23 giugno 2021

Alloggi popolari, tra realtà critiche, problemi strutturali e fragilità sociali. Il punto sull'utilità dei tutor condominiali costati 460.000 euro in 4 anni

Li vedi quei rami lì? Lì in mezzo all'erba. Li han tagliati qualche giorno fa quelli del Comune, che eran rami secchi e prima o poi finivano su una delle macchine parcheggiate sotto. Così li han tagliati, solo che poi li hanno lasciati lì per terra, tra le auto. Potevano anche portarli via, no?”. M. è sulla cinquantina. E' magro come un chiodo, non molto alto, con la testa rasata e lo sguardo sveglio. Abita in uno dei tanti alloggi ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) di proprietà dal Comune di Cremona. Siamo in via Cardinale Massaia, a un tiro di schioppo dallo “Zini”. Il caseggiato con la facciata color mattone e le fiancate gialle si allunga dalla cima di una scalinata scalcinata. Poco più avanti c'è l'ingresso a quelle che un tempo eran dette “case popolari”. Il verde non manca, ma restituisce la stessa impressione delle pareti scrostate dello stabile: è trascurato, gli alberi avrebbero bisogno di una potatura e il prato di una ripulita.

Abito qui da vent'anni”, dice M. “Mai visto un intervento strutturale. Oh, io non mi lamento, eh. Qui ci sto benissimo. Però...”. Però? “Di cose da sistemare ce ne sarebbero, ecco”. Alza un braccio a indicarmi la facciata: “Vedi com'è scrostata? Vedi quelle macchie lassù? E' l'acqua... Si vede che sgronda male. In casa mia ho una macchia in un punto del soffitto. Niente di che. Ma c'è quello del piano sopra... Beh lui sì che ha un problema di muffa. Tutta umidità che arriva fin dentro. E mica solo lui”.

Allarga le braccia. “Guarda qua”, mi fa, e pigia l'interruttore dell'ingresso comune. “Succede niente”, gli dico. “Appunto. Lo hanno aggiustato qualche giorno fa. E' rotto di nuovo”. Però son le sei del pomeriggio e in compenso la lampada perimetrale esterna è accesa che è un piacere. “Si vede che hanno regolato male il timer, ma così è uno spreco”, commenta scrollando le spalle.

 

LA FIGURA DEL TUTOR - Per piccoli e grandi problemi in stabili di proprietà del Comune, proprio come questo in via Cardinale Massaia, sono state pensate figure apposite. Sono i tutor condominiali, figure entrate in organico più di una decina d'anni fa, quando il servizio, denominato allora ESC (Equipe di Sviluppo di Comunità) era costituito da tre operatori sociali di cui due in pianta organica a 36 ore ed uno a contratto. Ufficialmente, il tutor di condominio come lo conosciamo oggi ha fatto il suo debutto nel 2013 (giunta Perri). A spulciare tra le carte si apprende che  mandato del tutor è quello di operare nell’ambito del patrimonio edilizio pubblico (ERP) con funzioni di tutoraggio degli inquilini, di facilitazione dei rapporti tra la proprietà, ossia il Comune, e gli inquilini.

A Cremona il patrimonio pubblico comunale consta di 1.042 alloggi ubicati in diverse zone della città, dal centro (334) alle periferie (708), così distribuiti: Zaist, 27; Borgo Loreto, 343; via Giuseppina/Bagnara/via Maffi/Cascinetto, 61; S. Felice/S. Savino, 114; via Ghinaglia/via Sesto/piazza Fiume, 163.

A fare da raccordo tra gli inquilini e il Comune, ci sono dunque i tutor: è a loro che i residenti degli alloggi ERP possono rivolgersi per le varie esigenze: da problemi strutturali, malfunzionamenti, difficoltà di convivenza e altro ancora. I settori comunali implicati nella gestione sono tre: il settore Patrimonio/Appalti, che si occupa della dimensione patrimoniale e di quella amministrativa attraverso la regolarizzazione dei rapporti di affittanza degli alloggi, accesso ai bandi di prima assegnazione o cambio alloggio, gestione del regolamento d’uso degli alloggi. Poi il settore Lavori Pubblici, cui compete la manutenzione degli edifici per le parti di intervento di competenza sulla base del Manuale delle ripartizione degli interventi. Infine il settore Politiche Sociali, che gestisce la dimensione sociale dell’inquilinato sia rispetto ai “casi” già in carico del servizio sociale che all’inquilinato nella sua totalità attraverso la figura del tutor condominiale.

