19 ottobre 2022

Giorgio Borghetti, il sindaco-pittore di Voltido. Nei quadri di grandi dimensioni l'amore per la sua gente e la sua piccola comunità (330 abitanti)

Belle le sue opere. Sono in vendita?”, gli chiede un'anziana di uno dei gruppi domenicali. “Signora, dipingo per me stesso. Le considero, se non proprio dei figli, figliocci”, risponde lui. I numerosi visitatori che, nell'ambito delle Giornate Fai d'autunno, hanno potuto ammirare Palazzo Tinti Pallavicino Clavello, sede della Provincia e della Prefettura di Cremona, si sono imbattuti, nella cosiddetta Sala del pre-consiglio, in una gradita sorpresa: la mostra, 'Sguardi d'arte', dei quadri di Giorgio Borghetti, 69 anni,ingegnere in pensione, dal 2019 sindaco di Voltido.
L'idea dell'esposizione è stata del presidente dell'amministrazione provinciale, Paolo Mirko Signoroni. Era venuto a Voltido per un sopralluogo sulle condizioni dello storico ponte sul canale Delmona e ne abbiamo parlato”, spiega Borghetti. “Sin da piccolo ho avuto una passione per i colori e non ho mai smesso di coltivarla. Sono anche andato a scuola di pittura”.
Ha lavorato tra Milano e Roma, senza però mai dimenticare il suo piccolo paese (330 abitanti) tanto da tornarvi ogni week end. E sono questa terra, questa campagna, con i suoi angoli nascosti e suggestivi, i temi più ricorrenti dei dipinti. Borghetti è profondamente innamorato della piccola comunità, del territorio in cui è nato e cresciuto, e lo si percepisce immediatamente nella sua arte. Un altro elemento fondamentale è quello del tempo, i ritmi e i suoni delle stagioni.
Ho ritratto lo stesso soggetto - una cascina in rovina, una chiesa, un campo - come si presentano nei diversi periodi dell'anno, d'inverno o in primavera, con la magia della neve o avvolti nella nebbia”. Non mancano gli animali, dal pavone alle anitre del Delmona (disegnato, come fosse un grande lago, anche durante una piena). “E il mio gatto, che non c'è più”. Tra tanti paesaggi, uno solo il ritratto esposto, quello del padre di Borghetti, Erminio, mungitore diventato contadino. “Mi piace molto perché rappresenta il tramonto della vita”. Non mancano i fiori, soprattutto il girasole. “Gli ho dedicato una cinquantina delle mie opere. Germoglia tra maggio e giugno, uno spettacolo. Quando ho cominciato a ritrarlo, non mi sono fermato più per qualche mese”. Sullo sfondo, in un modo o nell'altro, ci sono Voltido, Recorfano e le altre frazioni. Sempre tranne in un caso: “Uno scorcio del Po a Motta Baluffi”.
La maggior parte dei quadri, principalmente olio su tela, sono caratterizzati dalle grandi dimensioni. “Ho questa mania, voglio cose che si impongano, non la miniatura. Utilizzo molto le tonalità dal giallo al blu”. Il dipinto che esce dalle sue mani “dev'essere luminoso e trasmettere un senso di pace, di armonia. Mentre coloro mi rilasso. Lo facevo, la sera, anche quando lavoravo, per dimenticare le pressioni, i problemi e tutto il resto”.
Una ventina i suoi 'figliocci' della rassegna in Provincia, ma circa cinquecento quelli, nell'arco di 40 anni, della sua sterminata produzione. “Trecento, molti dei quali accatastati in casa, fanno parte della mia collezione; gli altri 200 li ho regalati. Ho riprodotto anche alcuni dei capolavori di Caravaggio e Michelangelo”. Borghetti non hai mai posato il pennello e la tavolozza dei colori. Mai tranne gli ultimi tre anni. “L'impegno in Comune mi assorbe troppo”.
Un gruppo di visitatori delle Giornate Fai se ne va, ne arriva un altro. Borghetti lo accoglie presentando la sua 'personale'. Sul grande tavolo al centro della sala, alcuni dei suoi libri, compreso 'Prima del sabato', che ha per protagonista l'amatissima mamma, Maria, deceduta lo scorso marzo all'età di 97 anni. Già, perché il sindaco-pittore che ha rinunciato al compenso di primo cittadino, l'appassionato di arte e storia locale, è anche un sindaco-scrittore.
 
 

 

Gilberto Bazoli


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