Il viale Po è come un nobile decaduto: le foto dei lettori ne testimoniano l’inesorabile declino. Serve un progetto completo per contrastare il degrado
L’ultima segnalazione arriva da una lettrice, che non esita a definirsi "imbufalita". Ci ha mandato delle foto, che suscitano riflessioni amare e che ritraggono sacchi di rifiuti (che lei giustamente definisce tout court "uno schifo") abbandonati accanto ad una pensilina del viale Po, all'altezza dell'intersezione con via Fulcheria. E non sarebbe la prima volta. Ad ingrandire le immagini pervenute, scorgiamo abiti dismessi (che sia un’inammissibile conseguenza della disattivazione del servizio di raccolta della Caritas, avvenuta sulla base di un regolamento europeo, al principio di Agosto? No, è maleducazione pura e semplice), carta (ce ne domandiamo la ragione, dal momento che è possibile differenziarla) ed immondizia varia più difficilmente identificabile. Il quadretto è completato, sul lato opposto, da un corollario frequente, squalificante, ma purtroppo pressoché onnipresente: un grazioso sacchettino di plastica azzurra, annodato con cura e contenente escrementi verosimilmente canini. Così, tanto per non farsi mancare niente. È lampante: l’educazione ed il rispetto non riescono a stare al passo con il progresso inarrestabile della tecnologia. Più avanti, in prossimità di via della ceramica, di fianco ad un’altra tettoia per l’attesa del bus, ci si trova a tu per tu con un grosso buco nel terreno, prontamente circoscritto ed indicato con del nastro bianco e rosso ed un birillo segnaletico dai due giovani agenti della polizia locale, che hanno effettuato il tempestivo sopralluogo, nei giorni scorsi. In questo caso, la responsabilità, non è di nessuno, però, com’è acciaccato il nostro caro, vecchio viale Po, che dovrebbe rappresentare il tappeto rosso che accompagna nel centro di Cremona e che invece sembra un nobile anziano e decaduto, che si sorregge a malapena sul bastone e che accumula botte, lividi, piccoli e grandi sfregi, che rischiano di diventare cicatrici datate. Per esempio, più oltre - ormai è storia -, ci s’imbatte nella balaustra ottocentesca, sotto la quale scorre il Morbasco: transennata da tre anni, appare tuttora moribonda per il crollo di un albero, verificatosi, appunto, nel lontano 2022, eppure la poveretta non smette di sperare e di combattere tra la vita e la morte, in virtù dei fondi finalmente sbloccati, che le promettono un restauro imminente. Ed ecco il gran finale: il famoso totem della discordia, tracotante al punto da fare ombra al Torrazzo, l'unico, vero, impareggiabile simbolo di Cremona ed ancora, ça va sans dire, la fontana secca di piazza Cadorna, un evidente ossimoro, un nonsenso bello e buono. Contro la torre di metallo che crede di poter competere con il campanile più alto d’Europa, in passato, venne persino organizzata una petizione sfociata nel più rigoroso nulla. Nei riguardi della struttura, su CremonaSera, si è pronunciato pure il professor Vincenzo Montuori, il quale la giudica senza appello “Un pugno nell’occhio” (leggi qui). Non meno critico sull’altra questione, Montuori - come i tanti residenti che documentano i segnali del declino con la fotocamera dei loro smartphone - rimpiange i gloriosi tempi che furono e pone un interrogativo ovvio: “Ho visto zampillare meravigliosi getti d’acqua a Marrakech e a Siviglia: perché qui no?”. Non va naturalmente dimenticato, agli antipodi, il cantiere al largo Fabio Moreni, dov’è stata appena ripristinata la viabilità. Svariati concittadini si augurano che l’aiuola centrale non torni ad essere spoglia, coperta di sassi, ma neppure che, se piantumata, venga abbandonata a se stessa come quelle sul lungofiume, ridenti ad inizio stagione, irriconoscibili a distanza di un mese, trasformatesi in una micro foresta adesso. Si potrà forse obiettare che sono stati affastellati elementi disparati, ascrivibili all’inciviltà, all’incuria, al gusto estetico personale, alla casualità, alla mancanza di finanziamenti o al loro reperimento tardivo, persino allo stop determinato dalle ferie estive. È il materiale raccolto ad essere eterogeneo, eppure il denominatore comune c’è, lo si vede e non va spiegato. Probabilmente, basterà attendere il post Ferragosto per apprezzare qualche intervento di manutenzione, ma un turista, un visitatore non stanno ad aspettare, a fare distinzioni, ad ipotizzare motivazioni, a cercare giustificazioni: guardano l’insieme che, ad oggi, per molti versi, stona con la “Città della Musica”, con un capoluogo di provincia rinomato per l’arte, per la cultura e noto a livello internazionale per la tradizione liutaria, riconosciuta dall’U.N.E.S.C.O. come patrimonio immateriale dell’umanità, nel 2012.
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commenti
Giuseppe F.
18 agosto 2025 08:46
Sarebbe bello che le auto non potessero più parcheggiare sul viale Po fra via Tognazzi e via dei Navaroli, al massimo solo i residenti autorizzati. Oggi è un vero squallore! E che dire delle pozzanghere-laghi che si formano quando piove?