14 agosto 2021

Enrico Mattei e il blitz di Cremona: quella mattina in cui la città si svegliò sventrata dai tubi del metano senza che nessuno lo sapesse

Mattei non era del tutto rispettoso delle norme che regolavano i lavori pubblici e sovente rasentava i limiti della legalità. Ne sanno qualcosa i cremonesi che una mattina, senza che fosse stato dato loro alcun preavviso, trovarono la città forata da buche e lastricata da tubi. Mattei aveva individuato Cremona come passaggio ideale per posare i metanodotti che dovevano poi proseguire verso Milano e altri importanti centri lombardi. Consapevole della lentezza della burocrazia e voglioso di realizzare la rete in tempi brevi, non chiese di proposito l'autorizzazione ai lavori. Dopo aver messo sottosopra Cremona, Mattei si rese irreperibile per due giorni, per poi ricomparire davanti al sindaco e al prefetto addossandosi ogni responsabilità e promettendo che i lavori sarebbero stati immediatamente sospesi. Si sentì invece rispondere che non andavano affatto interrotti, ma che bisognava ultimarli in tutta fretta per rendere agibile la città. Era proprio quello che Mattei voleva sentirsi dire: aveva vinto contro la burocrazia. I cremonesi, da parte loro, superato il disagio temporaneo  constatato l'esito positivo dell'impresa, furono grati al disinvolto imprenditore. Interpellato da un giornalista in merito a questo modo troppo spigliato di usare i fondi dell'azienda, che in fin dei conti erano pubblici, allo scopo di corrompere i vari politici cui voti gli erano necessari, diede la famosa risposta: «Non capisco come si possa parlare di corruttela: per me i partiti e i politici sono tutti uguali. Sono come un taxi, ci salgo sopra, mi faccio portare dove intendo andare, pago e me me vado. Che c'è di illegale?».

L'episodio, che diede il nome al cosiddetto “metodo Mattei”, è noto come il “blitz di Cremona” ed è raccontato dall'amico di Mattei, Marcello Boldrini, che lui stesso aveva fatto insediare nel 1948 alla presidenza dell'Agip, carica che avrebbe ricoperto fino al 1963 ed in seguito sarebbe divenuto vicepresidente dell'Eni e consigliere personale dello stesso Mattei. Era stato proprio Boldrini ad introdurre Mattei nel circolo della sinistra cattolica di Milano per fargli conoscere persone importanti e influenti come Amintore Fanfani, Ezio Vanoni, Giuseppe Dossetti e tanti altri, che avrebbero più avanti sostenuto l’istituzione dell’ente statale degli idrocarburi. 

Un giorno – ricorda dunque Boldrini – il metanodotto arriva alle porte di quella città. Che fare? Un passo ufficiale presso il sindaco per chiedere il permesso di attraversamento? Bisognerà attendere la delibera del Consiglio comunale, l'ordinanza della prefettura, l'autorizzazione ministeriale...Ci vorranno mesi, se non anni”. Mattei aveva però a disposizione le “pattuglie volanti”, operai fedelissimi perlopiù ex partigiani, ii cui si fidava ciecamente. Trecento operai dunque si avvicinano nottetempo alla periferia della città “quasi si trattasse di un attacco militare, ma in realtà sono armati di pale e picconi. Silenziosamente lavorano tutta la notte. La città viene bisecata dagli scavi, l'indomani mattina i cremonesi stupefatti trovano montagne di terra ai lati delle strade. Accorre il sindaco trafelato e furioso. «Vi prego di scusarmi – replica Mattei – i miei uomini hanno commesso un imperdonabile errore di percorso. Ora darò gli ordini perchè i lavori vengano immediatamente sospesi». Ovviamente, come abbiamo visto, nessuno avrebbe voluto che la città rimanesse sventrata e bloccata, per cui il sindaco è costretto ad implorare: «Mettete i vostri tubi, ricoprite la trincea in giornata ed andate al diavolo!». Negli anni successivi con la stessa strategia Mattei fa interrare centinaia di chilometri di tubi, spesso a notte inoltrata, anche con l'escamotage di fare dei sopralluoghi del terreno. Il sindaco in questione, di cui le cronache cittadine non parlano, dovrebbe essere Ottorino Rizzi, eletto una prima volta nel 1948 e poi riconfermato nel giugno del 1951. 

