2 novembre 2025

Aspettando l'opera. Tutto cremonese quel primo Nabucco al Teatro Concordia. E i balli furono del maestro francese ritratto da Degas

Il teatro Amilcare Ponchielli nell’ambio della stagione Lirica 2025/2026, in collaborazione con Operalombardia, produce Nabucco: opera simbolo di Giuseppe Verdi. È il lavoro che consacrò il compositore di Roncole nell’olimpo assoluto della musica: terza opera del Maestro dopo Oberto, Conte di San Bonifacio (Teatro alla Scala di Milano, 17 novembre 1839) - Dramma in due atti di Temistocle Solera e Un giorno di regno (Teatro alla Scala di Milano, 5 settembre 1840) - Melodramma giocoso in due atti di Felice Romani.

Verdi iniziò a comporre il lavoro nel 1840. L’anno successivo (1841) la partitura era stata completata e il 9 marzo del 1842 andò in scena la prima alla Scala di Milano. Tra gli spettatori di quella serata magica per Verdi anche Gaetano Donizetti. Nel cast vocale comparve, nel ruolo di Abigaille, Giuseppina Strepponi. Il soprano lodigiano divenne poi, fino alla sua morte, moglie e consigliera del musicista. 

L’accoglienza del pubblico scaligero fu entusiasta. Non solo per la struttura formale e compositiva dell’opera, ma anche per la musicalità dei temi utilizzati. Senza poi dimenticare il significato storico/politico sottostante la vicenda raccontata da Solera: la ‘storia’ di un popolo oppresso da un tiranno.

Nabucco arrivò al teatro Concordia cremonese, due anni dopo la prima scaligera: nel 1844. Ne seguirono, nel corso dell’Ottocento, altre tre. Nelle stagioni di Carnevale del 1847, del 1860 e del 1864. Quella stagione del ‘ 44 prevedeva la messa in scena di Lucia di Lammermoor di Gaetano Donizetti e di Roberto il Diavolo di Jacques Meyerbeer.

Fu una prima che vide molti protagonisti cremonesi. Proprio a partire dalla direzione orchestrale di Ruggero Manna. Compositore e direttore d’orchestra era enfant prodige della musica locale. Ruggero era arrivato al teatro cremonese, ben prima del 1844. Già nella stagione di Carnevale (1828/1829), a soli 36 anni, aveva sostituito Giovan Francesco Poffa come maestro al cembalo. L’anno successivo assunse, seppur in maniera saltuaria, la guida dell’orchestra del Concordia.

Con lui un altro cremonese di grande prestigio internazionale: il primo violino Carlo Bignami. Nato in città nel 1808, figlio d’arte. A 11 anni per il suo talento di virtuoso, aveva ricevuto in dono un violino attribuito ad Antonio Guarneri, detto del Gesù. A 12 anni, fu ammesso come alunno nell'orchestra del Teatro Concordia. Due anni ebbe la nomina a professore ordinario con incarico per la riduzione della musica orchestrale. Negli anni della maturità fu considerato da Nicolò Paganini: il più grande violinista d'Italia. Con Carlo, in quella prima al Concordia, suonò anche il fratello Giacomo Bignami, pure violinista. Virtuoso e direttore d’orchestra in molti teatri del Nord Italia per tutto il corso dell’Ottocento. E ci fu un terzo Bignami in quelle serate: Giovanni Bignami. Sempre cremonese fu violino dei balli. Artista già richiestissimo, negli anni precedenti, anche in altri teatri; fu attivo, per anni, al Nuovo Teatro Ducale di Parma. Tra i violinisti dell’orchestra del Concordia compare anche Girolamo Manara. Dirigerà, sempre al Concordia (1856), l’opera I Promessi sposi di un altro grande cremonese Amilcare Ponchielli. Manara sostituirà poi alla guida dell’orchestra cremonese proprio Ruggero Manna

Vicende interessanti riguardano anche il cast vocale a partire da Giovannina Caspani (soprano) Prima donna Abigaille. Attiva, in quegli anni al teatro di Lodi, la sua presenza a Cremona potrebbe essere stata dettata da una scelta di Giuseppina Strepponi, prima Abigaille e all’attaccamento alla sua città natale di Lodi da dove, probabilmente, veniva la Caspani. Francesco Gnone, baritono e interprete di Nabucodonosor a Cremona e più volte nei panni di personaggi verdiani nell’Attila e nel Machbet.

Ultimo dato interessante per questa prima rappresentazione: i balli. La Burla fu firmata  da Jules Perrot. Artista talmente grande che fu ritratto ne La lezione di danza (1875), tela firmata da Edgar Degas. Con l’amante Carlotta Grisi creò uno dei balletti più importanti del repertorio ottocentesco e moderno: Giselle. Quella Carlotta Grisi cugina del celebre mezzosoprano Giuditta Grisi e del soprano Giulia Grisi. Entrambi interpreti belliniane nel teatro cremonese, ma soprattutto Giuditta moglie del Conte Cristoforo Barni di Robecco d’Oglio. E nella casa del nobile marito, in riva al fiume, Giuditta spirò: ancora giovanissima. 

Fu una prima davvero eccezionale questa del Nabucco, ma anche le altre rappresentazioni riservano sorprese interessanti per la vita di Verdi. Ne parleremo. (1-continua)

Musicologo

Roberto Fiorentini


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti