24 dicembre 2022

Ciak, si gira. "La febbre", (2004) un film di D'Alatri con Fabio Volo, girato interamente a Cremona. La piazza, le strade, la gente, il fiume, il cimitero: la città protagonista (9)

“La prima volta che sono arrivato a Cremona era novembre (2003) e pioveva. Tra tutte le città che avevo visto è quella che mi ha tolto il respiro. La sua piazza è stato come lo sguardo di una donna affascinante. Ricordo che telefonai alla produzione al riparo della pioggia sotto il porticato della Cattedrale comunciando 'Questo film lo giriamo a Cremona'. Salii in macchina e tornai a Roma”. Così racconta il suo impatto con la città il regista Alessandro D'Alatri intenzionato a girare proprio qui il suo film “La febbre” dopo il grande successo di “Casomai”.

E il nuovo film sarà interamente girato a Cremona e dintorni, luoghi e persone che hanno letteralmente stregato D'Alatri intenzionato a girare “un film d'amore”. “Ma non nel senso classico cui siano abituati a collocare 'il genere d'amore'. - Sottolinea D'Alatri – La febbre è una dichiarazione d'amore e rabbia per l'Italia, il mio paese. Amore perchè è impossibile non amarla: come si fa a non amare la sua gente, la sua cultura, il suo clima, la sua storia, l'arte e la cucina? Rabbia perchè è un amore continuamente contrastato”. La produzione del film è di Rai Cinema e Rodeo drive con un grande Fabio Volo, Valeria Solarini, Vittorio Franceschini, Massimo Bagliani, Paolo Jannacci e Julie Depardieu. Con la partecipazione di Cochi Ponzoni e Arnoldo Foà. Tanti i cremonesi coinvolti a vario titolo e con gli attori Beppe Arena (interpreta il signor Fredoni), Jim Graziano Maglia (il sindaco di Cremona), Roberto Bona (Ferretti), Daniela Cinzia Coelli (Chiara), Roberta Taino (Giannini). E poi la straordinaria colonna sonora dei Negramaro con la canzone originaria "Mentre tutto scorre". Nel film spesso ci sono ricordi e modi di dire tipici di noi cremonesi.

Ma la protagonista del film è Cremona, città di provincia, bellissima ma anche capace di castrare le ambizioni dei giovani con la sua chiusura e la sua burocrazia (ovviamente il riferimento è all'Italia intera). Più che una commedia all'italiana, il film come dice D'Alatri è una commedia sull'Italia. La storia: Mario Bettini (Fabio Volo) è un geometra di provincia ricco di idee, entusiasta della vita con un sogno. Aprire un locale con i suoi amici. Viene assunto in Comune dove cerca di stare provvisoriamente in attesa del grande salto: ma la burocrazia, l'invidia, i mezzucci, la mediocrità, i trucchi e i sotterfugi mettono a rischio il sogno. Il sogno alla fine si realizza anche grazie all'amore e il talento ha la meglio sulla mediocrità.

Tutto il film è stato girato in città: in piazza del Comune con la banda avvolta nella nebbia (creata con i fumeogeni e dove compare Cochi Ponzoni nei panni del padre di Mario Bettini), le strade di Cremona dove Volo scorazza con il suo Ciao (“La scelta del Ciao è nata perchè non ho mai visto una città con così tanti motorini dello stesso modello come a Cremona”, ha detto D'Alatri), il palazzo comunale per la festa per il pensionamento del funzionario comunale girata nella sala della Consulta, la discarica di San Rocco, la Cattedrale, il Torrazzo, il funerale girato in via Sicardo (con il mezzo delle onoranza funebri Gadeschi), la stazione ferroviaria, il Palazzo Trecchi dove vennero ricostruiti gli uffici comunali così come a Palazzo Stanga, il Lungo Po, il cimitero, la discoteca nell'ex Centrale del Latte, la sala dei violini, le ex caserme e l'oratorio di Sant'Ilario, la campagna di Malagnino. Straodinarie le scene girate lungo il Po o l'Oglio con nugoli di zanzare, insieme a caldo e afa, che hanno messo in crisi attori e l'intera troupe. 

Ma tutta Cremona è stata coinvolta: i dipendenti comunali, il coro Ponchielli Vertova diretto da Patrizia Bernelich, l'organista della Cattedrale Fausto Caporali, le bande di Pizzighettone, Vailate, Pandino, Agnadello, Canneto, Casaletto Ceredano, Corte dei Frati. Soresina, San Bassano e Trigolo.

Un film che si potrebbe riproporre come uno spot turistico per la nostra città.

Le foto sono tratte dal libro "La febbre" e sono di Gianfranco Mura

Mario Silla


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