Chi frequenta via Serio non può restare indifferente. La strada non è più la stessa con il taglio delle 43 robinie. Guardate le fotografie a scorrimento, alcune sono impressionanti. Certo alcune piante erano malate, storte, con le radici sporgenti ma - come indicano alcuni residenti mostrando la perfezione delle ceppaie - altre non erano per niente precarie nè pericolose. "Non siamo botanici nè altro - dice un signore che ha seguito da venerdì il taglio delle essenze verdi con il groppo in gola - ma le conoscevamo bene, una a una. Ci hanno accompagnato per 50 anni ed avrebbero continuato a farlo per i pochi anni che mi restano. A chi giova questa eutanasia del verde?". "In primavera aprivamo le finestre per sentirne il profumo - aggiunge una signora in vestaglia uscendo dal numero 43 della strada - Facevano una specie di nuvola bianca, erano splendide. Ci mancheranno". Via Serio è triste e spoglia in questo modo. Tagliare 46 piante vuol dire rivoluzionare una strada. Forse le ceppaie andavano tolte contestualmente al taglio e la ripiantumazione doveva essere effettuata in tempi brevi e con piante già robuste per rendere meno traumatica la situazione.
E domani tocca a via Fulcheria dove le piante da tagliare sono 36, sul lato opposto del viale.
Intanto una lettrice che tanto si è battuta contro il taglio, Paola Tacchini, ci ha inviato questo scritto:
La Robinia
Ciao a tutti, sono una Robinia e abito in via Fulcheria, nella zona vicina al grande fiume Po di Cremona. Siamo tanti fratelli tutti ormai adulti, ed è da tanti anni che viviamo qui. Il terreno è buono, anche se abbiamo sopra le radici quella perenne crosta di sassolini e catrame che gli uomini chiamano asfalto. Ma noi non ci lamentiamo più di tanto. In mezzo a noi scorre una strada, dove passano costantemente delle scatole di metallo con le ruote che fumano in continuazione e che puzza, dicono si chiami carburante. Ai nostri fianchi tante costruzioni di pietra e mattoni, alcune più carine di altre. Poi ci sono gli esseri umani, alcuni sono simpatici e gentili e quando ci guardano, hanno un sorriso di gratitudine che ci fa scorrere la linfa più veloce dall'emozione. Poi ce ne sono altri che sono sempre di fretta, non alzano quasi mai la testa, e non riesco a capire che cosa provino. Ma quelli che proprio non comprendo sono quelli arrabbiati. Camminano con in mano una mattonellina luminosa che toccano in continuazione e poi mi maledicono se si inciampano nelle crepe del terreno. Brontolano quando le mie foglie cadono sulla loro preziosa scatoletta metallica... e che sarà mai, mica la ammaccano, io ho delle foglie molto leggere, tondeggianti di un bel verde chiaro e poi le perdo solo una volta all'anno.
A proposito delle mie foglie, finita la stagione fredda gemmano e poi diventano di un bel verde brillante e sono talmente fitte che fanno una bella ombra rinfrescante nelle afose estati padane. Io, come tutti i miei fratelli, respiro anidride carbonica, e anche tante schifezze che escono dai "trabicoli" umani e grazie alla mia sintesi clorofilliana emetto ossigeno. Più sono sano e più foglie ho, maggiormente riempio questa via di ossigeno. (La notte no, però, mi riposo anche io quando fa buio).
Chi di noi ha una parte del mio tronco rivolta a nord, nel tronco si forma un perenne cappottino di un soffice muschio verde smeraldo che personalmente trovo molto chic.
Sono conosciuta anche come falsa Acacia (quella originale vive prevalentemente in Africa) e dai miei fiori deriva un miele dolcissimo.
Amo molto gli animali, ospito uccellini dall'allegro cinguettio e adoro veder nascere i loro pulcini. Sono affezionato anche alle cicale, che col loro suono costante hanno un effetto rilassante, occasionalmente faccio esercitare in arrampicata i gatti, soprattutto quando scappano dai loro acerrimi nemici e tollero persino loro, i cagnolini, anche se hanno quella continua voglia di battezzare le mie radici...
Insomma, sarei proprio felice di questa mia vita se non fosse accaduta una cosa tremenda.
Chi comanda ha mandato un esperto di un'altra città decidendo che sono a fine vita, che sono pericoloso, perché potrei cadere con il vento e fare danni. Così chi governa la città ha deciso di chiedere la mia eliminazione e con me anche i miei fratelli, non solo del viale dove mi trovo io, ma anche di altri dei dintorni.
Mi danno la colpa anche perché le mie radici rompono Il loro rivestimento, ma scusate, anche ai vostri figli, quando gli crescono i piedini gli cambiate le scarpe... con tutta la vostra intelligenza, troverete pur il modo per rialzare un po' e livellare il vostro prezioso "marciapiede"... se i miei rami si allungano troppo e li reputate instabili, potete tranquillamente potarli, se mi alleggerite la chioma io vivo bene lo stesso... poi con sta preoccupazione delle mie foglie che cadono, se non aveste fretta le spazzerebbe via il vento e se invece vi danno tanto fastidio, raccoglietele voi, che oltrettutto sono compostabili!!!
Adesso vivo nell'angoscia. Che ne sarà di me? Verrò fatto a pezzettini e bruciato in una centrale di biomasse? O venduto e fatto a fette per diventare l'impiallacciatura di qualche mobile o armadio?
L'unica mia speranza è che qualcuno di voi umani che ci tiene a me e ha capito che faccio del bene e chiedo solo un po' di spazio per crescere, lotti per farmi vivere. Siete venuti a vedermi, fotografarmi, state raccogliendo firme, scrivendo sui giornali e sui social, sento che mi considerate un essere vivente come voi. Vorrei abbracciarvi con i miei rami, ma non sono in grado di farlo veramente, sono un po' troppo legnosi e si spezzerebbero. Vorrei regalarvi le mie lacrime di resina, ma ci metterebbero troppi secoli per diventare preziosa ambra.
Comunque, grazie per quello che state facendo... confido in voi che mi amate, non posso andar via, perché gli alberi possono fare tantissime cose, ma non possono scappare davanti a chi li vuole morti.
In via Serio, le mie sorelle non ci sono più 💔
Paola Tacchini
commenti
Roberto Regonelli
28 settembre 2021 19:49
Meravigliosa
Consuelo Cabrini
29 settembre 2021 09:52
Commovente
Pietro Ferrari
29 settembre 2021 19:10
Il pianto di una pianta che ci ricorda
La nostra ultima dimora: io la vorrei di legno alato e non malato.... Perché il compatire queste sciagurate operazioni di tagli in tronco mi porta a meritarmi una foglia di paradiso