Celebrato il ricordo di Fabio Moreni e dei suoi compagni morti 31 anni fa durante una missione umanitaria in Bosnia
Sono passati 31 anni dal 29 maggio 1993, tragica data in cui perse la vita, a Gornij Vakuf, nell’attuale Bosnia, durante una missione umanitaria, il cremonese Fabio Moreni, insieme a Sergio Lana e Guido Puletti. Così ogni anno, il 29 maggio, viene celebrata a Cremona la Messa in suffragio dei tre martiri della carità, proprio nel luogo che continua a tenere viva la memoria di Fabio: Cascina Moreni.
Quest’anno la Messa è stata presieduta dal vescovo Antonio Napolioni e concelebrata da don Pierluigi Codazzi, presidente di Caritas Cremonese e membro del Consiglio della Fondazione Moreni, don Giulio Brambilla, parroco di Cristo Re (parrocchia in cui si trova Cascina Moreni) e don Graziano Ghisolfi e don Alberto Mangili, in rappresentanza delle realtà che operano negli spazi della struttura di via Pennelli: l’associazione Famiglia Buona Novella e la cooperativa Eco-Company.
La Messa, alla presenza di amici di Fabio e della Fondazione, si è tenuta in contemporanea ad altre due celebrazioni: una vissuta sul luogo dell’eccidio e l’altra nella Cattedrale di Kiev, comunità con la quale Fondazione Moreni ha dato vita a una collaborazione solidale.
La Messa a Cascina Moreni si è aperta con il saluto del presidente della Fondazione, Gianluca Arata, che ha sottolineato: «Viviamo una collaborazione con il vescovo ausiliare Oleksandr Jazlovec’kyj, attraverso la quale inviamo alla popolazione ucraina beni di prima necessità dall’inizio della guerra». Da qui un ringraziamento, per il supporto, alla Diocesi e alla Caritas Diocesana. Per una «cornice di esperienze di solidarietà nella memoria feconda di Fabio e dei suoi compagni».
«I grandi del mondo o erano sordi nelle orecchie o erano sordi nel cuore, nella mente». Ha esordito così il vescovo nell’omelia, introducendo il tema del viaggio del Signore verso la sua ora, verso la Pasqua. «Sapeva i rischi a cui andava incontro, come tanti nella storia. E chi li segue o condivide la stessa logica o rischia di essere linciato».
«Ci chiede di decidere se vogliamo essere mondani o se vogliamo essere diversi, strani, originali. Come è strano questo Messia – ha proseguito il vescovo Napolioni –. Che ci chiede di non dominare e opprimere, ma di servire e di donarsi. Questo ha fatto il figlio di Dio. Questo fanno i figli di Dio». Ha quindi concluso, nel ricordo di Fabio Moreni e dei suoi compagni: «Abbiamo bisogno di uomini e donne così. Ricordare chi ci ha preceduto, come Fabio, Sergio e Guido, non basta. Sarebbe tradimento non trarre insegnamento dalla loro testimonianza. Allora preghiamo perché questa memoria dia i suoi frutti».
Al termine della Messa, i celebranti – e subito dopo l’assemblea – hanno fatto visita alla tomba di Fabio Moreni, la cui salma riposa proprio nella cascina che porta il suo nome.
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