23 luglio 2021

Domani chiude "Regali" di Largo Boccaccino. Una rosa nella vetrina vuota. Fulvia Panseri, un'artista nel confezionare pacchetti

Un altro angolo di Cremona che se ne va, un'altra piccola luce storica che si spegne.

E' il negozio 'Regali' di largo Boccaccino 20, in centro che più centro non si può. “Ho aperto il 19 febbraio 2000 e chiudo sabato 24 luglio, dopo quasi 22 anni”, dice la titolare, Fulvia Panseri, 70 anni compiuti il 21 giugno, nata a Bergamo ma trasferitasi in città per seguire il marito Ermanno, che all'epoca gestiva un bar e con il quale è sposata da 52 anni.
"Prima qui c'era un'attivita' di intimo. All'inizio ero intenzionata a vendere caramelle e dolcetti, ma poi ci ho ripensato e ho deciso per la regalistica, mi piaceva in particolare il discorso religioso e l'argento. Ho preso la licenza da orefice e ho cominciato. Sono partita subito bene, con curiosi sin dal primo giorno. All'ingresso c'erano due scritte: 'Regali' in grande e 'Regali' in piccolo'”. Dietro le vetrine si potevano trovare bomboniere, cornici, soprammobili. E tanti altri doni in occasioni di nascite, battesimi, matrimoni. L'elenco è ancora più lungo: “Quadri, vetro soffiato di Murano, porcellana, articoli di Capodimonte, presepi. Mi piaceva proporre cose belle”. Dalle meno alle più costose. “Ma le impacchettavo tutte per bene perché per me non c'erano differenze tra le persone che potevano permettersi tanto e quelle che acquistavano oggetti da 5 euro. Anzi, se potevo aiutare qualcuno in difficoltà, lo facevo sempre”.
La signora Fulvia è una lavoratrice instancabile. “In tutti questi anni ho chiuso una volta per 4 giorni, un'altra ancora per 4 e una terza per una settimana. Queste sono state le mie ferie, con nessuno che mi dava il cambio”. Dall'ingresso salutava e sorrideva anche ai passanti tra lei e il Torrazzo che non conosceva.

"I clienti si fidavano di me. Uno di loro mi ha ha detto: per le bomboniere per mio figlio ci pensi lei. E ugualmente ha fatto, anni dopo, per il cinquantesimo anniversario dei suoi genitori. Un altro mi ha chiesto la stessa cosa per il compleanno dei 40 anni della sorella. Mi sono seduta e ho scritto una dedica il cui senso ricordo ancora: 'Per formare una collana ci vogliono tante perle, per formare una famiglia bastano due smeraldi purissimi. E dopo 40 anni hanno un valore inestimabile'. La sorella ha capito e ha detto al fratello: 'Non è farina del tuo sacco, l'hai copiato da Internet'". I Natali erano sempre magici. "Ma anche le primavere erano una buona stagione per via dei battesimi e dei matrimoni. Non potrò mai dimenticare il rapporto con i miei clienti, la loro stima, la loro amicizia. Mi sono sforzata che facessero sempre bella figura e di consigliarli bene. Non era solo un negozio, ma un posto in cui scambiarsi le proprie confidenze. La gente ha bisogno, è sola, è questo il lavoro più grande che ho cercato di fare. Tutto ciò ti riempie e ti ripaga. Porto con me la speranza di aver dato alle persone qualcosa. Mi rimangono le loro parole di affetto ora che siamo arrivati ai saluti”.

Proprio in quel momento entra un'insegnante. “Aprivo i pacchetti della signora Fulvia una settimana dopo tanto erano curati. Mi dispiace moltissimo che se ne vada, venire da lei era avere un sostegno, un punto di rifermento perché si sapeva di trovare non solo regali ma anche affetto. Non dico tutti i cremonesi, ma i due terzi di loro sono passati da qui. Non si usciva senza sentirsi arricchiti”, racconta con gli occhi lucidi e lasciando posto a un'altra cliente in cerca di un paio di orecchini con gli angeli: “Peccato, un altro luogo così in città non c'è”.
La titolare ha nostalgia della Cremona dei suoi primi passi. “Accanto c'era un bar con i tavolini fuori già tutti occupati alle 14.30 dalle signore che si ritrovavano ogni giorno. Ora alle 16 non si incontra nessuno in giro, c'è il coprifuoco. Le serrande venivano abbassate alle 19.30, non alle 19. Dov'è la gente? Se i negozi si sono svuotati è perché le persone non vengono in centro ma riempiono il centro commerciale. La Cremona di oggi non mi dice proprio niente. È diventata una città molto triste”.

Non è pentita di voltare pagina. “A novembre il Covid ha fatto scattare un'altra chiusura del commercio. Ma era già arrivata la merce di Natale, merce da vendere e da pagare. E' in quell'istante che ho deciso: basta. Avanti così non si poteva andare, ho iniziato a lavorare a 14 anni e continuato sino a 70, era giunto il momento di smettere. Ma sono serena perché ho sempre cercato di fare le cose al meglio”. E adesso? “Adesso sono molto stanca, voglio cercare di togliermi questa fatica che mi sento addosso. Mio marito ha detto che mi vuole avere a casa con lui tutto il giorno”.

Una caratteristica dello stile della commerciante di largo Boccaccino 20 era finire di impacchettare gli oggetti con un piccolo fiore colorato. “Non so chi subentrerà qui, ma sulle vetrine vuote lascero' una rosa”.

Gilberto Bazoli


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