La classe dirigente del dopoguerra si forma sulle montagne, dove i partigiani combattono il nazifascismo. Tra i partigiani «bianchi» c'è pure lui, il cattolico Mattei. Non è uno particolarmente bravo a sparare, raccontano le cronache, ma un eccellente organizzatore, questo sì. Così, il 28 aprile 1945, la Commissione centrale economica del C.L.N.A.I., presieduta da Cesare Merzagora, lo nomina commissario straordinario dell’AGIP per l’Italia settentrionale. L’incarico conferito a Mattei è di scarsissima importanza, “secondario e senza avvenire”, un tentativo di toglierlo dalla scena politica. Pochi giorni dopo il conferimento dell’incarico, infatti, il 18 maggio 1945, Marcello Soleri, ministro del Tesoro nel secondo governo Bonomi, comunica alla direzione dell’AGIP l’ordine di liquidare l’azienda, come chiedevano gli Usa, che avevano inondato l'Italia di denaro attraverso il piano Marshall e che in cambio volevano prendersi commesse e concessioni per le loro grandi imprese. E Mattei disubbidisce. In realtà avvia l’opera di sfoltimento, licenziando numerosi ricercatori e avvia trattative per la vendita degli impianti, con alcune compagnie americane ma, la rilevante cifra, 250 milioni, che queste subito offrono lo insospettiscono. Come lo insospettirono, le centinaia di richieste di permessi di ricerca, per zone adiacenti a quelle in cui l’AGIP aveva trovato metano. Questi elementi e le informazioni dei tecnici dell’AGIP convincono il Commissario a rinviare le trattative per la liquidazione dell’ente. A convincere l'ex partigiano Mattei è in realtà un repubblichino, Carlo Zanmatti, dirigente Agip durante la Repubblica di Salò. Zanmatti gli dice che il problema dell'Agip è uno solo: che cerca la cosa sbagliata. Sottoterra, in Italia, di petrolio ce n'è molto poco, mentre la pianura padana trabocca di metano. E che il metano, pur non facendo funzionare le automobile, può far funzionare le imprese. Senza dubbio gli studi effettuati dai tecnici dell’AGIP facevano sperare nel ritrovamento di interessanti giacimenti di idrocarburi nella Valle Padana ed in altre regioni italiane, pur tuttavia si conoscevano perfettamente le difficoltà della loro ricerca e il costo altissimo di quest’ultima.

Forse nemmeno a Mattei era chiara la vera potenzialità economica del metano; nella pianura Padana egli cerca e vuole scoprire il petrolio, il metano non fu che un ripiego. Il nuovo governo Parri annulla però le direttive del Soleri. Con l'aiuto delle banche Mattei può attivare la sua prima campagna di perforazioni nel centro di Caviaga, dove i tecnici sperano di trovare idrocarburi in quantità rilevanti; il primo pozzo è scarsamente produttivo. Nonostante questo Mattei, vuole continuare i lavori: “ordinai la prosecuzione delle perforazioni ed ebbi la soddisfazione di realizzare le splendide possibilità produttive di quel campo gassifero di Caviaga che fu il primo della fortunata serie di ritrovamenti nella Valle Padana”. Nel marzo del '46 dal pozzo 2 di Caviaga cominciano a uscire 50mila metri cubi di metano al giorno. Non abbastanza per convincere la politica a salvare l'Agip, ma sufficienti a prendere tempo. Dopo questi risultati positivi, il Consiglio dei Ministri mette a disposizione dell’AGIP una anticipazione di 600 milioni di lire. Con questi fondi Mattei può innovare le sonde di perforazione e le altre attrezzature necessarie per continuare la campagna di ricerca. Gli americani, però non mollano, e spingono affinché Mattei sia dimissionato, per poter usufruire delle ricerche di Agip ed estrarre a loro piacimento in Italia. Accompagnano le richieste con presunti dossier spionistici coi quali si insinuava il sospetto che Mattei fosse animato da simpatie social-comuniste forse maturate, si sosteneva, durante la Resistenza.

Mattei viene rimosso dal vertice di Agip, di cui diventa membro del Cda, e in cambio gli viene offerto un posto da parlamentare Dc alla consulta nazionale prima e in parlamento poi. Nel 1947 lo stesso Consiglio d’Amministrazione dell’AGIP, presieduto da Arnaldo Pedretti, approva la sospensione delle ricerche di idrocarburi in Italia; le ragioni addotte per giustificare tale decisione sono di ordine economico, tecnico e politico riconoscendo l'opportunità di abbandonare il campo delle ricerche all’iniziativa privata italiana e straniera, mettendo a disposizione il materiale di studio accumulato dall’azienda dello Stato.
L’azione di Mattei è oramai però destinata al fallimento, egli tenta l’unica iniziativa ancora percorribile: quella politica: si presenta alle elezioni del ’48 nella circoscrizione di Milano-Pavia. La sua elezione, non si può definire brillante, è il penultimo degli eletti. Ha raccolto però voti In particolare per Marcello Boldrini, amico di vecchia data, partigiano come lui, che l'aveva introdotto nei salotti milanesi. Dopo le elezioni Boldrini viene nominato presidente Agip e Mattei suo vice. Di fatto, torna lui al comando e pochi mesi dopo coglie il suo primo successo: a Ripalta nel cremasco, in seguito a prospezioni, viene scoperto un giacimento di gas naturale. Un inconsueto risultato per un ente che ufficialmente stava per essere liquidato, molto significativo nell'instaurato conflitto con le compagnie d'oltreoceano.  Si mette alacremente al lavoro per risolvere i due maggiori problemi dell’ente: l’incremento della ricerca degli idrocarburi in tutta la Valle Padana e la commercializzazione del metano che l’AGIP ha ritrovato e che non riesce a vendere.

