Cremona, Parma e Piacenza. I territori dell'acqua miracolosa. Perchè non farne un itinerario tra turismo, fede e cultura?
C’è un ideale percorso (ideale perché sulla carta, di fatto, ancora non esiste nulla) tra l’Emilia e la Lombardia, in quel triangolo tra Cremona, Parma e Piacenza appartenente all’ipotetica Lunezia (la regione che non esiste ma di cui sono state gettate le basi nel 1989, 35 anni fa) che potrebbe essere definito l’itinerario delle “acque miracolose”. Perchè in una “fettaccia” di terra, per dirla alla Giovannino Guareschi, nel giro di poche decine di chilometri, c’è un significativo e singolare itinerario di località, “intrecciate” tra loro dalla singolarità di avere acque considerate “miracolose”. Un percorso ideale, appunto, ma anche se ben studiato e progettato, in un epoca in cui il cosiddetto turismo lento e sostenibile sta prendendo sempre più piede, potrebbe diventare una vera e propria scommessa per i territori di qua e di là dal Grande fiume. Con Cremona, ed il suo territorio, che ne sarebbero pienamente e fortemente incluse.
Si deve partire da una premessa, forse d’obbligo, e cioè che sono innumerevoli, in Italia e nel mondo, le località in cui quel fondamentale elemento naturale che è l’acqua è stato essenziale alla base di grazie, prodigi e guarigioni miracolose. Ma c’è una porzione del Nord Italia, quella formata da Emilia Romagna e Lombardia, in cui i fenomeni sembrano trovare una straordinaria e misteriosa concentrazione. Doveroso anche considerare che l’acqua ha una grande valenza esoterica, oltre che religiosa. E’ la sorgente della vita, la matrice che dà inizio alla vita, e la conserva. Nelle remote cosmogonie come, componente primordiale, è un principio vitale inteso come mezzo della rigenerazione.
Nelle religioni è oggetto di culto e ha grande valore simbolico, nell’ebraismo come nel cristianesimo, nell’islam come nell’induismo, nella religione sikh, nel buddhismo ed anche nel confucianesimo. E’ simbolo di vita e di morte, di male e di liberazione, di purificazione e di amore, di salvezza e di santificazione, così come di giustizia e di coraggio, di forza, saggezza ed equilibrio.
Senza volersi addentrare nell’affascinante e sconfinato mondo della simbologia, ecco che, soffermandosi sul cristianesimo, il suo segno accompagna la storia del popolo dell'antica e della nuova Alleanza e caratterizza molti santuari sorti laddove è apparsa Maria. Non a caso, la Sua presenza è stata “determinante” quando il Cristo compì il primo dei suoi segni cambiando l'acqua in vino. Per mezzo dell'acqua Egli ha anche effettuato guarigioni, del corpo e dello spirito.
Guarigioni che tra l’Emilia e la Lombardia, per mezzo dell’acqua, hanno una storia suggestiva e misteriosa. Notevole è la “mappa” delle sorgenti miracolose di queste due regioni. Si parte, forse inevitabilmente, dal santuario di Nostra Signora del Fonte in Caravaggio (provincia di Bergamo ma diocesi di Cremona), il luogo dove la Vergine, nel 1432, apparve alla umile Giannetta. Nel punto in cui Maria parlò alla veggente sgorgò, prodigiosamente, acqua dal terreno. Non si contano le grazie che, nei secoli, sono derivate, per mezzo di Maria, da quell’acqua che, ancora oggi, sgorga sotto al Sacro Speco del santuario, meta ogni anno di decine di migliaia di pellegrini. Pellegrini che, nella limitrofa provincia di Brescia, in numero sempre più rilevante, si riversano a Fontanelle, piccola località a due passi da Montichiari. Qui, ripetutamente, Maria apparve alla veggente Pierina Gilli. Alla storia è passato soprattutto un evento, quello del 1966 quando la Madonna, Rosa Mistica, si presentò agli occhi di Pierina dicendole “Il mio Divin Figlio Gesù è tutto amore. Mi ha invitata a rendere miracolosa questa sorgente…”. Ed anche qui le guarigioni miracolose che, nel tempo, si sono ripetute, sono tantissime.
Fra i luoghi più antichi spicca poi il santuario della Madonna della Fontana di Casalmaggiore. Luogo dalle origini oscure, che si perdono nella notte dei tempi, famoso anche per ospitare la tomba del Parmigianino (celebre non solo come pittore ma anche per il suo intenso rapporto con l’alchimia). L’attuale, quattrocentesco santuario sorge laddove un tempo si trovava un altro luogo di culto in cui si venerava un’immagine della Vergine, detta dei Bagni. Denominazione, questa, dovuta al fatto che, già prima del Mille, accanto ad una fonte o pozzo, utilizzata dai viandanti per dissetarsi, venne costruita una cappelletta dedicata alla Madonna, per cui la fonte venne chiamata "Pozzo di Santa Maria". Nel 1320 ci fu quindi il miracolo di un povero, cieco dalla nascita, che riacquistò la vista bagnandosi con "l'acqua della Madonna". Evento, quello, che diede origine ad una prima costruzione del santuario. Secondo la tradizione quell’acqua ebbe un ruolo fondamentale anche durante la pestilenza del 1629-1630 ed ancora oggi sono tanti i fedeli che, pregando in questo luogo la Madonna, si bagnano gli occhi e il viso, e bevono l'acqua miracolosa, ottenendo grazie. Non solo l’intercessione della Vergine, però, è alla base di questi prodigi operati per mezzo dell’acqua.
Basta portarsi sulla sponda opposta del fiume, in terra Emiliana, per trovare fonti miracolose sgorgate in luoghi legati alla memoria dei santi. Tra Fidenza e Salsomaggiore, spicca la pieve romanica di San Nicomede, costruita proprio su una fonte miracolosa le cui proprietà taumaturgiche, per tradizione, derivano dalla presenza delle reliquie del santo sacerdote e martire Nicomede. Da sempre si dice che l’acqua, che ancora si trova in un pozzo posto nell’antica cripta, serva per curare il mal di testa. Secondo la tradizione è necessario recarsi in questo luogo con un mattone sul capo, portandolo in processione, per rendersi meglio propizia l’intercessione del martire. L’uso del mattone, o della pietra, può spiegarsi come momento penitenziale ma anche come atto propiziatorio dal momento che il mattone, deposto accanto al pozzo prodigioso, diventa simbolo del dolore che la potenza taumaturgica del santo, attraverso il mezzo sensibile dell’acqua, riesce ad allontanare. Stando a quanto si tramanda pare che, con i primi mattoni, sia stata edificata la pieve. Ad una ventina di chilometri, sulle rive del Po, ecco svettare nella campagna parmense il santuario di san Rocco (celebre pellegrino e taumaturgo), ad Ardola di Polesine Zibello. Qui, il 15 luglio 1746, mentre un contagio molto virulento di peste stava sterminando il bestiame, i fedeli si radunarono, di fronte al vecchio oratorio, per implorare l’intercessione di san Rocco. Le preghiere ebbero il loro effetto. Infatti, nonostante l’aridità del suolo, la stagione estiva e la persistente siccità, in un piccolo fosso iniziarono a scaturire due sorgenti d’acqua “sul principio – come si legge nelle memorie dell’epoca – di colore ‘rossetto’ per assumere poi una colorazione più naturale”. Numerose furono le guarigioni e l’evento ebbe una larghissima risonanza. Nei decenni successivi finì nel dimenticatoio ma, da pochi anni, quell’acqua prodigiosa è tornata a zampillare di fronte al santuario e nuove guarigioni (stavolta a carico delle persone) si stanno diffondendo.
Sempre nella campagna parmense, ad una manciata di chilometri, c’è una borgata, Carzeto di Soragna, famosa proprio per la sua “Fontana della Giovinezza” come viene definita. Più di ottant’anni fa fu un rabdomante, incaricato dal Comune, ad indicare, con straordinaria esattezza, il punto in cui sarebbe stata trovata l’acqua. Spostandosi nel Piacentino, ecco di nuovo comparire san Rocco, a Sarmato, il paese dove il famoso taumaturgo di Montpellier si rifugiò dopo essere stato colpito dalla peste. Ancora oggi si conserva la fonte, sgorgata prodigiosamente, dove il santo si abbeverava e lavava. Mentre sui colli, nei pressi di Bobbio, suggestiva è la Cascata termale di San Cristoforo del Carlone. Ai suoi piedi si trova un laghetto d’acqua termale, con proprietà termominerali ed una fonte salina di acqua salsa, detta anche acqua miracolosa: che un tempo, i frati di un vicino convento, utilizzavano per guarire le malattie della pelle. Una serie di luoghi legati fra di loro da questo elemento tanto naturale quanto essenziale e prodigioso con un itinerario che, se ben studiato e ragionato, potrebbe dar vita ad una nuova frontiera tra turismo, fede e cultura.
Nelle foto la fonte di San Rocco ad Ardola, il sacro fonte di Caravaggio, la cripta della Madonna della Fontana a Casalmaggiore e la Pieve di San Nicomede
Eremita del Po
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