Attività socio-occupazionali per persone con fragilità. ‘Insieme’, è il nuovo progetto della Casa del Pellegrino di Crema per ‘fare comunità’
“Solo insieme ci salviamo: mai più da soli”. Parte da questa consapevolezza Insieme, l'ultimo progetto elaborato dalla Casa del pellegrino Aps con sede nel quartiere cremasco di Santa Maria della Croce. Consiste nella proposta di attività socio-occupazionali per persone con fragilità. I giovani verranno coinvolti in laboratori creativi finalizzati alla creazione di bomboniere o all’abbellimento della sala ristorante o, ancora, in attività culinarie. Il progetto partirà in via sperimentale da ottobre a dicembre per tutti i giorni feriali dalle ore 10 alle ore 12. L’intenzione è quella di avviarlo stabilmente dal mese di gennaio 2023, procedendo poi, nel rispetto delle esigenze e delle peculiarità di ciascuno e all’esito di un percorso graduale, all’inserimento delle persone durante il servizio di ristorazione (da pochi giorni attivo anche a mezzogiorno).
L’iniziativa, proposta dall’Aps presieduta da Davide Balestracci, vedrà la collaborazione di alcuni enti di Terzo settore operanti sul territorio: la Comunità Papa Giovanni XXIII, con la sede operativa di Sergnano (casa famiglia Talita Kum), l'asd Over limits e Anffas Crema. Realtà con cui la Casa del pellegrino ha collaborato in precedenti occasioni: dalla settimana estiva per famiglie di persone con disabilità ad alcune attività culinarie già in essere presso la struttura. Le associazioni avanzeranno la proposta ai ragazzi con disabilità e metteranno a disposizione personale educativo, che collaborerà insieme a Sara Volpini, coordinatrice della Casa del pellegrino.
“Questo nuovo progetto – spiega il presidente Balestracci – nasce come naturale evoluzione della settimana estiva Mai più da soli, per persone con disabilità e relative famiglie, e di progetti culinari già in essere con la Comunità Papa Giovanni XXIII. Il periodo post pandemico ha palesato un senso di isolamento e solitudine cui abbiamo scelto di rispondere ampliando il novero delle occasioni per fare comunità. Perché la diversità non deve essere intesa come limite, ma come modo per fare comunità. Come occasione di arricchimento. La sfida che abbiamo voluto cogliere con questa nuova progettualità sociale è quella di far comprendere che la diversità non deve fare paura. Non dobbiamo omologarci, ma armonizzarci, valorizzando le peculiarità di ciascuno”.
Come ha spiegato la coordinatrice Sara Volpini: “la proposta intende consentire a ciascuno di sperimentare le proprie abilità, in un ambiente accogliente e lontano da ogni pregiudizio”. Alla base vi è l’idea che le attività occupazionali “possano migliorare l’autostima e consentire ad alcuni di lavorare sui prerequisiti lavorativi”. D’altro canto vi è anche la volontà di “offrire in questo modo un sostegno concreto alle famiglie”. Presente alla conferenza stampa anche l’assessore al welfare del comune di Crema Anastasie Musumary per la quale “è necessario che le comunità riconoscano le persone con disabilità come risorse. Dobbiamo abbattere i pregiudizi, sconfiggere le discriminazioni per dare forma ad un domani diverso, più accogliente. Il lavoro da fare è tanto e bisogna farlo insieme. Questo progetto si pone in linea con lo spirito dell’amministrazione e promuove sinergia con altri enti del terzo settore. Pone le basi per un indispensabile cambio di rotta per dare dignità a tutte le persone in quanto tali e consentire loro di essere parte attiva della comunità”.
Per il parroco di santa Maria della Croce, padre Armando Tovalin: “questa progettualità è un’ulteriore espressione del progetto di solidarietà salvifica che abbiamo attuato nel quartiere. Da otto anni abbiamo scelto di percorrere la strada dell’accoglienza con strutture sempre più attente a riempire di senso la parola comunità. Questo è, dunque, un passo avanti che ci consente di vedere il limite non come limite, ma come risorsa. E la diversità come occasione di arricchimento. È un modo per rendere ancora più concreto l’insegnamento del Vangelo”. In rappresentanza del vescovo è intervenuto il presidente della commissione diocesana sociale e del lavoro Angelo Marazzi: “la diocesi sostiene e promuove da sempre questo tipo di progettualità accanto alle persone con fragilità. Il progetto Insieme arriva dritto al punto, facendo proprio un insegnamento che è giunto forte e chiaro dalla pandemia: non possiamo andare avanti soli, ci salviamo solo insieme”.
Attiva dal 2017, la Casa del Pellegrino conta sull’impegno di una cinquantina di volontari, di cui la metà tra i 16 e i 22 anni, “sono l’anima del progetto” continua Balestracci “a partire dall’idea che i giovani possano scrivere un futuro diverso, più accogliente”. In questa fase anche la sinergia con realtà del terzo settore si è fatta preziosa. “Ringraziamo tantissimo gli enti partner di questa progettualità, certi che l’inclusione e l’accoglienza si facciano insieme”. Anche il direttore di Anffas Andrea Venturini ha salutato con favore questo lavoro di rete: “ci fa piacere vedere che il nostro territorio e ancor più la nostra comunità sia attiva nel creare occasioni di inclusione sociale. Trovare realtà e situazioni diverse dai servizi di Fondazione Alba in grado di accogliere le persone disabili con le quali lavoriamo non è facile e non sono mai abbastanza. Siamo quindi contenti di aver dato la nostra disponibilità a collaborare in questo progetto perché sposa in pieno la nostra idea di lavoro nei contesti di vita quotidiani”. Secondo Angelo Suardi di Over Limits: “sarà l’occasione per i ragazzi di lavorare sui prerequisiti lavorativi e sperimentarsi in un nuovo contesto di comunità. Per molti di loro, poi, la cucina è una passione. Dunque, non c’è niente di più bello che aumentare occasioni per coltivare e alimentare le proprie passioni”.
Non è nuova a questo tipo di collaborazione la casa famiglia Talita Kum della Comunità Papa Giovanni XXIII di Sergnano, che ospita persone con disabilità. Come spiega la responsabile Lilia Perez: “già in passato abbiamo condiviso attività culinarie con la Casa del Pellegrino. Questa progettualità è stata dunque una naturale prosecuzione. Un’occasione per condividere relazioni, sperimentare abilità ed accrescere autostima. Assume concretezza così l’insegnamento di don Benzi secondo cui le membra più deboli sono le più necessarie. Sarà l’occasione per coltivare ritmi più lenti e costruire umanità per un domani migliore”.
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