Condannato a due anni e mezzo il pusher con un violino Amati sotto il letto
La UIF (Unità di Informazione Finanziaria della Banca d’Italia) ha organizzato lo scorso 18 novembre 2022 un seminario sul tema "La disciplina AML applicabile alle case d’asta, gallerie d’arte e antiquari". Sono intervenuti relatori dell’Unità e della Guardia di Finanza nonché un magistrato della Procura della Repubblica di Milano per illustrare le principali risultanze emerse nel corso delle rispettive attività svolte nel comparto in trattazione. Nella seconda parte del seminario si è svolta una tavola rotonda con esponenti di diverse associazioni di categoria che hanno avuto modo di rappresentare le principali difficoltà riscontrate dagli operatori del settore nell’applicazione della normativa AML/CFT. Non è mancato anche un accenno agli strumenti musicali antichi che, al pari di molti altri beni d’arte, stanno destando interesse nell’antiriciclaggio. Il magistrato milanese presente all’incontro ha dichiarato: “Effettivamente gli strumenti musicali di piccole dimensioni si prestano ad essere un perfetto veicolo di ricchezza illecita. Speriamo che si diffonda maggiore consapevolezza dell’importanza di contrastare fenomeni di riciclaggio in tutti quei settori potenzialmente a rischio come quello della liuteria antica”.
Ieri la condanna a due anni e mezzo per il pusher che deteneva illecitamente un violino Amati del 1675, nascosto sotto il letto, ha ulteriormente confermato la tendenza. Il violino, rubato in Giappone nel 2005, era stato recuperato a Parma nel 2020 dagli agenti dell’antidroga della Questura durante una perquisizione. Si trattava di un Nicolò Amati con etichetta Nicolaus Amatus Cremonen Hieronymi Fil., ac Antonij Nepos Fecit, 1675. Il valore di mercato attualmente stimato per questo strumento musicale è superiore al milione di euro. Una cifra certamente non ordinaria se si riflette sul fatto che lo strumento fosse nella disponibilità di un “non violinista”…
La perizia all'epoca del sequestro venne effettuata dal liutaio cremonese Simone Morassi (nella foto) “Già ad un primissimo esame sono stato in grado di stabilire che lo strumento proveniva dal territorio cremonese e da una scuola di pregio, databile intorno alla fine del 600″ ha spiegato Morassi. - dichiarò all'epoca Morassi - Successivamente l’ho portato in laboratorio per fare ulteriori analisi. A partire da quella dendrocronologica, che ha consentito di datare la tavola intorno al 1660. Successivamente ho cercato presso gli archivi dei principali musei del mondo, e ho trovato una traccia in quello della casa d’aste Tarisio. Sono quindi risalito al proprietario, che aveva acquistato lo strumento negli Usa, dal liutaio tedesco Emil Hermann”. Morassi ha quindi consegnato la propria perizia, confermando che il violino sequestrato era senz’altro un’opera del liutaio Nicolò Amati databile tra il 1655 ed il 1680 e che si trattava certamente del violino trafugato nel 2005 in Giappone".
Il fenomeno del traffico di opere d’arte - secondo l’FBI americana e l’Unesco - costituisce uno dei maggiori mercati di illecito nel panorama mondiale, paragonabile soltanto a quello della droga, delle armi e quello ancora più abietto, ovvero la tratta di esseri umani. Dagli stessi report internazionali risulta pure che il mercato illecito dell’arte vive in simbiosi con il mercato lecito (dual market). Il livello di contaminazione che le organizzazioni criminali sono riuscite ad imprimere, nel corso del tempo, al mercato dell’arte è spaventoso. Questi i dati: il traffico illecito mondiale di opere d’arte vale tra i 4 e i 6 miliardi di dollari all’anno (ovvero, 8-10% del fatturato complessivo annuale del settore che ammonta a circa $ 60 mld). Un dato, questo, che emerge principalmente dai risultati di servizio delle Autorità competenti e che, pertanto, rischia di essere una sottostima poiché i fatti che emergono – come quello di Parma, citato per il violino Amati – è solo la punta dell’iceberg. Per rimanere sempre a Parma, si ricorda che lo scorso 26 luglio a Tirana è stato restituito al Conservatorio Arrigo Boito il clavicordo da viaggio settecentesco trafugato dall’istituto musicale nel 2015. Una brillante operazione del Nucleo TPC di Bologna che è riuscito ad intercettare in Albania nel 2018 una trattativa per la vendita del clavicordo, poi recuperato e restituito all’Italia direttamente dal Ministro della Giustizia albanese, Ulsi Manja, all’Ambasciatore italiano a Tirana, Fabrizio Bucci affiancato dal Comandante dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (TPC), Roberto Riccardi. La normativa antiriciclaggio è intervenuta nel mondo della compravendita di oggetti d’arte col Dlgs. n. 90/2017 che, modificando il Titolo I del D.Lgs. n. 231/2007, estende gli adempimenti specifici in materia anche in capo ai soggetti che commerciano beni antichi o che svolgono attività presso case d’asta o gallerie d’arte.
Per arginare anche il fenomeno crescente dell’utilizzo dei porti franchi è intervenuto il Dlgs. n. 125/2019 che, in attuazione alla V direttiva antiriciclaggio, ha ulteriormente esteso il profilo soggettivo in ordine agli obblighi in materia di antiriciclaggio, inserendo nel nuovo testo dell’art. 3 comma 5 lettera b) del Dlgs 231/2007 anche i commercianti e gli intermediari che operano nel mondo dell’arte, compresi quelli che operano nel settore degli strumenti musicali antichi. Dato l’elevato grado di criticità del settore e delle continue insidie che lo caratterizzano – sono ancora molti gli strumenti musicali di liuteria trafugati dai Conservatori di musica italiani che circolano liberamente nel dual market – sebbene ci siano ancora delle lacune normative, ci sono anche degli strumenti di controllo che coloro che operano in questo settore sono chiamati ad attivare anche in relazione all’elevato grado di diligenza richiesto dalla normativa col solo obiettivo di mitigare il rischio di antiriciclaggio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
commenti