Ex Polveriera di Picenengo, il Comune risponde a Legambiente: "Tagliate piante già al suolo o spezzate a causa dei temporali estivi degli ultimi anni"

L'agronomo Gabriele Panena per il Consorzio Forestale Padano e l'assessore Luca Zanacchi per il Comune di Cremona, rispondono all'attacco di Legambiente riguardo al taglio degli alberi nell'ex Polveriera di Picenengo (leggi qui l'articolo)

L’incontro riportato nel comunicato stampa del circolo cittadino di Legambiente pubblicato nei giorni scorsi si è svolto giovedì 2 novembre. È stata la sede in cui, ai rappresentanti di alcune associazioni ambientaliste, sono stati illustrati gli interventi di manutenzione operati dal Consorzio Forestale nel mese di ottobre 2023. 

Che nell’ambito di un incontro, peraltro organizzato proprio per dare spazio a considerazioni alternative, ci si possa confondere sul perimetro del Plis, dato che di norma corre sulla scarpata del Morbasco, ci può anche stare, soprattutto se in “quel momento” diventa difficile verificarne il disegno, peraltro anche da parte del rappresentante di Legambiente che era presente all’incontro. Diverso invece è dipingere l’operato delle Amministrazioni che si sono succedute a Cremona come incapaci di produrre un documento senza il quale, sembra di capire, non esista progettualità, né strategia e nemmeno azione. Eppure, come fa Legambiente a non vedere quanto si è realizzato nel PLIS negli ultimi 20 anni? Solo alcuni esempi: Bosco delle Colonie Padane, Bosco di Gerre de Caprioli, Bosco di Stagno lombardo, Bosco di San Daniele Po, Zone umide sempre alle Colonie Padane con ben due progetti a distanza di un decennio, e senza voler richiamare le iniziative culturali sviluppate in questi anni come il CamminaForeste o il Biobliz. Se questo sembra disinteresse speriamo possa continuare ancora per tanti anni.

Al termine dell’incontro non si sono riscontrate criticità che potessero presupporre particolari prese di posizione come quelle lette nei giorni scorsi su alcuni quotidiani on-line. L’incontro si è svolto in un clima disteso e di condivisione degli elementi tecnici relativi agli interventi operati. 

Ma veniamo alla ex Polveriera. 

In origine la polveriera come arredo verde aveva quasi solo pioppi clonali, da pioppeto, sottoposti a periodiche capitozzature sin quando il sito è rimasto in funzione, utilizzato dai militari. Oggi i pioppi sono vetusti con i classici problemi di stabilità che piante di questo tipo e gestite in tal modo presentano. Il resto della vegetazione è invece di origine spontanea con l’affermazione delle tipiche specie degli ambienti periurbani. In gran parte specie alloctone, che tuttavia non incidono sugli aspetti paesaggistici e scenografici. 

L’intervento eseguito, finanziato e autorizzato da Regione Lombardia, si è concentrato sui pioppi in prossimità dell’ingresso, su robinie, ailanti e gelsi, nella stragrande maggioranza dei casi già al suolo o spezzati (un centinaio in tutto) a causa dei fortunali estivi degli ultimi anni, come hanno dato conto, più volte, gli organi di informazione locali con tanto di foto e video. Oltre la metà peraltro erano giovani piante spezzate a seguito della caduta dell’albero vetusto che si trovava a lato. Inoltre, l’intervento aveva ed ha la funzione di consentire una fruizione migliore, ma rispettosa dell’ambiente, che permettesse ai cittadini cremonesi di conoscere ed apprezzare quel luogo, la Polveriera, e questo perché, riteniamo sia il primo passo da intraprendere, per tutelare, anche culturalmente, un ambiente. 

L’intervento eseguito infatti si è concentrato sull’anello di percorrenza interno, e sui confini con la società sportiva Stradivari e la ciclabile.  Sino ad oggi la Polveriera era un bosco del tutto sconosciuto alla maggior parte delle persone, ad esclusione di qualche naturalista superattreato, eppure già qualche anno fa, nell’ambito di un progetto Cariplo promosso dal Comune, l’anello centrale era stato aperto al pubblico, con un intervento sicuramente meno invasivo in quanto non si erano ancora verificati gli schianti delle ultime due estati, ma che comunque lasciava comprendere le intenzioni dell’Amministrazione comunale in termini di fruizione, intervento che peraltro non aveva destato nessuna contrarietà in ambito associazionistico.

Per quanto riguarda il Consorzio Forestale Padano, inoltre, esso non utilizza “ruspe”, ma personale formato e preparato con attrezzature specializzate per questi interventi, non a caso ha realizzato tutti gli interventi citati in precedenza nel Plis, e proprio per queste ragioni è chiamato ricorrentemente ad eseguire interventi forestali e ambientali, da comuni, provincie e parchi, e al suo attivo, ad oggi, può vantare più di 2.000 ettari di realizzazioni in ambito forestale.                  

Infine, il programma pluriennale degli interventi (PPI), documento strategico per un PLIS, esiste ed è stato approvato nel corso del 2019 (DCC 14/2019), poi successivamente integrato a seguito dell’ingresso di altri due comuni nel Parco: San Daniele Po e Pieve d’Olmi. Un peccato veniale, ma anche a Legambiente ogni tanto sfugge qualche cosa. 

Per concludere un invito alla cittadinanza perché prenda visione di questo ambiente, con le dovute cautele come per qualsiasi ambiente naturale, così vicino a casa e così sconosciuto, nella certezza che, già nel volgere di pochi mesi, esso potrà manifestare tutta la sua rinnovata bellezza. D’altronde, proprio Legambiente nel 2009 nel “Dossier PLIS – Identikit di un fenomeno lombardo”: “se si potessero riassumere in tre parole le caratteristiche di un Parco Locale esse sarebbero volontarietà, fruibilità, flessibilità. Fruibilità in quanto i Parchi Locali nascono come aree di svago e luoghi aperti alla cittadinanza”.