17 novembre 2023

I dati del telefono cellulare di Lassoued portano a indagare sui rapporti "cremonesi" del terrorista. Il vecchio filo islamico che lega Cremona-Bruxelles-Bologna e altro

Sono stati i dati del telefono cellulare a portare gli uomini dell'intelligence sulle tracce cremonesi di Abdelsalem Lassoued: il terrorista islamista che a Bruxelles ha fatto fuoco su due turisti svedesi; uccidendoli. La complessa vicenda investigativa che ruota attorno alla figura di questo tunisino affiliato al gruppo di Ansar Al Sharia, presenta ancora lati oscuri; difficili da dipanare. A partire proprio dal suo 'tracciamento' recente nel territorio cremonese. Sembra oramai chiaro che il nome di Lassoued non fosse conosciuto agli organi inquirenti locali, nonostante nel 2016 i nostri servizi segreti ne avessero segnalato la sua radicalizzazione religiosa. Una sorta di fantasma. Fonti investigative fanno sapere, in via confidenziale, che da un momento all'altro potrebbe arrivare una delega dai magistrati per approfondire i contatti di Abdelsalem.

Quello che sembra comunque certo è che l'intelligence con il supporto dell'antiterrorismo abbia già operato per valutare la reale portata degli appoggi  goduti in Lombardia dall'uomo. Ciò che interessa è chiarire se i suoi comportamenti e dei suoi presunti fiancheggiatori avessero come scopo primario atti di eversione e di terrosimo internazionale. Se così non fosse l'indagine potrebbe spostarsi localmente e seguire tracce legate allo spaccio di sostanze stupefacenti o allo sfruttamento della prostituzione. Certo è che il monitoraggio di personaggi o di fenomeni eversivi. si è fatto oltremodo complicato. I vecchi punti fisici di aggregazione come erano stati la moschea di via Massarotti o alcune macellerie islamiche nel casalasco, tra gli ultimi anni Novanta e tutti i primi anni del Duemila, sono venuti a mancare. L'accelerazione nell'utilizzo dei dispositivi digitali ha ulteriormente complicato la mappatura di idee e persone facenti riferimento all' 'islamismo jhiadaista. 

Resta il fatto che la vicenda di Abdelsalem è quasi sovrapponibile a quelle che sono passate proprio da Cremona. Proprio a partire dai collegamenti e dagli spostamenti del terrorista. Già a metà degli anni Novanta nel corso dell'operazione 'Al Shahia' gli inquirenti della DIGOS di Milano avevano ricostruito la filiera del terrore che partendo da Cremona arrivava a personaggi residente in Belgio e in Svezia: luoghi dove è passato l'omicida di Bruxelles. Non solo.  Nel 2001 , qualche mese prima dell'attentato a New York, si muovono proprio nella provincia cremonese,i magistrati di Bologna. Sono alla caccia di personaggi legati a gruppi estremisti del capoluogo emiliano che avevano contatti certi con uomini  residenti tra Cremona e Crema. Bologna è stata un'altra città dove Abdelsalem ha vissuto per qualche tempo. Anche qui, c'era il filo rosso,  sia dell'attività eversiva sia dello spaccio della droga: metodo utilizzato per l'autofinanziamento.L'intreccio tra detenzione di sostanze stupefacenti e un'intesa attività di logistica e indottrinamento è risultato palese in molte inchieste.  A partire da quelle su Zouaoui Chokri, un altro tunisino per anni residente in via Carlo Vittori. Poi finito a San Vittore a Milano proprio per reati di droga. In contatto con un altro tunisino Tached Ayati che risulterà essere uno spacciatore di droga per 'aiutare' i fratelli mujahiddin nelle aree di conflitto mediorentale. Sarà proprio Chokri, a svelare all'allora pm meneghino Stefano Dambruoso l'intenzione da parte del gruppo di Cremona di compiere un gigantesco attentato dinamitardo al Duomo. E un altro, contestuale alla fermata della metropolitana milanese: nella stazione Duomo. Anche Chokri, guarda caso, era arrivato in Italia con uno sbarco clandestino a Lampedusa come Lassoued; fermandosi poi a Cremona.

Tante piste e tanti intrecci tra vecchi e nuovi esponenti della Jihad islamica nella pianura padana che saranno ripassati sotto le lenti degli inquirenti. 

Luca Poli


© RIPRODUZIONE RISERVATA




commenti