Erbacce e alberi stanno rovinando il Torrione di via Ghinaglia, ultimo resto dell'imprendibile castello
Ancora erbacce e piante nel Torrione di via Ghinaglia. Cremona non ama le sue mura. Da sempre. Altrimenti non avrebbe sacrificato l'imponente struttura difensiva che la circondava ma l'avrebbe conservata e valorizzata come accaduto ad altre città. Purtroppo anche quel poco che resta è sporco (pensiamo al balurado Caracena di porta Mosa, leggi qui), mal tenuto e a rischio (come la parte di mura su via Pedone). Eppure l'effetto positivo della restaurata "piattaforma Biglieme" dell'ex Snum (leggi qui) dovrebbe portare a un cambio di passo, a un recupero e a un percorso tra le vecchie mura, come accade nelle altre città fortificate.
Ieri la segnalazione della situazione al torrione di via Ghinaglia è arrivata da un professionista nel campo delle costruzioni. "Un delitto lasciarlo così - ci ha detto - erbe e piante la fanno da padrone e le radici degli alberi più grandi stanno frantumando le antiche pietre. E' quel che resta del vecchio castello. L'ultima testimonianza. Perchè lasciarla decadere così?". La domanda è ovviamente rivolta al Comune ma anche alla Soprintendenza quale organismo di tutela. Spesso sono le associazione di volontariato che negli anni scorsi hanno cercato di togliere erbacce dal torrione ma ora è necessario un intervento molto più deciso impedendo la vegetazione tra le pietre.
Il torrione di via Ghinaglia è il solitario resto dell'antico castello culmine delle imponenti mura che abbracciavano Cremona. Il castello venne costruito per volontà di Bernardo Visconti a partire dal 1370 per ragioni difensive in un'area un tempo occupata dal Po che i benedettini avevano bonificato per realizzarvi il monastero e la chiesa di Santa Croce. Vennero abbattuti insieme ad altri edifici (tra cui l'ospedale dei Santi Simone e Giuda). Nacque così un fortilizio difensivo straordinario che dopo il matrimonio di Bianca Maria Visconti e Francesco Sforza venne in parte ingentilito a residenza signorile. Da qui passarono tutti i grandi e i potenti dell'epoca: Estensi, Angioini, Aragonesi, persino Lorenzo il Magnifico. E qui si formò Lodovico il Moro. Nel XVI secolo nuovo intervento per adeguare le difese alle nuove armi da fuoco. I veneziani abbassrono poi le quattro torri e tolsero il fossato. I francesi poi costruirono due nuove torri (1520) di cui una è quella che rischiamo adesso di perdere in via Ghinaglia. Gli austriaci nel Settecento lo vendettero ai Magio con l'obbligo della demolizione. Una volta demolito, nel 1866 lo Stato italiano lo ricomprò come zona di passeggio: ci fu una pista per le corse dei cavalli, un'area per il tiro al piccione, spettacoli del circo come quello del leggendario Buffalo Bill che qui si esibì. Poi l'acquisto da parte del Comune che realizzò un quartiere residenziale lasciando però a vista il torrione a ricordo dell'imprendibile castello. Lasciare così quel piccolo ricordo di un castello imprendibile è davvero un peccato.
Fotoservizio di Gianpaolo Guarneri (Fotostudio B12)
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commenti
Elio Conzadori
16 agosto 2022 08:21
È veramente triste, altre città investono su quanto resta loro delle antiche mura, Cremona le abbandona
Roberto
16 agosto 2022 13:17
Concordo pienamente, viviamo l’assurdo. Non è politica è l’indole dei cremonesi visto che sono decenni che il torrione sta lì così. Manca totalmente la consapevolezza della città è un po’ di grandeur
Dirce
16 agosto 2022 13:49
Investire su quattro pietre dal valore storico quasi uguale a nulla? Meglio preservare qualcosa di più sostanzioso
harry
16 agosto 2022 10:54
Si potrebbe partecipare all'evento: "Torrione fiorito".