30 marzo 2022

David Garrett porterà nel mondo il nome di Cremona e il violino Principe Doria 1734 di Guarneri del Gesù: "Qui, un luogo speciale per i musicisti"

Nel 1889 Joseph Joachim, in occasione del proprio giubileo artistico, ebbe in dono lo Stradivari Cremonese 1715. Certo oggi sarebbe impensabile, anche per una rockstar. Un moderno mecenatismo permetterà tuttavia a David Garrett, virtuoso dell’archetto talora incuriosito da incursioni nei territori del rock, di poter suonare, per un progetto artistico di medio termine, il violino Principe Doria 1734, capolavoro di Giuseppe Guarneri del Gesù. Lo strumento gli è stato consegnato ieri, sul palco dell’Auditorium Giovanni Arvedi. Appartiene alla collezione di Gregg Alf e Sota Nakazawa, ma è stato il Museo del Violino ad agevolare il prestito attraverso il network friends of Stradivari. “Sono felice, grato ai prestatori, al Museo e a friends of Stradivari”, ha commentato Garrett.

Parole confermate anche nell’incontro con i friends e i liutai cremonesi. Sollecitato da Andrea Nocerino, ha raccontato il proprio amore per la città.

“È veramente un luogo speciale: senza Cremona noi musicisti faremmo un mestiere differente. Qui è nato il violino e qui sono vissuti i grandi Maestri, oggi c’è questo splendido Museo e questo magnifico Auditorium”. A maggior ragione solo qui si possono comparare strumenti di altissimo pregio – il violino Nicolò Amati 1658, lo Stradivari Cremonese 1715 e i Guarneri del Gesù Stauffer e Principe Doria, entrambi del 1734 – protagonisti di una conversazione a tema liutario. Ancor prima di distinguere le caratteristiche di ognuno il pensiero corre ai Maestri contemporanei. “Gli strumenti hanno tutti le stesse quattro corde, sono realizzati con identiche essenze lignee, eppure in ognuno c’è qualcosa di magico e non può essere descritto a parole. La forza della bellezza è la capacità di generarne sempre nuova. I liutai di oggi hanno proprio questo compito, hanno creatività e competenze per creare nuovi capolavori, belli e originali, perché l’arte è sempre innovazione”.

“Ho diversi violini contemporanei – conclude – alcuni molto interessanti. A Cremona si realizzano strumenti magnifici ed è importante e significativo che i Maestri di oggi continuino una tradizione di eccellenza alto artigianali lunga centinaia di anni”.

Il confronto con il passato è stimolo e paragone, ma senza schemi precostituiti “Non mi piace il termine preferito, soprattutto se riferito a un brano, un autore, un violino. È bello poter scegliere e ne rivendico l’importanza a livello artistico”. Anche i tre violini protagonisti della breve audizione hanno carattere differente. Il Nicolò Amati ha un suono nobile e antico, benché contenuto: è figlio del proprio tempo. Il Cremonese ha “tutto quanto si potrebbe chiedere ad uno strumento”. I Guarneri sanno conquistare con la bellezza di un timbro intensamente materico, con tante screziature, dai toni intimi alle affermazioni eclatanti. Si ritrovano tutte, tersamente specchiate nella Ciaccona dalla seconda Partita di Bach, offerta in una lettura lirica, intensa, iridescente e netta, ipnotica come lo sviluppo geometrico di un mandala.


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