4 novembre 2025

Cremonese cantante lirica, patriota: ecco la donna che invitò al Risorgimento con il suo Inno alla guerra per gli Italiani. Coro composto quando già Mameli e Verdi scrivevano per gli insorti del '48

È oramai più che consolidata, nella storiografia del nostro Paese, la nozione che la vittoria dell’Esercito Italiano il 4 novembre del 1918, fu l’ultimo atto del Risorgimento italiano, iniziato il secolo precedente. E di cui il 1848, fu uno dei suoi punti focali. E’ ed altrettanto noto come le scelte politiche e i fatti d’armi furono accompagnati da una cultura risorgimentali che ebbe una declinazione anche musicale.  In particolare, nell’opera lirica e nella musica cameristica vocale; generi che andavano per la maggior parte anche nelle parti meno ‘nobili’ della società del tempo. 

Già nel 1842, con la prima al Teatro alla Scala del Nabucco (prima a Cremona Carnevale 1844), Giuseppe Verdi aveva, con il suo Va pensiero, dato il via, in embrione, a questo genere musicale di rivolta verso il dominatore austroungarico. Quattro anni più tardi, sarà addirittura una donna. Una cremonese. Una grande patriota nonché pregevolissima cantante lirica, a mettere un ulteriore tassello alla storia di questo genere. Si tratta di Elisabetta Beltrami Barozzi. Proprio nel 1848, su parole del poeta Ferragni, compose un Inno di guerra per gli Italiani che ha un incipit letterario che richiama il più ben noto Inno degli Italiani che Goffredo Mameli (su musica di Michele Novaro) aveva terminato solo un anno prima (1847); ora diventato l’ inno della nostra nazione: Fratelli d’Italia. 

I versi iniziali del testo messo in musica dalla Beltrami Barozzi sono illuminanti: Fratelli accorrete/  già squilla la tromba/ d’Italia risorta/ spiegato è il vessillo. La breve composizione, per pianoforte e coro   (eseguita a Cremona il 2 aprile 1848 in occasione dell'entrata delle Truppe Piemontesi guidate da Sua Maestà il Re Carlo Alberto, tornano concetti disseminati nell’inno composto, ancora da Mameli, su richiesta di Giuseppe Mazzini, messo poi in musica da un altro grande figlio della pianura padana: Giuseppe Verdi in quello stesso 1848:  Inno militare, Grido di guerra, che così inizia: Suona la tromba/  ondeggiano le insegne gialle e nere. (Coro maschile a tre voci e pianoforte). 

Il testo di Ferragni-Beltrami Barozzi prosegue con altre figure letterarie tipiche del tempo e cicliche nella fabulazione risorgimentale: O Diva dei liberi/ dei forti sospiro/ Te sola invochiamo/. E anche: Emblema santissimo/ di pace foriera/ un solo stendardo/ preceda la schiera

Nel testo per Giuseppe Verdi, Mameli citerà più volte il Dio guerriero al Dio dei forti, osanna!  Oppure: Chi tenta opporsi, miseri/ sui sogni lor la piena / Dio verserà del popolo.  Le insegne militari: ondeggianole insegne gialle e nere. 

Il richiamo alla nascente Italia: Sarà l'Italia. Edìfica sulla vagante arena; Non deporrem la spada/ non deporrem la spada/, finchè non sia l'Italia/ una dall'Alpi al mar.

Scansioni di versi accompagnate da un lessico musicale marziale. Imperniato su note ribattute e su una linea ritmica a fanfara, come farà Novaro con il nostro attuale inno. 

E per dare un ultimo attestato di completa dedizione alla causa risorgimentale della compositrice cremonese, ecco quanto scrive lo scrittore locale  Alfonso MandeIli, L'apparizione di Elisa Beltrami ne' più difficili momenti era desiderata, invocata, voluta dal popolo. La sua sciarpa bianca e rossa e il suo cappello piumato si consideravano di buon augurio: erano il raggio di sole che rompe la nebbia fitta, uggiosa. E il popolo correva... per acclamarla, per attenderla... per seguirla dov'essa credeva utile rivolgere i suoi passi. "Vogliamo la Beltrami! Evviva la Beltrami! Evviva l'Italia! Evviva Pio IX! Evviva Carlo Alberto! Morte all'Austria!"  

Musicologo

Roberto Fiorentini


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