna per forza assisterli... pena la disinteressata solidarietà della malavita (per chi, proprio, non abbia cuore).