Dopo una sperimentazione avviata durante la giunta Perri (assessore alla partita era Luigi Amore), l’attivazione della figura dei tutor condominiali è stata concretizzata tramite l'emissione di un Bando Pubblico: al primo bando, con contratto di due anni (28/12/2015 - 27/12/2017), è stata ammessa alla selezione una sola ATI locale che si è aggiudicata l’appalto per un compenso di 180.000 euro IVA esclusa. Il secondo bando, con contratto di due anni (15/02/2018 – 14/02/2020), andato deserto, se l’è aggiudicato la stessa ATI per un compenso di 280.000 euro IVA esclusa.

L'ultimo contratto è dunque scaduto e in regime di proroga e a quanto si apprende l'amministrazione starebbe approntando il prossimo bando. Va altresì rilevato che i due bandi ad oggi emessi se li è aggiudicati lo stesso soggetto (l'ATI costituita da coop Cosper, Altana, Bessimo e Nazareth), di fatto in assenza di concorrenza. Ne consegue che nell’arco di quattro anni di gestione, l’Amministrazione Galimberti ha investito 460.000 euro IVA esclusa, ritrovandosi però senza un servizio permanente e in pianta organica. 

Complice anche il lockdown, le difficoltà negli alloggi popolari sono aumentate, al punto che in molti segnalano criticità e un non sempre utile apporto dei tutor. Durante i mesi del lockdown, ad esempio, in molti casi la figura del tutor condominiale è di fatto sparita dai contesti ERP e i tutor ricevevano solo in alcune sedi del territorio o lavoravano a chiamata, modalità non funzionale all’idea di presidio e attivazione della comunità.

Chiedo un riscontro a M.: "Ma i tutor qui li vedete spesso?". Mi guarda, allarga un sorriso: “Mmm... Beh, se li chiamiamo vengono, non ti dico di no... Sono disponibili... Però...”. Però i problemi sono ancora tanti e, confida M., “la risposta è sempre che non ci sono soldi”. Spegne la sigaretta. “Vieni, ti faccio vedere”, mi dice. Lo seguo in una sorta di “tour” per la struttura di via Cardinale Massaia. Saliamo i gradini sbeccati e crepati e traversiamo un androne passando da colonne squadrate. “Spazi comuni”, mi dice mostrandomi uno spettacolo desolante fatto di graffiti, sporcizia, abbandono, vani malamente murati. “Ci vengono a spacciare, anche”, dice M. senza enfasi. 

Da qui scendiamo nei garages. “Fai una foto lì”, fa indicandomi un cumulo di vecchi mobili, antine, una tv a tubo catodico, uno sgabello, una cassettiera. Qualcuno ha fissato un biglietto con del nastro da pacchi: “Ho già chiamato lo sgombero”, si legge. “Verranno a portare via tutto”, dice M. mentre apre la porta del locale rifiuti, letteralmente ingombro. “Guarda su”, dice un attimo dopo. “Vedi quelle macchie? Infiltrazioni. Qui quando piove forte si allaga tutto. Un bel casino”. Entriamo nella zona cantine. Anche qui, rifiuti ingombranti accatastati in un angolo: una vecchia lavatrice, un televisore, una stufetta. “Io in fondo ci sto bene qui – mi dice M. poco prima di salutarci –. Però, vedi, servirebbe più attenzione. Lo so che non è semplice, ma la risposta non può essere sempre che mancano i soldi”.

 

LEGIONE CECCOPIERI – Risalgo in auto, annoto due spunti e mi sposto in via Legione Ceccopieri, non distante da via Brescia e poco oltre il cimitero. All'incrocio con via Litta ci sono due grossi caseggiati dalle facciate grige e consunte. Immobili ERP anche questi. Scambio due parole con un anziano residente. Parla poco, dice di sentirsi in una sorta di “confino”. Poco più avanti un signore un po' sopra la cinquantina posteggia lo scooter, scende e toglie il casco. Lui è più loquace. Parla volentieri e non nasconde il malcontento. “Vengo a trovare mia madre. Ha 85 anni. Vive qui, al secondo piano”. Indica l'ingresso attraverso il quale ammicca in tutto il suo grigiore un ascensore vecchio modello. “Quello una volta va e una no. Quando parte dà un contraccolpo che sembra debba precipitare”, dice l'uomo. “Un mese fa si è bloccato con una persona dentro. Son venuti per aprirlo e ci hanno messo mano non so quante volte. Il fatto è che andrebbe cambiato, ma non ci sono soldi, dicono. E sì che lassù ci abita anche una persona disabile”.

