Assolta dalla Corte d'Appello per abbandono di minori, era stata condannata dal Tribunale di Cremona. L'avvocato: "La madre si era premurata che i piccoli fossero curati dai figli maggiori"
Era stata condannata per abbondono dei figli minorenni dal tribunale di Cremona a 9 mesi di reclusione. La corte d'appello di Brescia ha invece oggi assolto la madre.
È la vicenda di una donna extra comunitaria, assistita dall'avvocato Anila Halili del Foro di Cremona, residente in provincia di Cremona, che l'1 e il 2 settembre 2019 aveva lasciato in casa da soli quattro figli piccoli: il marito della donna era assente dall'abitazione perché detenuto in carcere. In sostanza l'accusa verteva sul fatto che i piccoli, seppur assistiti dai fratelli maggiori, avevano dovuto dormire da soli nell'abitazione e che la stessa era in pessime condizioni igieniche.
La donna si era giustificata spiegando che aveva dovuto momentaneamente assentarsi per recarsi a Milano da un'amica per recuperare del denaro che le aveva precedentemente prestato. A fronte di un imprevisto dell'amica la madre aveva dovuto fermarsi a dormire fuori dalla sua abitazione. A causa poi dei ritardi dei treni riusciva a rientrare solamente alle 19 del giorno seguente. "Nel corso del processo d'appello - ha spiegato l'avvocato Halili - ho evidenziato che la mia assistita non aveva alcuna consapevolezza dell'esposizione dei minori ad un eventuale pericolo. I bambini, infatti, erano stati lasciati in un luogo assolutamente familiare come la dimora di famiglia. Peraltro all'arrivo nell'abitazione dell'assistente sociale nessuno di loro dava segno di disagio per l'assenza della donna. Non solo è sempre rimasta in contatto con loro: nel corso della sua assenza si era premurata che i ragazzi più grandi si prendessero cura dei loro fratelli minori. Anzi, si erano improvvisati cuochi per preparare la cena e il pranzo visto che comunque in casa non mancava il cibo.
Ultimo, ma non per importanza, la donna aveva lasciato un apparecchio telematico per potersi tenere costantemente in contatto con loro. Un particolare che è stato ribadito nel corso dell'istruttoria. Vista la situazione non si poteva condannare una madre che per mandare avanti l'economia familiare, peraltro piuttosto precaria, aveva lasciato, per qualche ora, i figli sotto la vigilanza dei fratelli maggiori. Il fatto che poi avesse passato una notte fuori casa era stato provocato da cause indipendenti dalla sua volontà quali il contrattempo dell'amica e il cronico ritardo dei convogli ferroviari sulla linea che collega Cremona con Milano", conclude il legale.
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