Corso Garibaldi chiudono altri negozi: addio alla gelateria siciliana e "svuota tutto" il negozio di scarpe da donna. "Affitti troppo cari e nessun passaggio di potenziali clienti"
Da corso Garibaldi i commercianti se ne vanno. E non più soltanto nell'ultimo tratto dal Cittanova a San Luca. Questa volta l'abbandono riguarda il primo tratto del corso, quello che da via Milazzo arriva fino alla Galleria Kennedy. A luglio persino la gelateria siciliana, dopo un solo anno di permanenza, ha lasciato vuoto il locale. E lo fa proprio nella stagione in cui avrebbe dovuto vendere di più i suoi gelati, le granite, le macedonie. Niente, meglio lasciare e cercare altre città. "Svuota tutto" è apparso in queste ore anche sul negozio di scarpe per donna quasi di fronte. Pochi giorni e poi anche questa vetrina si spegnerà. Venti metri più indietro solo un mese fa aveva abbandonato anche il negozio d'abbigliamento "Upside down" (leggi qui), "non passa un'anima durante la settimana, meglio aprire a Mantova e a Crema" ci avevano dichiarato i titolari. E ancora sotto la torre Torresini il negozio di abbigliamento per bambini si è ritirato in uno solo dei due negozi.
Dunque non basta recuperare la casa di Stradivari, per la medievale "via Principalis" e poi "Strata Magistra" la crisi è davvero pesante e si trascina da anni. Alcuni commercianti dicono che almeno altri due negozi sono pronti a chiudere dopo l'estate. La causa? Affitti alti, scarso passaggio di potenziali clienti. Nella parte più alta del corso già si contavano una trentina di negozi chiusi ma il contagio adesso sembra aver preso una velocità davvero preoccupante ma questo non sembra preoccupare troppo nè le associazioni di categoria nè l'amministrazione. Anche se le vetrine spente adesso cominciano a vedersi anche in corso Campi (tre nell'ultimo tratto) e nelle strade laterali.
Nelle foto lo "svuota tutto" del negozio di scarpe, la gelateria siciliana, Upside down chiuso e la desolazione del corso ieri sera alle 18.45
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commenti
pierpiero
9 luglio 2023 15:06
"Fare nuova la città" dovrebbe cambiare nome e chiamarsi "Fare morire la città"
Chicca
10 luglio 2023 06:24
Concordo!! Il comune invece di buttare soldi ad abbellire le gallerie dovrebbe aiutare i commercianti!
Monica
10 luglio 2023 05:27
Se ai cremonesi sta bene agognare in questo modo….allora ok … io lo trovo davvero diciamo .. triste ….mi domando cosa sarà di questa cittadina fra qualche tempo …..
Perpi
10 luglio 2023 08:49
Riaprite al transito delle auto (e magari dei bus urbani) almeno durante la settimana quel tratto di corso Garibaldi, oggi desolatamente vuoto di persone, almeno a forza di transitare e vedere le persone si ricorderanno che esistono negozi anche in quella parte del centro. Non sarà la soluzione ideale ma in questo momento servirebbe a dare un segno prima della morte della via, daltronde quel tratto di corso non ha al momento le capacità di reggere una zona pedonale, se tornerà centrale nella vita dei cremonesi allora si potrà puntuare di nuovo sulla pedonalizzazione. I proprietari dei locali che chiedono affitti spropositati alla città oltre che egoisti sono pure poco lungimiranti. E il Comune faccia diventare centrale quella parte della città, punti molto di più sul Museo-Pinacoteca, con straordinarie opere, che può attirare molti più turisti di oggi invece di pensare solo al Museo del Violino, riporti in vita Palazzo Cittanova per usarlo per eventi e manifestazioni e faccia conoscere ai turisti il comparto delle chiese di S. Agata, S. Rita, S. Agostino e i palazzi Raimondi, Trecchi, Calciati.
Fabio Tacchinardi
10 luglio 2023 15:36
Certo che pensare di portare auto in centro è un'ottima trovata, isola pedonale e prezzi competitivi potrebbero portare la zona un area pulsante di Cremona Cremona è una città vecchia piena di rompipalle che si lagnano ad ogni iniziativa
Manuel
10 luglio 2023 21:27
La zona pedonale è stata una conquista, ma mi piacerebbe vedere con la riapertura al traffico della medesima, se si solleverebbero marcatamente gli incassi. Ci sarebbero giovinastri in continuo peregrinare con le casse a palla (io esisto!), soste improbabili, anziani piloti temerari ed irragionevoli, pedoni impauriti, residenti alla caccia del posto auto in concessione, etc.
L’idea di organizzare eventi culturali in quell’ambito di città, non è male, ma non bisogna sbagliare iniziativa per non trovarsi con un pugno di mosche e le banche a suonare il campanello. Altri quartieri pretenderebbe un impegno simile.
Sugli affitti meglio stendere un velo pietoso e, comunque, c’è gente che piuttosto di ricavare meno del preventivato, preferisce il locale chiuso; d’altro canto c’è un numero non insignificante di persone che campa di rendita/e in Italia ed il solo vociferare di intervento legislativo ad indicizzare le locazioni, provocherebbe una rivoluzione.
Il continuo proliferare di supermercati e centri commerciali fa spavento, perché percepito giustamente come esagerazione, ma il giro d’affari intorno all’occupazione di spazi, porta oneri di urbanizzazione ed ossigeno nelle casse dei comuni (speriamo solo in quelle casse).
Credo che tali situazioni si ripropongano in altre città e nel Paese in generale.
Si poteva ostacolare l’arrivo dei giganti la distribuzione decenni fa, onde preservare il piccolo commercio e l’artigianato, ma sarebbe risultata una operazione anacronistica e fallimentare.
C’è pure il non secondario tema dei salari miseri, che spinge le persone alla cautela prima di una compera.
Insomma il problema è complesso e di non facile soluzione e, per giunta, pare interessare poco ai politici.