Anche qui, in alcuni appartamenti, ci sono problemi di muffa e infiltrazioni di umidità. Su al secondo piano l'uomo mi parla di crepe strutturali. Ma giù in cantina è anche peggio: “L'accesso è aperto e dentro ci vanno a dormire. Abbiamo chiamato i vigili una quindicina di giorni fa, ma ancora non le chiudono. Ogni tanto ci si trova anche qualche siringa. No, ormai chi abita qui, le cantine non le usa nemmeno più. Mica si fida”. Qui i tutor vengono spesso? Fa una smorfia: “No. Non sono molto presenti, non passano spesso”. Non è soddisfatto del servizio? “Non dico che è il peggio, ma si potrebbe fare molto meglio”.

 

LARGO PAGLIARI - Saluto l'uomo e mi sposto in Largo Pagliari, il grande immobile all'angolo con via del Giordano, a pochi passi dal centro. Qui le cose sembrano andare meglio. E d'altra parte lo stabile è stato oggetto di corposi interventi alcuni anni fa. Nel cortile interno incontro una ragazza: “Vado a trovare un'amica. I tutor? Non saprei, io qui non ci abito, ma da quello che mi dice la mia amica non è che servano a granché”.

Di tutt'altro avviso una signora straniera, che si affaccia alla porta con la figlia adolescente. Tutte e due sono molto soddisfatte: “Qui vengono due donne, di solito. Sono bravissime. Se chiamiamo, arrivano. Se serve qualcosa fanno il possibile. No, non ci possiamo lamentare”.

Di poche parole ma senza recriminazioni anche il signore che staziona al centro del cortile, fumando una sigaretta: “I tutor? Bravi. Se serve ci sono”. Ugualmente laconico ma soddisfatto l'uomo sulla quarantina che esce col cane dallo stabile dirigendosi in via Manini. “Sì, abito qui. No, problemi particolari non ne ho. I tutor? Per quello che posso dire io, quando abbiamo bisogno arrivano”.

Immobile che vai, situazione che trovi, insomma. E di stabili da visitare ce ne sarebbero tanti altri. Quello che ne esce, per ora, è un quadro in chiaroscuro, con molti problemi ancora da risolvere e tante esigenze cui far fronte. E forse, a questo proposito, sarebbe utile mandare in porto un progetto che giace nei cassetti dell'amministrazione ormai da anni. Quello per la realizzazione di un Servizio Casa, esattamente come quello messo in atto in molte città italiane, con i tre servizi/settori che gestiscono il patrimonio immobiliare comunale coordinati e accorpati in un’unica struttura pubblica. 

 

IL PUNTO DI VISTA DELL'ASSESSORE – Qualche prima risposta alle tante esigenze sociali e abitative arriva dal vicesindaco e assessore alla Casa, Andrea Virgilio. “Per quanto riguarda i tutor – spiega – faremo un nuovo bando. Quello che va detto è che la figura del tutor ha più che altro una funzione sociale, perché per quanto riguarda le manutenzioni degli alloggi ERP il tutor è più in secondo piano. Diciamo che è una figura che serve più che altro sotto il profilo delle fragilità sociali e che per il Comune rappresenta un aiuto prezioso facendo da tramite con l'amministrazione”.

Dal punto di vista strutturale e manutentivo degli alloggi comunali, Virgilio assicura che “si sta affrontando gradualmente il problema”. “Il tema c'è – ammette Virgilio – e lo stiamo affrontando, ad esempio con particolare attenzione per gli spazi comuni. A questo proposito, ricordo che gli alloggi a San Felice negli ultimi tempi sono particolarmente attenzionati dal Comune”. Certo è che, aggiunge il vicesindaco tornando alla figura del tutor, “il tema è anche quello dell'aspettativa. Il tutor non può risolvere problemi di natura strutturale o manutentiva, ma indubbiamente è una figura importante di accompagnamento che segnala le varie tematiche all'amministrazione”.

Quanto al Servizio Casa, Virgilio osserva che “il servizio, di fatto c'è. Non è un settore unico, è vero, ma c'è un'interazione permanente tra i tre settori coinvolti, vale a dire il settore alloggi, quello delle manutenzioni e il settore sociale”. “Stiamo inoltre cercando – conclude Virgilio – di intercettare finanziamenti regionali per poter avere dei tutor anche in contesti ALER (Azienda Lombarda per l'Edilizia Residenziale; ndr)”.

Nei collage fotografici a scorrimento in alto, immagini da via Cardinale Massaia, via Legione Ceccopieri/via Litta e Largo Pagliari.

Federico Centenari


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commenti


Michele de Crecchio

24 giugno 2021 10:29

Sarebbe interessante sapere come funzioni anche le figura del "maggiordomo di comunità", inventata qualche tempo fa dall'ultima giunta.