Mattei affronta il primo problema arrivando un vasto piano di ricerche e ampliando e modernizzando l’intera attrezzatura mineraria dell’azienda. I risultati sono ancora una volta positivi, ora l’AGIP ha a disposizione più gas di quanto ne avrebbe potuto vendere, ma del petrolio ancora nessuna traccia.b
I gruppi privati, nella primavera del ’49 avviano una campagna di stampa contro l’azienda di Stato. Mattei però è preparato anche a questo ennesimo attacco, aveva in serbo una carta straordinaria: quella del petrolio. A Cortemaggiore la notte del 19 marzo di quell’anno, dal pozzo n.1 insieme al metano incomincia a sgorgare anche petrolio, un petrolio molto leggero e di grande qualità, ma in quantità modestissima, dieci tonnellate al giorno.
Mattei ha tenuta nascota la notizia per poterla sfruttare in tempi migliori. La comunica alla stampa la sera prima dell’apertura di un Convegno sul petrolio organizzato dalla Confindustria a Padova. Con una sola mossa Mattei riesce a neutralizzare un’accurata campagna di stampa preparata abilmente contro di lui.

Ogni italiano, la mattina di quel 13 giugno, si sente un pò più ricco, ma soprattutto si sente liberato da un senso di defraudazione che lo tormentava da lungo tempo. La scoperta del petrolio nel nostro paese aveva più importanza che in altre nazioni, perché l’Italia era stata da sempre privata di fonti d’energia, il fatto aveva provocato un pesante ritardo nello sviluppo industriale e un distacco incolmabile rispetto alle altre nazioni europee.
Constatato che il petrolio non voleva farsi trovare, Mattei convoglia tutte le sue energie per cercare di vendere quelle enormi quantità di metano che i suoi tecnici continuavano a trovare nella Pianura Padana.
Mattei fa elaborare un accurato piano per quantificare i potenziali consumatori del suo gas. Una volta conosciuti i probabili acquirenti, la loro posizione geografica e il consumo potenziale, da l’avvio alla costruzione dei metanodotti. Questa decisione avrebbe spaventato anche il più spregiudicato degli imprenditori.
La legge italiana non prevedeva l’obbligo del diritto di passaggio per i metanodotti, si doveva perciò trattare caso per caso con tutti i proprietari dei fondi attraversati, con gli enti pubblici: mesi e mesi di trattative esternamenti e dispendiose. Mattei non fa niente di tutto questo; prima posa le sue tubazioni poi tratta.

Le squadre della SNAM effettuavano i lavori, per la maggior parte, di notte; al mattino il lavoro era così avanzato da rendere inutili le proteste. L'escalation è impressionante. In pochi anni, l'Italia ha una rete di gasdotti tra le più estese del mondo. E' in questo tipico modo di operare che si inquadra “Il blitz di Cremona” destinato a diventare emblematico del “metodo Mattei”. L'escalation è impressionante. In pochi anni, l'Italia ha una rete di gasdotti tra le più estese del mondo. Anni dopo, Mattei si vanta di aver trasgredito ottomila ordinanze. Fin dal 1949 la SNAM collega le industrie del bergamasco con Caviaga, nel 1949 è completato il metanodotto Caviaga - Sesto San Giovanni - Milano. I lavori divengono frenetici negli anni cinquanta.
Il sistema di condotte della SNAM e dell’AGIP, che nel 1949 hanno uno sviluppo di 257 chilometri e un diametro di 96 mm., passano in ciascuno degli anni successivi a 373 Km. e 121 mm.; a 706 Km. e 135,5 mm.; a 1268 Km. a 179 mm.; a 2064 Km. a 179 mm..
Negli stessi anni sono trasportati, rispettivamente, 20 milioni, 104 milioni, 306 milioni, 780 milioni, 1 miliardo e 200 milioni di metri cubi di metano,
Alla fine del 1952 sono approvvigionati di gas naturale le città di: Milano, Pavia, Novara, Varese, Bergamo, Lecco, Cremona, Brescia, Parma, Reggio Emilia, Torino, Verona, Mantova, Vicenza, Modena, Bologna e numerosi centri minori. Costruendo per primo i metanodotti Mattei escluse per sempre la concorrenza delle altre società e ci assicura notevoli mezzi finanziari che gli sono assai utili per potenziare l’AGIP, ponendo così di fatto le fondamenta per la nascita dell’E.N.I.

Fabrizio Loffi


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commenti


Mario Pedrini

15 agosto 2021 14:15

Non so se funzionerebbe ancora, ma avremmo bisogno di tanti Mattei in diversi settori.