Aria, trasporto pubblico, consumo idrico e del suolo fanno precipitare Cremona in classifica: perde 12 posizioni. Bene ciclabili e isola pedonale
Un disastro. Solo così si può definire il crollo di dodici posizioni in un solo anno per Cremona nelle città italiane monitorate nella XXVIII edizione della classifica di Ecosistema Urbano di Legambiente. La città del Torrazzo è passata dal 13° al 25° posto con un punteggio (60,96%) che l'allontana vistosamente dalle prime che nell'ordine sono Trento (84,71%), Reggio Emilia (77,89%), Mantova (75,14%), Cosenza (74,21%), Pordenone (73,30%), Bolzano (71,70%) e Parma (68,53%). Tra le prime città vanno messi in evidenzi i balzi di Ferrara (decima) che ha guadagnato 12 posizioni. Trieste (dodicesima) che ha scalato 28 posizioni e Udine (tredicesima) con 13 posizioni guadagnate. Da notare, tra le prime, un mix di colore politico delle amministrazioni (sia di centrodestra che di centrosinistra) a dimostrazione che le scelte ecologiche non dipendono dallo schieramento ma dalle capacità di chi amministra. Nel 2019 Cremona era cresciuta di quattro posizioni. Nel 2020 il crollo.
Insomma, al di là dei proclami, delle belle intenzioni, delle parole o dei caroselli pubblicitari, a Cremona in campo ambientale tanto resta da fare.
Quali le ragioni del crollo di Cremona? Innanzitutto la qualità dell'aria. Siamo all'ultimo posto in Italia (e la seconda peggiore città d'Europa, come hanno evidenziato i dati continentali) per quanto riguarda il Pm10 (addirittura 97a, ultima città censita). Male anche per la quantità dell'ozono e del biossido d'azoto. Non va benissimo anche la questione acqua sia per la dispersione della rete idrica, dei consumi idrici e dell'efficienza della depurazione. Male il trasporto pubblico e l'incidentalità.
I dati positivi sono rappresentati dalle piste ciclabili dove Cremona è sempre seconda dietro Reggio Emilia, la vastità dell'isola pedonale e la raccolta differenziata (con qualche calo).
Tra poco i dati completi.
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