25 luglio 2021

ADR, amici della Rocca, la storia di 100 volontari che da 7 anni lavorano per far Soncino più bella e riscoprirne i tesori

AdR un acronimo come molti che nasconde però grandi potenzialità. AdR sta per Amici della Rocca, generico nome di associazione che però se si contestualizza a Soncino prende un significato molto forte. Centoventi volontari che da circa sette ininterrotti anni lavorano silenziosamente per la salvaguardia del patrimonio culturale, artistico di Soncino. Sono stati gli artefici del progetto di digitalizzazione dell’Archivio Storico Comunale, forse tra i primi comuni in Italia e, di tanti altri progetti. Deus ex machina di questa associazione è il presidente Mauro Belviolandi, lungimirante uomo di cultura che grazie alle sue capacità e alla sua sensibilità storico-culturale è riuscito in poco tempo a creare sul territorio un qualcosa di unico e molto speciale. Belviolandi è disponibile e sempre pronto a ogni collaborazione. Lo abbiamo incontrato per fare il punto dell’associazione.

Presidente Belviolandi chi sono gli Amici della Rocca?

"Puntiamo ad essere non quello che ciascuno di noi personalmente crede, ma ciò che insieme riusciamo a realizzare; fin dall’inizio, circa 7 anni fa, abbiamo puntato su progetti specifici, ed è solo quello che abbiamo realizzato e che ci accingiamo a fare che determina la nostra vera identità; mi piace dire che “siamo ciò che facciamo”.

Quante persone costituiscono l’Associazione Soncinese?

"Mediamente ci siamo attestati sul centinaio di soci; l’anno scorso ad esempio eravamo in 120 circa. Quest’anno siamo ancora ben avviati. Io sono fiancheggiato da due vice presidenti: Paola Cominetti e Michele Grazioli. Gli altri componenti del direttivo sono Carla Peri, Marisa Marchesi, Anna Comendulli, Franco Occhio, Beppe Brescianini e Franco Maina."

Quali progetti avete realizzato a Soncino?

"Siamo partiti progettando il consolidamento e il restauro del ponte di fuga della nostra rocca, un elemento fondamentale, in quanto unico nell’architettura militare medievale. Un’arcata stava crollando e prima siamo intervenuti direttamente puntellandola, poi la Soprintendenza ha approvato il nostro progetto e, grazie ai fondi che il comune ha ottenuto dalla regione, abbiamo diretto i lavori di restauro.

Abbiamo anche raccolto 9000€ per il restauro degli affreschi collocati al primo piano della torre sud orientale del nostro “castello” e, assieme ad un ulteriore contributo del comune, abbiamo recuperato questa preziosa testimonianza a cavallo fra il ‘400 e il ‘500.

Abbiamo anche studiato il restauro della torre civica (Genuis Loci) e del Rivellino, progetti che il comune ha poi portato avanti autonomamente, ma siamo contenti di aver fornito l’input iniziale, come del resto per lo studio della torre cilindrica (sotto monitoraggio), anche se qui mi pare non sia per il momento partito nulla di concreto.

Su scala minore, ma non certo trascurabile, abbiamo restaurato il portone d’ingresso della rocca e, ancor più impegnativo, abbiamo restaurato, sotto la sapiente guida del dott. Paolo Mariani, il portone di Santa Maria delle Grazie. Qui l’intervento ha comportato anche la sostituzione di molte cornici e un consolidamento delle due grandi ante; un minuzioso lavoro di falegnameria e di ferramenta, che ha preceduto la tinteggiatura finale; abbiamo utilizzato l’antica tecnica di sovrapposizione di più mani di terre colorate miscelate in puro olio di lino cotto, che mi pare abbiano sortito un ottimo risultato, e contiamo anche che sia durevole. 

Due anni fa abbiamo progettato la sistemazione della grande aiuola di piazza Manzoni (Piero, non Alessandro), con un’integrazione delle cordonature attorno al monumento e la formazione di un fitto tappeto di rose sevilliane, completo naturalmente di pacciamatura naturale e di impianto automatico di irrigazione. Anche in questo caso siamo in grado di coprire quasi tutta la spesa, grazie soprattutto al nostro socio Primo Grazioli, titolare dell’impresa Bueto; se qualcosa mancasse alla totale copertura, ci penserà il comune, come già ha deliberato. Ci è stato recentemente comunicato che il comune ha provveduto a inviare il nostro progetto in soprintendenza e speriamo di non dover aspettare ancora troppo tempo.

Di particolare rilievo anche l’opera del gruppo cosiddetto Antispam; una volta al mese, esclusi i mesi invernali, ripuliamo i luoghi turistici e paesaggistici più importanti, contribuendo a fornire un’immagine più positiva agli occhi dei turisti, ma anche dei soncinesi".

Quindi i vostri sono sempre obbiettivi specifici e concreti?

"Questa elencazione di lavori, che mi hai richiesto, non vorrei portasse a pensare che per “concretezza” noi intendessimo solo opere materiali, che si vedono e si toccano; non è assolutamente così, anzi noi diamo la priorità alla valorizzazione e alla divulgazione culturale di cui le opere eseguite non sono altro che una espressione concreta, una sorta di testimonianza. È fondamentale e prioritario puntare sulla conoscenza storica, architettonica e artistica del nostro importante patrimonio, per evitare il paradosso di ridurci a distratti turisti in casa nostra. In altre parole noi pensiamo che si ama solo ciò che si conosce, e se si ama si accentua l’importanza e la necessità della conservazione e della valorizzazione: il beneficio all’aspetto turistico e commerciale deve essere la conseguenza e non il fine della nostra azione come AdR, considerando che poi entrambe le componenti se ne gioveranno reciprocamente".

A quali iniziative culturali vi riferite?

"Non sono poche le iniziative a sfondo culturale, basti pensare alla digitalizzazione dell’intero archivio storico soncinese (ora siamo già a quasi 30.000 documenti), che ha dato origine ad altri due gruppi AdR di ricerca extra moenia, guidati sempre dall’archivista Ilaria Fiori, con capacità anche di regestazione e di traslitterazione; in tal modo abbiamo superato il limite documentale del 1575, anno in cui un rovinoso incendio ha completamente distrutto l’archivio soncinese, indagando presso Archivi di Stato, ma anche presso archivi privati.

Stiamo lavorando anche ad altre due importanti iniziative: la formazione del Lessico Dialettale Multimediale, e cioè una specie di vocabolario, che conta già 5000 lemmi, che sarà consultabile con strumenti di ricerca evoluta tipo Google, con la possibilità di ascoltare la pronuncia, visualizzare clip esplicative, ecc…; è poi di rilievo anche l’altra iniziativa, il progetto Soncino Tour, molto impegnativo, che è in fase di ultimazione, che non consentirà solo di viaggiare all’interno dei principali monumenti ruotando lo sguardo a proprio piacimento, ma fornirà informazioni preziose al solo click su un dipinto, o su una statua o comunque su quanto di significativo ci si voglia informare".

Come vi rapportate al territorio e alle istituzioni?

Certamente è un aspetto rilevante, prova ne sia il costante apporto che ci arriva non solo dai soci, ma anche ad esempio dalla fondazione Popolare Crema Per Il Territorio, così come ovviamente collaboriamo col comune, che è tra l’altro l’ente proprietario di buona parte dei beni che cerchiamo di salvaguardare, ma stando sempre attenti a non perdere la nostra indipendenza e la nostra assoluta autonomia, così che in tal modo non si perda entusiasmo e piacere di operare in libertà, condizione imprescindibile per la nascita di sempre nuove idee.

Come immaginate Soncino nel 2030?

È presto detto: non ce la vogliamo immaginare. Perché, in linea con quanto ti ho premesso, meglio stare ai fatti senza troppe indagini sul futuro del mondo, anzi ti congederei proprio richiamando un noto passo di Giosuè Carducci: “meglio oprando obliar senza indagarlo, questo enorme mister ch’è l’universo”. Diciamo che facciamo semplicemente del nostro meglio, tutto qui.

Il viaggio all’interno degli Amici della Rocca è terminato. Tanti i progetti ancora in cantiere e, soprattutto molto è l’impegno concreto di questa realtà. 

Roberta Tosetti


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